Nel 2014 torna a crescere la spesa per il digitale nella Sanità: 1,37 miliardi di euro. Un buon segno, ma ora è il momento di mettere in pratica i piani per l’innovazione digitale del Sistema Sanitario.
Risparmi fino a 1,6 miliardi di euro dalla diffusione della Cartella Clinica Elettronica, benefici economici da 4,9 miliardi di euro per i cittadini con i servizi digitali.
Solo il 13% dei cittadini utilizza la prenotazione online delle visite, solo l’8% accede ai propri documenti clinici sul web. Cresce l’interesse verso le App per la salute e il benessere.
Nonostante le difficoltà, molte Regioni stanno avviando il Fascicolo Sanitario Elettronico. Ma l’83% dei cittadini non ne ha mai sentito parlare e l’88% non sa se è attivo nella propria Regione.
Cresce l’utilizzo del digitale dei Medici di Medicina Generale: il 55% accede a servizi online per consultare referti di laboratorio, il 43% per visite specialistiche
Milano, 12 maggio 2015 – Dopo anni di ritardi e disattenzione, nell’ultimo anno Governo, Ministero della Salute e Agenzia per l’Italia Digitale hanno compiuto notevoli sforzi per sviluppare un Patto per la Sanità Digitale all’interno del più generale “Patto della Salute”. E nel 2014, finalmente, la spesa per la digitalizzazione della Sanità italiana ha ripreso a crescere, mostrando un +17% rispetto all’anno precedente, raggiungendo quota 1,37 miliardi di euro, un livello che non veniva toccato dal 2010, ma che risulta comunque limitato: è pari solo all’1,3% della spesa sanitaria pubblica, circa a 23 euro per ciascun abitante.
I benefici dell’innovazione digitale in Sanità sono evidenti e misurabili. Ad esempio, la completa diffusione della Cartella Clinica Elettronica in Italia consentirebbe di razionalizzare le attività degli operatori sanitari e di annullare i costi di stampa e di gestione del cartaceo, consentendo di risparmiare fino a 1,6 miliardi di euro l’anno. Mentre un’offerta completa di servizi digitali agli utenti (come il download dei referti via web, la prenotazione online di esami/visite o degli accessi al centro prelievi, anche tramite App e totem self service) permetterebbe un risparmio fino a 350 milioni di euro all’anno alle strutture sanitarie, e ben 4,9 miliardi di euro l’anno ai cittadini, in termini di minor tempo per recarsi alle strutture e di attesa agli sportelli. Anche i servizi web per la distribuzione dei presidi di assistenza integrativa da parte delle farmacie territoriali permetterebbe di ottenere importanti benefici economici: per i soli prodotti per diabetici, è possibile un risparmio annuo fino a 100 milioni di euro all’anno se il servizio fosse esteso a tutte le ASL sul territorio nazionale.
La consapevolezza di questi benefici oggi è presente ai vari livelli, ma quando dai Piani e dai “Patti” si passa ad analizzare i fatti, in termini di azioni reali intraprese e di implementazioni avviate, il quadro si fa meno confortante. È arrivato il momento di mettere in pratica i diversi piani, spingendo tutti i decisori a collaborare per stabilire priorità di intervento concrete.
Sono i principali risultati della ricerca 2015 dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina nell’ateneo milanese al convegno “Innovazione Digitale in Sanità: dai patti ai fatti”. La ricerca è stata condotta su circa 160 attori tra CIO, Direttori Generali, Direttori Amministrativi, Direttori Sanitari in rappresentanza di oltre 130 aziende sanitarie, referenti regionali e, grazie alla collaborazione con Doxapharma e FIMMG, 752 Medici di Medicina Generale e 1.000 cittadini. Per meglio comprendere il sentiment dei cittadini verso la sanità digitale è stata anche sviluppata una Web Sentiment Analysis in collaborazione con VOICES from the Blogs.
