I risultati dello studio dell’Istituto Ortopedico Rizzoli, sostenuto da Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro, sono stati pubblicati di recente sulla rivista Cancer Immunology Research
Bologna, 18 gennaio 2024 – I ricercatori, guidati dalla dott.ssa Katia Scotlandi, a capo del Laboratorio di Oncologia sperimentale presso l’IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli, hanno identificato una funzione inedita dell’antigene CD99.
Un antigene è una molecola che il sistema immunitario riconosce come estranea. In questo caso, l’antigene CD99 viene sollecitato, tramite il riconoscimento da parte di specifici anticorpi, a indurre la morte delle cellule tumorali.
Ciò può avvenire poiché CD99 determina l’attivazione di segnali cosiddetti “eat me” e l’inibizione di opposti segnali, detti “don’t eat me”, sulla superficie delle cellule neoplastiche. A sua volta tutto questo favorisce l’attività di fagocitosi da parte dei macrofagi, cellule dell’immunità innata in grado di inglobare e neutralizzare cellule e molecole pericolose.
Poiché l’antigene CD99 è espresso pure sugli stessi macrofagi, gli anticorpi anti-CD99 agiscono anche su queste cellule, favorendo lo sviluppo di speciali macrofagi M1 con caratteristiche anti-tumorali. Nel complesso quindi gli anticorpi anti-CD99 attaccano il tumore su due fronti, agendo sia sulle cellule tumorali sia sul microambiente tumorale, di cui fanno appunto parte i macrofagi. Fra gli anticorpi più attivi vi è l’anticorpo umano C7, il cui uso potrebbe avere un importante potenziale terapeutico contro il sarcoma di Ewing e altre patologie tumorali.
Lo studio è stato ideato dai ricercatori della SSD Laboratorio di Oncologia sperimentale diretto dalla dott.ssa Katia Scotlandi presso l’Istituto Ortopedico Rizzoli ed è stato pubblicato di recente sulla rivista Cancer Immunology Research.
Hanno collaborato il gruppo di ricerca della dott.ssa Gina Lisignoli della SC Laboratorio di immunoreumatologia e rigenerazione tissutale, che ha messo a disposizione la propria esperienza nella caratterizzazione fenotipica dei macrofagi, e il gruppo della dott.ssa Francesca Salamanna, della SC Scienze e Tecnologie Chirurgiche, oltre alcuni ricercatori dell’Università di Bologna.