Roma, 25 giugno 2018 – Si è svolto a Roma il Congresso AMSI, Associazione Medici di Origine Straniera in Italia: col patrocinio dell’ Ordine del Medici Chirurghi e Odontoiatri di Roma, della Confederazione Internazionale Unione Medica Euro Mediterranea – UMEM, del Movimento Internazionale “Uniti per Unire” e della BTL-Italia, col suo centro studi B-Academy.
Hanno partecipato oltre 100 professionisti della sanità, italiani e d’ origine straniera; l’Amsi ha presentato le statistiche relative al censimento dei professionisti della sanità d’ origine straniera che “non solo lavorano in modo sinergico e in armonia coi colleghi italiani – sottolineano le Associazioni – ma contribuiscono sensibilmente alla crescita economica, allo sviluppo della cooperazione del nostro Paese e delle politiche per l’integrazione”.
Stando a quanto riportato da Amsi e UMEM, il numero di questi professionisti è in crescita rispetto agli ultimi anni, ma non di molto: gli arrivi, infatti (soprattutto da Siria, Egitto, Iraq, Africa), oggi sono bilanciati dalle partenze (per Europa dell’Est, Libano, Israele, Somalia).
In tutto vi sono, ad oggi, più di 65.000 professionisti della sanità d’origine straniera: 18.500 medici; 38.000 infermieri; 3.500 farmacisti; 4.000 fisioterapisti e 1.000 psicologi. La maggior parte lavora nelle strutture private italiane, per l’impedimento a partecipare ai concorsi pubblici, che richiedono la cittadinanza italiana.
“Negli ultimi quattro anni si registra un aumento del 20 per cento di ritorni di questi professionisti nei loro Paesi di origine (specie Libano, Giordania, Romania, Albania, Paesi africani e sudamericani), per motivi economici o familiari – spiega il prof. Foad Aodi, Fondatore di Amsi ed Umem e Consigliere dell’ OMCEO di Roma – Oltre a ciò registriamo anche un aumento del 30 per cento delle richieste di professionisti della sanità italiani che chiedono di poter svolgere degli stage o di lavorare all’estero”.
Altrettanto in aumento sono le richieste di medici italiani e di origine straniera da parte dei Paesi europei (Inghilterra, Scozia, Belgio, Olanda ), mediterranei e arabi (Arabia Saudita, Qatar, Siria, Libia, Iraq, Sudan, Somalia), insieme alle nazioni africane e sudamericane (specie Congo, Nigeria, Senegal ed Ecuador).
Inoltre si registra una diminuzione di oltre il 60 per cento dei medici laureati provenienti dai Paesi dell’Europa dell’Est, in controtendenza a come fu appena dopo la caduta del Muro di Berlino: lo stesso si può dire per l’arrivo degli studenti di Medicina, in netto calo a causa dei difficili esami di ammissione a questo corso di laurea.
“Ribadiamo, come proposto nel nostro progetto #BuonaSanità, cui hanno aderito centinaia di Associazioni – prosegue Foad Aodi – l’indispensabilità di una vera, innovativa legge europea sull’immigrazione, coinvolgente tutti i Paesi UE come si sta discutendo in questi giorni in Europa. Basata su un’immigrazione programmata, sul rispetto di diritti e doveri reciproci: promuovendo la cooperazione internazionale, la creazione di nuove strutture sanitarie e di nuovi servizi socio-sanitari sia ai confini UE che nei nostri Paesi di origine. Vogliamo costruire ponti di dialogo, non muri di chiusura, come stanno facendo alcuni Paesi europei”.