Salute mentale, ritardi nella diagnosi e presa in carico dei pazienti. Indispensabile maggiore coordinamento

Torino, 1 ottobre 2020 – Per affrontare i problemi legati ai disturbi mentali, in particolare alla qualità dell’offerta di cura nei sevizi, analizzando i punti di forza e criticità e le azioni in corso a livello locale, Motore Sanità ha organizzato in Piemonte il webinar “La salute mentale, focus sulla presa in carico e misurazione degli esiti assistenziali”, secondo di tre di appuntamenti regionali.

In Italia, i dati del rapporto sulla Salute Mentale del 2017 dicono che i pazienti psichiatrici assistiti dai servizi specialistici siano oltre 850mila; di cui 336mila entrati in contatto con i servizi per la prima volta; le persone di sesso femminile rappresentano il 54% dei casi; il 68% dei pazienti sono al di sopra dei 45 anni.

La spesa complessiva è stata di 4 miliardi di euro, di cui l’assistenza ambulatoriale ben il 47% del complessivo, il residenziale il 40% e il semiresidenziale il 13%. Il costo medio annuo per residente dell’assistenza psichiatrica, territoriale e ospedaliera, è pari a 78 euro.

“A oltre 40 anni dalla riforma Basaglia e a 25 anni di distanza dal primo Progetto Obiettivo sulla Tutela della Salute Mentale che di fatto istituiva i Dipartimenti di Salute Mentale in tutte le aziende sanitarie, su quale sia l’attuale stato di funzionamento è possibile rispondere attraverso la valutazione della presa in carico della Schizofrenia ovvero la patologia più diffusa nei servizi pubblici. È ancora possibile il modello della presa in carico in una sanità che deve continuamente fare i conti con le risorse disponibili e alla loro allocazione. Si riesce a sostenere i pazienti nella loro quotidianità dell’abitare, del lavoro e della salute fisica se gli investimenti riabilitativi a scavalco con il sociale vengono ritenuti extra LEA. Inoltre, per l’innovazione farmacologica e terapeutica certamente in LEA viene considerata onerosa e ostacolata nonostante le ricadute positive che determina sulla vita dei pazienti in carico. Le nuove patologie, che richiedono interventi ultra specialistici, hanno ampliato notevolmente la responsabilità di una presa in carico che non può più essere generica e richiede percorsi di cura specifici e misurabili. A questo si aggiunga l’incremento delle persone che si rivolgono ai servizi unitamente alla recente difficoltà a reperire medici specialisti. Vanno trovate le possibili soluzioni da mettere in atto al fine di avere un’assistenza efficiente e che riesca a venire il più possibile incontro all’esigenza di salute mentale della popolazione piemontese e non solo”, ha spiegato Enrico Zanalda, Direttore del DISM Interaziendale ASL TO3 e AOU San Luigi Gonzaga, Presidente SIP.

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