Sanità territoriale: confronto tra AGENAS e regioni Campania, Piemonte e Puglia

Roma, 30 novembre 2022 – “Forme alternative alla degenza e tecnologie abilitanti: quali prospettive regionali per un’appropriatezza erogativa”. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto ieri a Roma presso il Centro Studi Americani e che ha visto la partecipazione di AGENAS – Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali – e di professionisti clinici e della governance sanitaria delle Regioni Campania, Piemonte, Puglia e dell’Azienda Provinciale di Trento. Al centro del dibattito sono state le prospettive presenti e future della sanità territoriale alla luce del DM 77 e delle risorse del PNRR, con un focus particolare sulla gestione delle cronicità e dei pazienti cardiovascolari alla luce dell’innovazione tecnologica e normativa.

L’evoluzione costante delle tecnologie mediche e la sua applicazione a vantaggio del paziente cronico, peraltro già messa in pratica dalla comunità clinica con rilevanti evidenze scientifiche, continuano, infatti, a spostare la frontiera della prevenzione e della cura sanitaria. Oggi più che mai, grazie all’indirizzo dato dal recente DM 77 del Ministero della Salute nell’attuazione del PNRR – Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – si presenta l’occasione di rivedere gli approcci e i setting assistenziali (sia ospedalieri che ambulatoriali) al fine di ridisegnare il Servizio sanitario per andare maggiormente incontro ai bisogni di salute dei cittadini.

“Il nuovo assetto della sanità territoriale – dichiara il Presidente dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, prof. Enrico Coscioni – previsto dal PNRR Missione Salute, dovrà essere un punto di riferimento continuativo per la presa in carico dei pazienti con cronicità, come appunto quelli affetti da patologie cardiovascolari. Agli assistiti andranno offerti servizi come prelievi, ecografie, esami e diagnostica di base. Le Case della Comunità potranno, quindi, alleviare la pressione sui Pronto Soccorso e dare supporto diagnostico ai medici che hanno in cura pazienti cronici e fragili. Inoltre, come Agenzia della Sanità Digitale, cercheremo di far leva sulle best practice regionali mettendole a disposizione di tutta la Nazione, in particolare per quel che riguarda la diffusione della Telemedicina”.

Il caso della gestione del paziente cronico cardiovascolare, affrontato durante l’incontro, può considerarsi un buon esempio sia delle opportunità che degli ostacoli in questa fase di trasformazione. È noto, infatti, che non tutte le anomalie cardiache possano essere individuate attraverso i monitor esterni, che usualmente coprono un arco di monitoraggio tra le 24 ore e i 30 giorni. Diversi pazienti, infatti, manifestano sintomi come sincope (svenimento), convulsioni, palpitazioni ricorrenti, stordimento o vertigini regolarmente ma non abbastanza spesso da essere rilevati da questi strumenti diagnostici.

A questa lacuna pongono rimedio i monitor cardiaci impiantabili (ICM): dispositivi più piccoli di una chiavetta USB che vengono posizionati appena sotto la pelle del torace per registrare l’attività elettrica del cuore per oltre tre anni che si attestano ad oggi, come una delle soluzioni migliori per diagnosticare la fibrillazione atriale con conseguente riduzione degli eventi ischemici correlati (criptogenici), della sincope e relative spese connesse alle ospedalizzazioni.

In Italia, infatti, il numero di nuovi casi di Fibrillazione atriale – FA, per esempio, si può stimare in 154.000 persone ogni anno, con circa 150mila ricoveri per sincopi e circa 13 mila casi di ictus criptogenico. Il costo medio di ospedalizzazione ad un anno dal ricovero i per pazienti colpiti da ictus ischemico ed emorragico è pari a € 7.289 e € 9.044 rispettivamente, per singolo paziente. Il costo medio di ospedalizzazione della sincope, invece, sfiora i € 3.000 per singolo paziente. Il caso degli ILR aiuta a capire i meccanismi della sanità e valutare la capacità del sistema di migliorarsi, adottando ad iso-risorse soluzioni alternative che migliorino sia la prevenzione che il trattamento.

C’è, quindi, un ostacolo di natura amministrativa all’impiego dei monitor cardiaci impiantabili a livello ambulatoriale.

“Lo sviluppo tecnologico – secondo il dott. Franco Ripa Dirigente del settore programmazione dei servizi sanitari e socio-sanitari della Regione Piemonte – è fondamentale per il miglioramento degli esiti in termini di salute. In tale ambito è necessario ricercare le migliori evidenze scientifiche, applicarle e sottoporle ad attività sistematiche di valutazione. Inoltre è anche molto importante attuare gli interventi con il setting organizzativo più adatto, al fine di coniugare efficacia ed efficienza”.

“L’attuale pratica clinica richiede un ricovero ospedaliero per l’impianto di questi dispositivi – dice il dott. Gaetano Senatore, Direttore S.C. Cardiologia dell’ospedale di Cirie’-Lanzo – ASL TO 4 – che dal punto di vista tecnologico consentirebbero anche un setting ambulatoriale. Un intervento ambulatoriale sarebbe più che semplice per il paziente e più economico per il servizio sanitario”.

A conclusione del dibattito, la posizione espressa dai rappresentanti delle Regioni Campania, Piemonte e Puglia – è unita nel riconoscere l’importanza della tematica al centro del dibattito di oggi. Secondo Rocco Palese, Assessore Sanità, Benessere animale, Controlli interni, Controlli connessi alla gestione emergenza Covid-19, Regione Puglia, qui sta l’importanza dell’evento “perché mai prima d’ora le esperienze multidisciplinari, cioè cliniche e tecnologiche, erano state oggetto di una riflessione comune. L’innovazione, infatti, impatta sul governo del percorso clinico del paziente cardiovascolare. Questo ci deve portare al riconoscimento di altre patologie che potrebbero essere curate fuori dalle degenze ordinarie. È per questo che le risorse del PNRR vanno ottimizzate: per innovare il percorso clinico”.

“La Campania – sottolinea Ugo Trama, UOD Politica del Farmaco e dispositivi Regione Campania tra i protagonisti del dibattito – sta attuando un programma pilota che possa validare i percorsi ottimizzati dei pazienti cardiovascolari ridefinendone, ad iso-risorse e technology-driven, il setting assistenziale da ricoveri ordinari a day surgery; i benefici correlati ad una gestione ottimale di questi pazienti sarebbero importanti anche in ottica regionale, con un recupero di risorse derivante dal trattamento delle procedure elencate attraverso un miglioramento dell’appropriatezza e dell’efficienza erogativa”.

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