“L’Innovazione digitale rappresenta una leva imprescindibile per fermare quel processo di progressivo deterioramento che rischia di rendere qualitativamente inaccettabili ed economicamente insostenibili i servizi del nostro sistema socio-sanitario e il Governo sembra finalmente muoversi nella direzione auspicata per la Sanità Digitale – afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – Il momento tuttavia resta critico: nonostante la consapevolezza diffusa dell’importanza di un ripensamento digitale del sistema socio-sanitario, siamo di fronte al rischio di uno stallo istituzionale che rischia di impedire di passare dai patti ai fatti – continua Corso – occorre sostituire la tradizionale governance frammentata dell’innovazione digitale non con una centralizzata, bensì con un modello partecipato, in cui il governo centrale sia regolatore di alto livello, ed alle Regioni sia dato il compito di promuovere la crescita digitale e l’integrazione. L’istituzione da parte della Conferenza delle Regioni della Commissione speciale Agenda Digitale può dare un contributo in questa direzione”.
La spesa per ICT in Sanità
La spesa complessiva allocata alla digitalizzazione della Sanità italiana nel 2014 ha raggiunto quota 1,37 miliardi di euro (1,3% della spesa sanitaria pubblica, corrispondente a 23 euro per abitante). Dopo anni caratterizzati da tagli lineari alle spese ICT, nel 2014 tutti gli attori del sistema sanitario hanno visto un aumento dei budget dedicati all’innovazione digitale. In particolare le aziende sanitarie, che negli scorsi anni avevano visto una riduzione drastica delle spese correnti e degli investimenti in tecnologie digitali, nel 2014 hanno riavviato le iniziative di digitalizzazione, riportando il budget ICT a livelli di spesa che non venivano toccati dal 2010.
La spesa ICT è così ripartita tra i diversi attori del Sistema Sanitario Nazionale: 960 milioni di euro è la spesa sostenuta dalle strutture sanitarie (+ 20%), 325 milioni di euro sono spesi direttamente dalle Regioni (+10%), 68 milioni di euro dagli oltre 47.000 Medici di Medicina Generale, in media 1.451 euro per medico (+13%), 20 milioni di euro dal Ministero della Salute (+5%).
“Da un lato, questa accelerazione è dovuta alla necessità di aggiornare e mettere in sicurezza sistemi la cui manutenzione era stata trascurata negli ultimi anni – spiega Paolo Locatelli, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – Dall’altro, le Direzioni aziendali sono sempre più consapevoli della necessità improcrastinabile dell’innovazione digitale dei sistemi di cura: il 61% ritiene che le tecnologie digitali debbano supportare l’innovazione e il miglioramento dei processi dell’azienda e il 24% che possano abilitare nuovi modelli di cura e assistenza”.
La Cartella Clinica Elettronica rappresenta l’ambito su cui le Aziende sanitarie italiane allocano la quota più rilevante di risorse economiche (58 milioni di euro), seguito dai sistemi di Disaster Recovery e continuità operativa (40 milioni di euro). Su questi stessi ambiti il 40% dei CIO prevede un incremento degli investimenti nel 2015. Anche per i sistemi di gestione documentale e conservazione a norma, secondo il 50% dei CIO, ci sarà un aumento degli investimenti, in parte resi necessari dagli obblighi sulla Fatturazione Elettronica verso la PA.
Il Fascicolo Sanitario Elettronico: a che punto siamo?
Le incertezze “amministrative” che hanno segnato il lavoro del Ministero nella definizione del Decreto per la realizzazione del Fascicolo Sanitario Elettronico non hanno fermato l’operatività delle Regioni italiane che a fine giugno 2014 hanno presentato i loro piani per la realizzazione del FSE. Molte stanno avviando percorsi che, in linea con quanto auspicato nel Patto per la Sanità Digitale, porteranno a un incremento degli investimenti regionali in innovazione digitale nei prossimi anni.
La ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità mostra una conferma da parte delle Regioni della volontà di proseguire con le azioni di digitalizzazione della Sanità, ma anche un generale sentimento di sfiducia sulla capacità del Governo di indirizzare efficacemente e concretamente dal centro lo sviluppo del Fascicolo.
