Roma, 6 agosto 2020 – “Abbiamo scritto al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, al Ministro della Salute, On. Roberto Speranza, al Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, sul possibile rischio che nel nostro Paese possa verificarsi una seconda fase di epidemia da Sars-CoV-2, con le relative drammatiche conseguenze di un nuovo contagio su larga scala”, così Gioria Gian Massimo, Responsabile Nazionale Settore Assistenza Primaria del Sindacato Medici Italiani (SMI) e del Centro Studi SMI del Piemonte, rende pubblica la lettera del proprio sindacato invita alle autorità pubbliche.
“Vogliamo porre alla attenzione delle autorità pubbliche una serie di riflessioni frutto di rilievi nell’ambito della professione della medicina di famiglia. Considerati i dati ufficiali pubblicati, i soggetti che hanno contratto il virus Sars-CoV-2 sono, al 4 agosto. 248.419 di cui 35.171 deceduti, dimessi 200.766 e, attualmente positivi con certezza, 12.482.Emerge, da dati ISTAT, in base all’indagine di sieroprevalenza, oltre 1,4 milioni di italiani hanno gli anticorpi”, continua Gioria.
“Tutto questo implica, da una banale sottrazione, che oltre 58 milioni di italiani sono sieronegativi. Di costoro, circa 14 milioni sono over 65 anni e 7 milioni over 75 anni (dati ISTAT).Un altro dato, questa volta del CENSIS, calcola la presenza di badanti in Italia: 1 milione e 655 mila, quasi tutte assistite dalla medicina di famiglia. Molte di esse sono tornate ai loro paesi di origine proprio in questo mese di agosto. Paesi in cui il virus non è stato contenuto come in Italia”.
“Il rischio è che il ritorno di queste persone dai loro paesi comporti una diffusione del virus tra i soggetti anziani (ben noto è il rapporto badanti-anziani) nelle cui case non avviene certo il controllo che è presente oggi nelle RSA e nelle strutture pubbliche (che vale per quei soggetti stranieri ivi impiegati)”.
“Si vuol fare presente che la seconda ondata, che tanto si paventa, potrà sicuramente essere legata a questa diffusione incontrollata di soggetti a rischio diffusione di infezione se non si pongono gli adeguati controlli negli aeroporti, nelle stazioni dei bus internazionali (molti di questi soggetti usano tale mezzo di trasporto) con relativi periodi di isolamento fiduciario”.
“Non è qui il caso di fare i conti di quanti anziani potrebbero rimanere infettati (su almeno 7 milioni di ultra 75enni) e quanti potrebbero sovraccaricare le strutture sanitarie generando un secondo collasso, e nemmeno segnalare quanto sarebbe deleterio una seconda chiusura del Paese per l’economia”.
“Certi di una adeguata riflessione da parte delle competenti autorità, si confida in una seria presa d’atto della problematica qui evidenziata, visto che il tasso di mortalità sin Italia è stimato tra il 7,5 ed il 14% (dati Istituto Superiore di Sanità)”, conclude Gioria.