L’Unione Europea risponde all’eurodeputato Pedicini: “Noi non controlliamo, lo devono fare gli Stati membri”
Bruxelles, 20 marzo 2017 – Il caffè del Brasile commercializzato in Italia e in Europa potrebbe contenere residui di pesticidi nocivi per la salute dei cittadini.
Per cercare di capire qual è la situazione, l’eurodeputato Piernicola Pedicini a dicembre scorso, aveva presentato un’interrogazione alla Commissione europea per chiedere di “intervenire per far monitorare la qualità del caffè brasiliano e, nello specifico, verificare se esso contenga residui di pesticidi banditi dalla Ue o che superino i limiti massimi stabiliti dalle normative vigenti”.
La Commissione europea, nei giorni scorsi, ha risposto a Pedicini e ha fatto sapere che “il caffè in grani non è compreso nel programma di controllo pluriennale (Pncp) previsto dall’Ue per i prodotti alimentari importati e che non dispone di informazioni su eventuali problemi da essi riscontrati in relazione alle citate sostanze. Spetta agli Stati membri – ha aggiunto – decidere circa la scelta dei prodotti alimentari e dei pesticidi da sottoporre ad analisi nell’ambito dei rispettivi programmi di controllo nazionali (Pn) e, di conseguenza, decidere se controllare il caffè in grani per accertare la presenza dei pesticidi glifosato o di terbufos. Nel 2014 – ha spiegato la Commissione Ue – non sono state effettuate analisi di tal genere sul caffè in grani. Dati recenti risultanti dalle notifiche ricevute mediante il sistema di allarme rapido per gli alimenti e i mangimi non confermano l’esistenza di rischi specifici connessi al caffè in grani proveniente dal Brasile”.
“Dalle statistiche sulle importazioni – aveva spiegato Pedicini nell’interrogazione – si rileva che il primo fornitore di caffè all’Italia è da sempre il Brasile, e Trieste è tra i porti principali d’ingresso del caffè commercializzato in Europa. Una volta superato il controllo sanitario ministeriale alla frontiera, il caffè viene autorizzato per la vendita anche negli altri Paesi europei. Tuttavia, le analisi condotte dall’Agenzia dell’ambiente del Friuli, per conto del Ministero della Salute, non indagano la presenza di alcuni pericolosi fitosanitari ampiamente utilizzati nelle coltivazioni brasiliane del caffè ma vietati nell’Unione europea”.
fonte: ufficio stampa