Prof. Pasquale Miano: “Al centro della ricerca vi sono la conformazione e le qualità dello spazio urbano, le sue declinazioni morfologiche e le caratteristiche che deve avere la mobilità dolce, come strategie d’incentivazione all’attività fisica e al cambio di stile di vita”
Napoli, 18 maggio 2019 – Lo spazio urbano influenza le nostre abitudini e può favorire stili di vita più salutari. Con al centro la relazione tra città e salute, un team di architetti e urbanisti della Federico II ha ripensato una vasta area di Napoli attraverso dei “percorsi della salubrità”. Dall’Orto Botanico al Parco di Scampia sono state coinvolte lungo un unico percorso ciclopedonale sia aree già interessate da processi di trasformazione che punti dalle forti potenzialità ancora non valorizzati.
Avviato nel 2015 nell’ambito di un progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale (Prin) sul tema della “Cura della città” in collaborazione con l’Università La Sapienza di Roma e l’IUAV di Venezia, il progetto ha interessato il territorio urbano compreso tra il Parco di Capodimonte e il Parco delle Colline. Più nel dettaglio: a nord Piscinola e Scampia, a sud il Rione Sanità, che ai margini della città storica accoglie le propaggini dei parchi limitrofi e rappresenta una “periferia nel centro”, e al centro i Colli Aminei e in particolare il Vallone di San Rocco, completamente estraneo e separato dalle aree ad esso contigue.
Ora, grazie a una convenzione tra il Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” (DIARC) e Tecnosistem Spa, la linea di ricerca sui nodi e percorsi della salubrità proseguirà per un altro anno e al termine, nella primavera del 2020, l’attività svolta dai ricercatori della Federico II verrà pubblicata e presentata nell’ambito di un convegno internazionale.
“Da anni – afferma Pasquale Miano, professore di Composizione Architettonica e Urbana della Federico II e responsabile della partnership avviata tra il Dipartimento e la Tecnosistem – lavoriamo sulle potenzialità di connessione e di miglioramento delle condizioni di vita. Insieme a paesaggisti, esperti del trasporto urbano, biologi, medici e sociologi abbiamo approfondito le modalità attraverso le quali lo spazio urbano possa essere in grado di influenzare il nostro comportamento inducendo una vita attiva, dove il movimento sia parte degli spostamenti quotidiani e produca effetti positivi sulla salute. Al centro della ricerca vi sono la conformazione e le qualità dello spazio urbano, le sue declinazioni morfologiche e le caratteristiche che deve avere la mobilità dolce, come strategie d’incentivazione all’attività fisica e al cambio di stile di vita. Verranno individuati nuovi punti di sperimentazione e di aggiornamento e divenire veri e propri nodi di salubrità all’interno del tessuto urbano congestionato e malato”.
“Grazie alla convenzione – conclude Miano – continueremo a lavorare su queste linee di ricerca per presentare soluzioni progettuali circoscritte, concrete e immediatamente fattibili per distribuire meglio i flussi urbani attraverso interscambi mirati, nuovi punti di intersezione tra le reti esistenti e il prolungamento di percorsi ciclopedonali attraverso i polmoni verdi oggi tagliati fuori dalla città come il Vallone di San Rocco”.
Obesità, diabete e asma: malattie “urbane”
La risoluzione ONU Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development (09/2015) pone tra gli obiettivi della sostenibilità garantire vita sana e benessere alla popolazione di tutte le età. Secondo l’UE, infatti, salute e benessere sono strettamente integrati alla nozione di città sostenibile e sono in tal senso incoraggiate azioni trasversali che rafforzino questi obiettivi coinvolgendo molteplici attori.
Di fatto l’obesità, il diabete, le allergie e l’asma sono nuove epidemie, generate non da virus, ma in gran parte da ambienti e comportamenti inadeguati: inquinamento, sedentarietà, errata nutrizione.
Ricerche in campo medico hanno evidenziato come condizioni ambientali che favoriscono il movimento e l’attività fisica degli esseri umani stimolino il consumo energetico individuale e migliorino le performances cognitive.
Appare evidente, dunque, che insistere sulla pedonalità, sullo spazio pubblico e sulla mobilità dolce, debba essere una delle azioni situate al primo posto di una politica urbana che voglia coniugare sostenibilità, vita sana e benessere della popolazione, con evidenti ricadute anche sulla spesa sanitaria.