Daniela Liguori, una paziente psichiatrica, ha bruciato viva la figlioletta di pochi mesi. Come è possibile tale orrore? Come è possibile essere così crudeli?
A Benevento nel 2005 un paziente si rese protagonista di un triplice omicidio (nonna, madre e sorella). Sempre nella stessa Provincia, l’inizio del mese di aprile 2010 è segnato da un parricidio a Fragneto Monforte: l’assassino è D’Agostino Vincenzo, invalido civile per gravi problemi neuropsichiatrici.
Dopo venti anni di attività in psichiatria sono ancora stupito e spaventato dalla follia. Ho visto giovani suicidarsi, altri cavarsi gli occhi, altri ancora mutilarsi i genitali.
Dico subito che Franco Basaglia, il padre della Legge 180/79 che ha chiuso i manicomi, non apparteneva all’antipsichiatria. In un suo famoso testo (Lezioni Brasiliane, una raccolta di conferenze che svolgeva in tutto il mondo) ribadiva che:
- la follia esiste e non è una invenzione del Potere per schiacciare e rinchiudere gli emarginati;
- la follia è diversità (tutti i malati sono straordinari ovvero fuori dall’ordinario);
- la follia è paura della diversità (anche colui che teme i folli e vuole rinchiuderli, in qualche modo è dominato dall’irrazionale).
Ciò che il grande psichiatra, direttore del Manicomio di Trieste, per questioni di opportunità politica sanitaria, non ha mai sottolineato è che la follia è pericolosa per sé e per gli altri. Questa evidenza era talmente radicata nella coscienza comune che il codice penale Rocco, sin dal 1930, riteneva sufficiente un attestato medico ed una ordinanza del P.M. del Tribunale per la restrizione a vita. Anche Vittorino Andreoli nel suo testo “I miei matti” condivide l’opinione della pericolosità dei pazienti psichiatrici. A differenza dei detrattori della Legge 180, afferma che non è più necessario il Manicomio ma è sufficiente la “potente” terapia farmacologica. Andreoli parla addirittura di “contenzione chimica”. In effetti la scoperta dei neurolettici intorno agli anni 50 ha dimostrato l’efficacia della terapia medica sui sintomi psicotici e soprattutto sulla violenza e gli acting.out. Secondo Andreoli fin quando si assumono psicofarmaci non si può essere pericolosi. Il problema nasce quando si smette di assumere i farmaci.
Chi scrive, più volte è stato aggredito durante l’esecuzione di Trattamenti Sanitari Obbligatori da pazienti in fase di scompenso. L’agitazione di questi sofferenti a volte è talmente intensa che la Legge 180 prevede la contenzione anche attraverso il coinvolgimento della Polizia Municipale tramite una ordinanza del Sindaco. Franco Basaglia era perfettamente consapevole che la chiusura dei Manicomi poteva essere realizzata solo attraverso la creazione di un ventaglio di strutture residenziali e semiresidenziali per la somministrazione della terapia (RSA, SIR, Centri diurni, day hospital, centri di riabilitazione, etc.). Il sofferente psichico deve essere trattato con psicofarmaci. Nei gruppi AMA, fondati dallo scrivente insieme all’associazione ASPIT, viene sottolineata continuamente dagli stessi pazienti l’importanza dell’assunzione volontaria della terapia.
Di seguito vi propongo la testimonianza di Corrado, un malato che frequenta da anni il gruppo AMA di Pezza Piana a Benevento. Racconta di essere stato addirittura legato dai congiunti e di aver subìto numerosi TSO. Adesso, grazie alla somministrazione coatta di farmaci, sta bene, è consapevole dell’importanza della terapia e sottolinea la propria disponibilità ad aiutare altri sofferenti ad intraprendere un cammino comune. Ciò nasce dalla consapevolezza che solo attraverso il coinvolgimento ed il senso di responsabilità di tutti si può affrontare una crisi psicotica.
