Scarti di arance rosse contro l’encefalopatia epatica: la ricerca italiana apre a nuove terapie
Una ricerca coordinata dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr e dall’Università degli Studi di Milano ha messo in evidenza le proprietà dell’estratto di arancia rossa nel mitigare gli effetti della patologia. Lo studio, pubblicato su Biomedicines, consente un’ulteriore valorizzazione di questi agrumi, attraverso l’utilizzo dei sottoprodotti per le terapie in ambito neurologico
Roma/Milano, 17 aprile 2025 – Scarti di arance rosse siciliane elaborati e utilizzabili come supporto nella cura dell’encefalopatia epatica (o MHE), patologia neurologica che può verificarsi in caso di insufficienza epatica. È quanto rivela uno studio in vivo coordinato dall’Istituto per la bioeconomia del Cnr di Firenze (Cnr-Ibe) assieme all’Università degli Studi di Milano, a cui hanno partecipato altri partner italiani e cinesi. I risultati della ricerca, finanziata dall’azienda Alfasigma, sono stati pubblicati sulla rivista Biomedicines.
L’encefalopatia epatica è una sindrome neurologica, associata a patologie epatiche croniche come la cirrosi, che è causata dall’accumulo di sostanze tossiche nel sangue – in particolare ammoniaca – in conseguenza della ridotta capacità del fegato di metabolizzarle. Queste tossine, una volta raggiunto il cervello, provocano l’alterazione delle funzioni cognitive e motorie ed è importante trattare la MHE tempestivamente, per evitare l’insorgere di problematiche più gravi.
“Nel nostro studio abbiamo verificato che l’estratto derivato dai sottoprodotti delle arance rosse, grazie alle sue proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, influisce su queste funzionalità. Mediante la cavitazione idrodinamica – una tecnica di estrazione a bassa temperatura che utilizza l’acqua come solvente – in pochi minuti abbiamo sviluppato un fitocomplesso stabile che riesce a raggiungere fegato e cervello e che, attraverso la pectina, svolge anche una funzione prebiotica fornendo quindi nutrimento alla flora batterica intestinale”, spiega Francesco Meneguzzo, primo ricercatore del Cnr-Ibe tra i coordinatori dello studio.
La buccia di arancia rossa è nota per essere ricca di importanti composti bioattivi, quali polifenoli (principalmente esperidina), polisaccaridi (pectina) e oli essenziali (limonene), che hanno effetti positivi sulla salute, ma per la prima volta ne è stata dimostrata l’efficacia nei confronti dell’MHE attraverso test in vivo.
“Viste le risultanze delle attività terapeutiche effettuate a dosaggio ridotto, questo studio apre la strada alle prove cliniche del prodotto: si tratta di una prospettiva molto importante e che auspichiamo possa essere concretizzata al più presto, per ampliare le possibilità di prevenzione e cura di una malattia così seria e invalidante”, conclude Mario Dell’Agli, docente del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari Rodolfo Paoletti e responsabile del Laboratorio di Farmacognosia dell’Università degli Studi di Milano.