Rivoluzione nella diagnosi del tumore della prostata. Nuova urologia oncologica e mininvasiva all’Istituto Clinico Beato Matteo

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Equipe-Puppo

Il team degli urologi: da sinistra, Paolo Puppo, Francesco Germinale, Matteo Raggio e Dimitri Choussos

Milano, 31 marzo 2015 – Ha preso avvio l’attività della nuova unità di Urologia Oncologica e Mininvasiva dell’Istituto Clinico Beato Matteo, sotto la guida del dott. Paolo Puppo, che porta all’interno del Gruppo Ospedaliero San Donato la sua straordinaria esperienza nella diagnosi e nella terapia del tumore della prostata.

Il tumore della prostata è la più frequente neoplasia nell’uomo. Raro nei soggetti con meno di 40 anni, la sua incidenza aumenta progressivamente con l’età: si calcola che nel corso della vita il rischio di sviluppare un carcinoma prostatico clinicamente evidente sia pari a circa il 15%. La diagnosi di questo tumore si basa sull’uso di parametri clinici e di laboratorio, ma non può prescindere dalla biopsia, ossia dall’esame di frammenti di prostata prelevati con un ago dall’urologo. Proprio nell’ambito della biopsia prostatica all’Istituto Clinico Beato Matteo è stata introdotta per la prima volta in Lombardia un nuova tecnologia che ha rivoluzionato il modo di eseguirla e l’attendibilità dei suoi risultati.

Fino ad oggi per eseguire una biopsia l’urologo poteva contare su un’immagine ecografica ad ultrasuoni, che però non è in grado di mostrare visivamente la distinzione tra il tessuto sano e l’eventuale tessuto tumorale: per avere un risultato sufficientemente attendibile il medico effettuava quindi un sorta di “mappa” della prostata prelevando un numero elevato di campioni di tessuto. In questo metodo tradizionale non c’era la possibilità di verificare l’effettiva collocazione spaziale dei prelievi: non esisteva cioè un sistema per essere sicuri da un lato di non biopsiare più volte lo stesso punto o dall’altro di non arrivare a tracciare intere zone della prostata.

A questo problema si sta finalmente ovviando con l’adozione di ecografi tridimensionali e con l’uso di software appositi che simulano, ricostruiscono e registrano il percorso dell’ago all’interno della prostata: “la tecnologia di cui disponiamo al Beato Matteo e con la quale abbiamo effettuato le prime biopsie ci consente di avere finalmente un controllo di qualità del prelievo e la ragionevole certezza di aver effettuato un valido mappaggio della prostata. L’immagine della prostata è in tre dimensioni: il software ricostruisce il passaggio dell’ago, lo registra e ci consente anche di simulare il prelievo, in modo tale da poterlo migliorare ed eventualmente cambiare direzione in caso di errore”ha spiegato il dott. Paolo Puppo, responsabile dell’Urologia Oncologica e Mininvasiva dell’Istituto Clinico Beato Matteo.

Oltre agli ecografi tridimensionali è stata introdotta un’ulteriore tecnologia in grado di trasferire le informazioni della risonanza magnetica all’ecografo mentre viene effettuata la biopsia. Un particolare software “fonde” i dati di elevatissima sensibilità della risonanza sull’immagine ecografica tridimensionale, rendendo possibile per l’urologo non solo un mappaggio chiaro della prostata, ma anche la visione del tessuto tumorale differenziato dal tessuto sano.

La cosiddetta “fusion biopsy” o biopsia con fusione consente quindi di “prendere la mira” e di concentrare la biopsia sulle zone sospette, aumentando significativamente l’accuratezza diagnostica dell’esame ed evitando esami inutili. A questo proposito sta entrando in funzione al Beato Matteo la nuova risonanza magnetica dotata di bobina endorettale apposita per lo studio della prostata.

fonte: ufficio stampa

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