LA TESTIMONIANZA
“Sentivo dentro le voci, vere, vive, forti, reali”
Il mio è un caso come tanti. Ero un ragazzo vivace, sveglio, attivo, intelligente. Fin quando la mattina del 2 dicembre 1999 mi successe qualcosa che non riesco a spiegare né a me, né agli altri. Conobbi la Follia. Una follia non come quella che nasce quando qualcuno ti fa un torto o quando non riesci a realizzare le tue ambizioni, ma quella che nasce dall’inconscio, dall’elaborazione della psiche. Mi agitai forte. Sentivo l’eccitazione alle stelle. Mi guardavo intorno e vedevo tutto uno schifo. Stavo sul posto di lavoro. Premetto che nessuno mi aveva fatto del male. Iniziai improvvisamente ad avvertire dei “comandi”, delle imposizioni di voci. Oggi direi che provenivano dall’esterno, ma allora le sentivo dentro vere, vive, forti, reali. Era la Madonna, il capofficina, Indro Montanelli, Claudio Baglioni, padre Pio che mi parlavano. Non ero più io. Erano queste “voci” che avevano preso possesso della mia persona.
Fatto sta che, per come mi hanno detto, combinai un casino; a qualcuno lo picchiai, ad altri li minacciai, per non dire delle cose che ruppi. L’unica cosa che ricordo è che sentivo il cuore scoppiare da un momento all’altro e una “successione” talmente rapida dei pensieri da farmi sentire come travolto da un turbine. La situazione durò due-tre ore finché non svenni, ma intanto già avevano chiamato l’ambulanza per portarmi in ospedale.
Da allora la mia vita è cambiata (non so se in bene o in male), ma per quel che mi riguarda mi sento un altro uomo. Da quel ricovero uscii apatico, frastornato, confuso, disorientato, assente, spesso depresso e spesso di umore alterato. Una situazione psicotica permanente, che da quel giorno mi sta accompagnando. Ho fatto violenza su me stesso, ho creato disordine in famiglia lasciando i miei poveri genitori in uno stato di smarrimento. Ho distrutto una macchina con la convinzione che qualcuno me lo stesse imponendo; ho aggredito e minacciato delle persone che stavano in piazza per i fatti propri, convinto che lì ci fosse un nemico (il mio nemico e quello della comunità, colui il quale faceva cadere le sue opere malvagie su di me), che avrei dovuto affrontare lì in piazza, in presenza di quanti erano disposti ad assistere alla scena. Mi sono sentito Adamo, il primo uomo creato da Dio, senza la consapevolezza del tempo che scorre, della fame, della sete, del desiderio, del bisogno di vivere a tutti i costi, dell’immunità alle malattie e alla sofferenza e dell’obbligo di stare a discernere in continuazione il male dal bene. Mi sono sentito anche Caino, scacciato dall’Eden forse perché non seppi amare.
Undici sono stati i ricoveri (7 di tipo psichiatrico e 4 in regime di TSO). Una volta, ricordo, mi agitai con violenza verso mio cognato. I miei familiari mi legarono e mi portarono dal dottore Vergineo che mi fece una “grande siringa”. Una siringa talmente forte che svenni e mi risvegliai nella Psichiatria di Campobasso. Poi sono stato ricoverato a Viterbo, a Sant’Arsenio e quattro volte nella Psichiatria di Benevento. Sono stato dappertutto perché queste voci mi sballottavano, mi portavano in giro.
Sentire le voci è una situazione non facile da spiegare. Perdi la coscienza. Non sei più te stesso. Non ti esprimi come dovresti. Ti crei un mondo tutto tuo. La mente va altrove. Viaggi in spazi infiniti. Ti senti forte, carico di energia, onnipotente. È una situazione difficile da spiegare. Solo chi la vive può comprenderla.
Adesso vorrei spendere qualche parola in favore dei gruppi di auto-mutuo-aiuto. Il gruppo AMA ha aiutato me, Leucio, Antonio e Angelo. Siamo tutte persone che una volta a settimana, per un’ora, ci ritroviamo per stare insieme. Solo insieme, nella sofferenza, si può capire cosa sia la malattia psichiatrica.
Grazie.