Perugia, 9 settembre 2019 – Uno studio, pubblicato sulla prestigiosa rivista Science Advances, analizza le informazioni contenute nel DNA degli italiani per ricostruire eventi passati di mescolamento e migrazioni: ne è emerso un quadro molto più complesso di quanto è possibile osservare nel resto dell’Europa.
La ricerca è frutto di una collaborazione tra diversi istituti di ricerca italiani ed esteri, coordinati dai genetisti del Dipartimento di Zoologia dell’Università di Oxford, del Dipartimento di Biologia e Biotecnologie “L. Spallanzani” dell’Università di Pavia e dell’Istituto Italiano per la Medicina Genomica di Torino.
Allo studio hanno contribuito anche ricercatori afferenti al Dipartimento di Chimica, Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Perugia (storia genetica degli Europei dott.ssa Hovirag Lancioni e dott.ssa Irene Cardinali) e ha coinvolto più di 1.500 volontari, provenienti da tutte le regioni d’Italia, che sono stati analizzati per oltre 200.000 polimorfismi del DNA.
Queste varianti genetiche sono state comparate tra loro e con quelle provenienti da molte altre popolazioni europee, mediorientali e africane. Da tale confronto è stato possibile identificare gruppi genetici simili e di ricostruire luogo e tempo in cui queste componenti si sono originate.
I risultati mostrano una distribuzione della variabilità genetica degli Italiani lungo l’asse nord-sud con gruppi di campioni che si discostano nettamente (Sardegna), rispecchiando pertanto la geografia del paese. L’elevata variabilità riscontrata in Italia, non è altro che il risultato di numerosi mescolamenti e migrazioni avvenuti fin da tempi antichi.
Oltre ai tre gruppi ancestrali comuni a tutti gli Europei – i cacciatori-raccoglitori del Mesolitico, gli agricoltori neolitici di origine mediorientale e gli allevatori di cavalli dell’Età del Bronzo – nel genoma degli Italiani sono state identificate per la prima volta tracce genetiche di un quarto gruppo ancestrale, geneticamente simile a popolazioni moderne della regione del Caucaso. Questa componente sarebbe giunta nella nostra penisola, passando dal Sud Italia, intorno 5.000 anni fa.