Ad esempio, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Sardegna e Provincia Autonoma di Trento, che si erano mosse anzitempo, oggi dispongono già di piattaforme dedicate e accessibili ai cittadini, ma temono che inutili ingerenze centrali possano invalidare le azioni fatte. Altre Regioni – come Campania, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Puglia e Valle d’Aosta – stanno cercando di sfruttare al meglio le esperienze già presenti per lo sviluppo e rispettare la scadenza di giugno 2015 – che quasi certamente sarà procrastinata a dicembre 2015 entro cui rendere disponibile il set minimo di servizi ai cittadini, ovvero i referti, i verbali di pronto soccorso, le lettere di dimissione e il profilo sanitario sintetico.
In parallelo, alcune Regioni si stanno muovendo sul tema dell’accessibilità e dell’interoperabilità del loro Fascicolo rispetto ai Medici di Medicina Generale e alle Aziende Sanitarie: la Provincia Autonoma di Trento, accanto a Lombardia ed Emilia Romagna, rappresenta una “best practice”, avendo già realizzato al 100% le componenti per l’accesso al suo FSE. Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, inoltre, hanno avviato un progetto sperimentale di interoperabilità a livello sovra-regionale: un progetto pilota che mira alla realizzazione dell’infrastruttura nazionale per l’interoperabilità.
Ma quanto la priorità del Fascicolo Sanitario Elettronico coincide con le esigenze sentite dai cittadini? Molto poco. La ricerca, svolta dall’Osservatorio in collaborazione con Doxa su un panel di 1.000 cittadini, rivela una pesante carenza di comunicazione e sensibilizzazione, con il rischio di rendere inefficaci gli investimenti. L’83% della popolazione italiana infatti non ha mai sentito parlare di Fascicolo Sanitario Elettronico, l’88% non sa se è attivo nella propria Regione e il 95% non ha mai cercato informazioni a riguardo.
E di Fascicolo Sanitario Elettronico si parla poco anche sul web: secondo la rilevazione effettuata da VOICES from the Blogs in collaborazione con l’Osservatorio su 400.000 commenti presenti sul web riguardanti l’eHealth solo l’11% riguarda il FSE, mentre in oltre la metà dei commenti si parla di servizi online e in un altro 26% di Telemedicina.
I servizi digitali al cittadino
I cittadini utilizzano ancora poco i servizi digitali in ambito sanitario. L’indagine svolta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità in collaborazione con Doxa rivela che solo il 13% dei cittadini ha utilizzato nell’ultimo anno la prenotazione online delle prestazioni, l’8% ha fatto un accesso ai propri documenti clinici (es. referti) e il 5% ha effettuato un pagamento online. Eppure oltre il 20% della popolazione è interessato a questo tipo di servizi.
E i cittadini sono sempre più attivi nella ricerca autonoma in rete di informazioni sulla propria salute: il 30% ricerca su internet informazioni su problemi di salute, il 19% su farmaci e terapie. Ma la maggior parte (62%) non si sente sicuro delle informazioni trovate sulla rete e chiede quindi servizi informativi più affidabili. In quest’ottica, un’opportunità molto apprezzata è quella delle “Farmacie dei servizi” che consente di ridurre i tempi e i costi per accedere ai servizi sanitari: ad oggi il 13% della popolazione ha effettuato la prenotazione di visite ed esami direttamente in farmacia e un altro 5% ha ritirato referti.
Un fenomeno che sta sempre più emergendo è quello delle App per la salute e il benessere: l’11% dei cittadini ha utilizzato nell’ultimo anno App per conoscere informazioni nutrizionali sugli alimenti e un ulteriore 11% è interessato a utilizzarle. Meno utilizzate (6%) le App per monitorare i parametri vitali (come pressione, frequenza cardiaca, ecc.), spesso connesse a dispositivi wearable (es. orologio, bracciale, ecc.), ma di interesse per il prossimo futuro. Sono spesso gli stessi medici curanti (44%) a consigliare App, anche se il passaparola rappresenta il principale canale attraverso cui i cittadini ne vengono conoscenza (47%).
