Roma, 17 marzo 2020 – L’Anaao Assomed non può non dichiararsi stupefatta per le dichiarazioni rese dal ministro dell’Università Gaetano Manfredi in un’intervista a Repubblica. Annunciando con toni trionfalistici la abolizione, che Fnomceo e Organizzazioni sindacali Mediche chiedevano da anni, dell’esame di abilitazione per i laureati in medicina e Chirurgia, il ministro ha aggiunto che “a ore” (??) i neolaureati “potranno essere impiegati subito nei servizi territoriali, nelle sostituzioni della Medicina generale, nelle case di riposo. Libereranno diecimila medici che, loro sì, saranno trasferiti nei reparti di corsa”.
Il ministro immagina automatismi occupazionali che non esistono, tantomeno un gioco di vasi comunicanti che vede migliaia di Medici di medicina generale liberati per dirigersi, al ritmo della fanfara dei bersaglieri, verso il Pronto soccorso o la attività ospedaliera in genere, soprattutto in un momento come questo in cui occorrono conoscenze, competenze ed esperienza specialistica. Peraltro, in una immagine semplicistica dei servizi sanitari territoriali come terreno ideale per stagisti alla prima esperienza.
Spiace, inoltre, rivelare al ministro che con questo decreto, non è stato “accorciato di otto, nove mesi l’ingresso nel mondo del lavoro dei laureati in Medicina”, al di là di lavori, di breve durata e senza tutele, dettati dalla emergenza che stiamo vivendo. È stato, invece, allargato quell’imbuto formativo che già oggi tiene imprigionati le speranze e le aspettative di 8.000 giovani medici, cui di fatto è impedita la possibilità di completare il percorso formativo.
Il Ministro capirà facilmente, infatti, la differenza tra l’essere, dopo un percorso di sei anni, immediatamente medico ed essere specialista, cioè in possesso dell’unico requisito previsto dalla normativa vigente per accedere al lavoro nel SSN. Insomma, se non convince il Mef ad aumentare in maniera consistente, come gli ha già chiesto il presidente Anelli, il numero dei contratti di formazione specialistica e delle borse di studio in medicina Generale, la soppressione dell’esame di abilitazione si rivelerà un buco nell’acqua e la sua proposta di incrementare a 13.500 gli accessi al corso di laurea un disastro, formativo ed occupazionale.
Perché è questo provvedimento che chiedevano, e chiedono, gli studenti, i camici bianchi, i sindacati e gli ordini professionali per rispondere al bisogno di medici specialisti, diventato in Italia negli ultimi anni un’urgenza che la emergenza epidemiologica ha messo a nudo.
Se veramente ci si vuole adeguare agli standard europei, questa è la cruna dell’ago attraverso la quale si deve passare, con o senza il mondo universitario.