L’adolescenza è un momento critico della vita, il più impegnativo dal punto di vista evolutivo, caratterizzato da una difficile transizione neurologica, fisica ed emotiva. I ragazzi creano nuove relazioni, sviluppano abilità sociali e apprendono comportamenti che, nel bene o nel male, perdureranno nel tempo. Diviene quindi importante contrastare sia la nuova normalità ipocinetica che le scorrette abitudini alimentari tipiche dell’odierna quotidianità.
Stile di vita prima ancora che sport di situazione, la pratica judoistica è tra gli strumenti che meglio consentono di affiancare la ricerca del miglior stato di salute possibile allo sviluppo di capacità psicofisiche ottimali (competenze psicomotorie diverse, pensiero critico, creatività, capacità di risolvere i problemi, valutazione del rischio, assunzione di decisioni, gestione costruttiva dei sentimenti, aumento della consapevolezza di sé nella piena condivisione di obiettivi comuni).
Lo studio condotto nel corso del biennio 2022/2024 da un Centro Ricerche di Benevento in collaborazione con l’US Acli Settore Judo e l’A.S.D. Judo Salerno, ha coinvolto circa 30 ragazzi cresciuti senza mai aver praticato uno sport codificato. Ciascun allievo è stato sottoposto a una valutazione fisica complessa, tale da identificare composizione corporea, capacità atletica e, non per ultimo, condizione meccanico-funzionale (analisi delle strutture fisiologiche sottoposte a sollecitazioni, sia in statica che in dinamica).
Monitorando gli indicatori di salute maggiormente legati all’età, ci si è mossi non solo nell’intento di informare ciascun allievo circa un corretto stile di vita e adeguate abitudini alimentari, ma anche di condurre una valutazione posturale, biomeccanica e atletica, catalogando il tutto per area d’intervento. I cambiamenti alimentari, comportamentali, psicosociali e ambientali intervenuti negli ultimi anni, hanno inciso in misura esponenziale sulla salute fisica degli adolescenti, con accumulo di massa grassa e inevitabile aumento di peso.
A conferma di quanto sopra, la valutazione condotta sui ragazzi durante lo studio ha posto in evidenza una condizione fisica di obesità avanzata (23,3% dei casi), obesità (10%), medio-forte sovrappeso (13,3%), lieve sovrappeso (16,6%), normopeso (26,6%) e sottopeso (6,6%). In particolare, il dato che lascia sgomenti è riferito al 65% dei ragazzi che versa in condizioni di evidente sovrappeso, di cui il 36,6% in condizioni di obesità più o meno grave.
La differenza tra sovrappeso e obesità è fissata da uno schema di misurazione noto come Body Mass Index che calcola la percentuale di massa grassa del corpo in relazione all’altezza dell’individuo: si parla di sovrappeso quando il BMI è ricompreso tra 25 e 29,99; di obesità quando è uguale o superiore a 30. Con un’altezza media di 165,87 ed un peso medio di 73,66, il BMI medio degli allievi è risultato di 26,61 (sovrappeso).
La comprensione del comportamento muscolare e metabolico (aerobico/anaerobico), definisce quel passaggio obbligato che consente non solo di valutare in maniera ottimale le capacità motorie dell’allievo, ma anche di pianificare in maniera razionale ogni singolo allenamento. Osservando i movimenti fondamentali e basilari tipici del Judo, si è ritenuto dover sottoporre i ragazzi a test specifici per la valutazione della forza (resistente ed esplosiva) di muscoli pettorali, tricipiti brachiali e spalle oltreché di quadricipiti, flessori delle gambe e glutei.
Il quadro che ne deriva rende palese le criticità:
- piegamenti sulle braccia, (8 allievi hanno raggiunto 10/10; 3 si sono fermati a 4/10);
- squat, media di 7,03 (in 9 hanno raggiunto 10/10; 6 si sono fermati a 5/10);
- salto in alto (differenza tra statico e slanciato), aumento medio di27,24 cm (in 6 oltre i 35 cm; 2 non hanno raggiunto i 12 cm);
- balzo in avanti (da fermo), prestazione media di 147,54 cm (4 oltre i 190 cm; 2 ragazzi al di sotto dei 100 cm);
- salto in lungo (rincorsa 34 mt), media di 476,22 cm (2 oltre i 590 cm; 2 al di sotto dei 360 cm).
Gli adattamenti morfologico-funzionali che hanno luogo con la crescita e il carico allenante, possono provocare un’alterazione degli equilibri meccanici, con progressivo deterioramento della prestazione sportiva. Utile, pertanto, condurre interventi precoci di rieducazione funzionale, previa accorta analisi dell’atteggiamento posturale e dei parametri biomeccanici.
La valutazione condotta ha consentito di rilevare che:
- il 42,8% degli allievi vive periodicamente condizioni di dolorabilità riferita agli arti inferiori (23%), alle spalle (3,3%), alla zona lombare (6,6%), alla zona cervicale (3,3%), muscolare diffusa con rigidità (6,6%). Con l’esame clinico è stato possibile mettere in evidenza la condizione adattiva da ciascuno maturata;
- l’80% dei casi ha mostrato una cattiva distribuzione dei carichi sulla soglia plantare, l’83,3% il disallineamento dell’asse delle ginocchia, il 76,6% una forma di disallineamento del bacino, il 63,3% un atteggiamento scoliotico, il 23,3% una verticalizzazione dorso-lombare, il 10% una ipercifosi dorsale, il 60% un disallineamento dell’asse delle spalle ed il 6% un’inclinazione laterale del capo;
- il 56,6% dei casi ha evidenziato una limitazione escursionale riferita al distretto lombosacrale, il 33,3% a quello dorso-costale, 86,6% cervicale, 33,3% tibiotarsico e metatarsico.
Lo stato di sofferenza registrato (63,3% dei ragazzi versa in condizioni diverse di sovrappeso, il 42,8% con dolori diffusi, l’80% con forme di squilibrio, il 56,6% con limitazioni articolari), è indicativo di quanto si riveli necessario un intervento sinergico che punti non solo a ridurre l’apporto calorico giornaliero, ma anche a consumare in maniera corretta le energie sviluppate, in ciò migliorando struttura fisica e capacità di espressione motoria.
Autore dello studio: Claudio Santoro
Coautori: Michela D’Oro, Giuseppe Leone, Angelo Lionti, Michele Lionti