“Dalla ricerca emerge come lo sviluppo di servizi digitali, potenzialmente molto apprezzati dai cittadini, rappresenti una grande opportunità per garantire qualità e sostenibilità al sistema sanitario – afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità – Perché i servizi risultino efficaci, tuttavia, lo sviluppo va affiancato a una costante attenzione all’informazione, educazione ed empowerment dei cittadini, senza i quali lo sforzo e le risorse impiegate sono destinate a disperdersi”.
L’innovazione digitale per i Medici di Medicina Generale
Cresce l’utilizzo del digitale tra i Medici di Medicina Generale. La ricerca condotta dall’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità su un campione di 752 medici evidenzia un aumento del 13% delle spese per l’ICT sostenute nel 2014. E l’analisi condotta in collaborazione con la FIMMG e Doxapharma rileva un elevato livello di utilizzo dei principali servizi online da parte dei Medici di Medicina Generale italiani.
Nella maggior parte dei casi i Medici di Medicina Generale accedono a servizi online per consultare referti di laboratorio o di visite specialistiche (utilizzato rispettivamente dal 55% e dal 43%), mentre i verbali di pronto soccorso e le lettere di dimissioni vengono consultati on line ancora da un numero limitato (rispettivamente il 24% e il 26%). Per comunicare con i propri pazienti, i Medici di Medicina Generale utilizzano sempre di più nuovi canali digitali come l’email (84%) e gli SMS (67%), ma il 40% usa anche Whatsapp, mentre i Social Network e i Blog/Forum non rappresentano il canale privilegiato: rispettivamente il 68% e il 63% non li utilizza e non è interessato a farlo in futuro.
La Telemedicina è un ambito di sperimentazione: solo il 6% dei Medici di Medicina Generale ha già utilizzato soluzioni di Tele-salute (es. Tele-monitoraggio) o di Tele-consulto con altri medici specialisti, ma i livelli di interesse sono elevati.
L’eHealth Journey: un modello di evoluzione dell’innovazione digitale per le aziende sanitarie
L’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità ha sviluppato un modello di maturità delle aziende sanitarie, l’eHealth Journey, per identificare le aree prioritarie di intervento e di innovazione in un percorso di evoluzione dei modelli organizzativi e tecnologici in cinque ambiti di innovazione: amministrativo, clinicosanitario, relazione con il cittadino, integrazione socio-sanitaria con il territorio, infrastruttura di comunicazione e collaborazione.
Le aziende si collocano lungo un percorso, che prevede 5 livelli di maturità e che consente alle aziende di passare da un modello “Traditional Healthcare System” – nel quale i processi non sono informatizzati e lo scambio di dati e informazioni avviene solo attraverso documenti cartacei – a un modello “Smart Healthcare System” – caratterizzato dalla completa digitalizzazione dei processi e dei documenti e dalla presenza di sistemi intelligenti che consentano di migliorare la cura e l’assistenza al paziente e, allo stesso tempo, ottenere incrementi di efficienza.
L’analisi dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità mostra come la maggior parte delle aziende italiane si collochi tra il secondo e il terzo livello di maturità in tutti i macro-ambiti identificati dall’eHealth Journey, ad eccezione di quello relativo all’integrazione socio-sanitaria con il territorio, che risulta un ambito ancora poco maturo, su cui gli investimenti sono ancora ridotti. Nessuna delle aziende del campione si colloca agli ultimi livelli di maturità negli ambiti individuati, nonostante alcune di esse abbiano già identificato piani di evoluzione dei propri sistemi informativi e dell’organizzazione che, nel giro di un paio d’anni, consentiranno loro di raggiungere questi livelli e di ottenere importanti benefici e risparmi.
fonte: ufficio stampa