Il 16 dicembre blocco di 4 ore ad inizio di ogni turno lavorativo. Il ricorso allo sciopero è l’ennesimo tentativo di richiamare l’attenzione su una sanità italiana gravemente ammalata, a nome di chi ci lavora quotidianamente, ma anche e soprattutto di chi deve essere curato
Roma, 15 dicembre 2016 – Il 16 dicembre gli Anestesisti Rianimatori e i Medici dell’Emergenza e dell’Area Critica, astenendosi dal lavoro nelle prime quattro ore di ogni turno di servizio, dimostreranno che senza di loro si fermano tutte le funzioni vitali degli Ospedali, in sala operatoria, nei punti nascita, e non solo.
Una decisione maturata e sofferta, presa – nelle attuali condizioni di grave disagio politico e istituzionale in cui versa il nostro Paese – tutt’altro che a cuor leggero, dopo mesi di richieste insoddisfatte e di false promesse sul rinnovo contrattuale, sulle assunzioni in sanità, su soluzioni per risolvere il precariato e il caporalato. Basta alle scelte governative che continuano ad imporre “lacrime e sangue” a tutto il personale del SSN e ai cittadini per tappare le falle create dalle politiche scriteriate dei tagli.
A differenza di un’astensione dal lavoro di un’intera giornata, questa modalità di protesta consentirà di salvaguardare, nelle fasce orarie non ricomprese nello sciopero, oltre che tutte le attività assistenziali previste dalle vigenti normative a garanzia dei servizi sanitari minimi ed essenziali, anche tutte quelle, di minor urgenza clinica ma non di minor importanza sociale, dedicate ai pazienti fragili (oncologici, anziani, bambini, etc.).
Questa scelta è stata adottata unicamente per senso di responsabilità verso i cittadini, quello stesso senso di responsabilità che invece non pare appartenere ad una certa politica, nonostante proprio in questi giorni se ne faccia bandiera.
Ci preme manifestare a tutti i cittadini il nostro dispiacere per quei disagi che il nostro sciopero comunque arrecherà – sottolinea l’AAROI-EMAC – ma siamo costretti a dare questo segnale anche per reclamare il loro diritto alla qualità e alla sicurezza delle cure.
A nulla sono valse altre forme di protesta, attuate con l’invio di documenti, analisi, proposte, richieste di incontri per affrontare seriamente i problemi che stritolano gli ospedali italiani. Il ricorso allo sciopero è l’ennesimo tentativo di richiamare l’attenzione su una sanità italiana gravemente ammalata, a nome di chi ci lavora quotidianamente, ma anche e soprattutto di chi deve essere curato.
Oltre alle motivazioni di ordine generale, vogliamo ricordare, tra le altre, alcune specifiche rivendicazioni contro le incredibili situazioni che continuano ad aggiungere rischi su rischi soprattutto per i pazienti, oltre che per i medici “di prima linea” come quelli da noi rappresentati: la graduale (e illegale) sostituzione della guardia anestesiologica h24 con un anestesista “reperibile” da casa, il ricorso (anche questo illegale) sempre più diffuso al caporalato delle cooperative, lo sfruttamento dei medici precari e degli specializzandi, attività multiple sempre più spesso addossate ad un unico medico, costretto al rischio di trascurare un paziente grave per poter garantire le cure ad uno più grave. Per i decisori politici delle sorti del SSN ogni trucco è buono per nascondere i problemi sotto eterne promesse di volerli risolvere, che ad ogni ripresa di confronto istituzionale si rivelano ogni volta più rassicuranti e più false.
Non ci stiamo a continuare a far da capri espiatori per situazioni di malessere e di rischio conseguenti a scelte di politica sanitaria scriteriate, di cui i Medici, insieme ai Cittadini, sono soltanto vittime.
fonte: ufficio stampa