Roma, 5 giugno 2020 – “Negli ultimi sette anni sono stati fatti enormi progressi nell’ambito della ricerca sulla sclerosi multipla, che si sono tradotti in risultati concreti e in terapie che ormai possiamo considerare numerose, perché oggi abbiamo veramente diversi farmaci a disposizione con i quali possiamo trattare le persone con sclerosi multipla. Ma rimangono ancora due problemi aperti: il primo è quello di individuare la causa della malattia, perché abbiamo tutta una serie di terapie che riescono ad avere sulla sclerosi multipla un buono o discreto controllo, ma se poi quella terapia la si smette ovviamente la malattia riprende. Le persone con SM sono quindi costrette a prendere questi farmaci per tutta la vita e questo a lungo andare non è piacevole”.
Così Marco Salvetti, direttore del Centro di Neurologia e terapie sperimentali dell’Università Sapienza di Roma e membro del Comitato scientifico della FISM (Fondazione dell’Associazione italiana Sclerosi Multipla), interpellato dall’agenzia Dire sullo stato della ricerca sulla sclerosi multipla, in occasione della settimana nazionale in corso dedicata alla malattia (in programma fino a domenica).
“Il secondo problema – ha proseguito Salvetti – è dare risposte alle persone che hanno una malattia in fase avanzata o progressiva, perché le terapie a disposizione sono tutte fondamentalmente preventive e noi dobbiamo darle prima che insorga la disabilita o un danno neurologico che non è reversibile. Però ormai ci sono tante persone che questo danno neurologico lo hanno subito oppure sono entrate in una fase di lenta progressione della malattia. E a queste persone dobbiamo dare risposte, perché per loro non ci sono cure. Anche se recentemente alcuni farmaci stanno iniziando a mostrare una leggera efficacia, sicuramente non sono ancora la risposta che le persone con forme progressive di sclerosi multipla attendono”.
In questo ambito, ha quindi ricordato l’esperto, ci sono iniziative “molto importanti di coordinamento mondiale nella ricerca, fondamentalmente capitanate e coordinate dall’AISM insieme alle associazioni di Stati Uniti, Regno Unito e Canada, a cui si sono via via unite anche tutte le altre nazioni per cercare di focalizzare la ricerca e di finanziare grandi progetti che possano portare a qualche cura che fermi la progressione della malattia o addirittura, nella migliore delle ipotesi, anche cercare di far tornare indietro il danno che ormai si è generato”.
Intanto oggi l’AISM ha organizzato un live webcast proprio sulla sclerosi multipla e la ricerca scientifica. Un tema molto importante che è stato toccato – ha fatto sapere Salvetti – è stato quello della trasversalità della ricerca. Lo abbiamo visto con questa pandemia: aver generato molto presto dei dati, grazie al coordinamento che c’è tra i centri dell’AISM e tra tutti i centri di sclerosi multipla italiani ha permesso di fornire in tempi molto rapidi i dati alla comunità scientifica e a quella dei pazienti sugli eventuali rischi delle terapie. Fare ricerca trasversale tra diverse malattie implica una rivoluzione non solo nella mentalità dei ricercatori ma anche in quella di chi finanzia la ricerca o raccoglie fondi per la ricerca su una malattia, perché deve essere pronto eventualmente ad investire anche su un’altra malattia o su altre malattie – ha concluso – nel caso in cui si intravedano delle sinergie”.