Roma, 22 gennaio 2020 – È ottimo il posizionamento dell’Italia nella produzione d’innovazione scientifica, basti pensare che il nostro paese è tra i primi dieci nel mondo per articoli scientifici pubblicati e per il loro impatto. Un risultato di assoluto rilievo se si confrontano i nostri investimenti in Ricerca con quelli di tante altre nazioni. Il 20% degli studi clinici dell’Unione Europea è svolto in Italia, il 37% del totale degli studi clinici è su farmaci biotech, e il 26% su farmaci orfani.
Non è altrettanto positivo il posizionamento del nostro paese nella tutela della proprietà intellettuale in ambito scientifico, ed è addirittura scarso nella valorizzazione dei risultati della ricerca. Questo a causa di insufficiente tutela della proprietà intellettuale con prevalenza di brevetti solo italiani rispetto a domande brevettuali internazionali frutto per anni di una attività di valorizzazione statica, mancanza di cultura sul tema e norme anacronistiche.
Valorizzare in chiave economica i risultati della ricerca scientifica e tecnologica per fornire le migliori strategie di cura ai pazienti è l’impegno costante e crescente degli IFO, in linea con il regolamento recentemente diffuso dal Ministero della Salute. Dal 2015, anno in cui è stato istituito l’Ufficio Trasferimento Tecnologico (UTT), si persegue con maggior determinazione e con regole condivise l’obiettivo di valorizzazione dei risultati attraverso contratti con enti pubblici e privati, potenziamento delle politiche brevettuali e capacità di sfruttare commercialmente l’attività di gestione e concessione delle licenze.
L’UTT IFO dispone di un budget medio annuale di oltre 80.000 euro, genera risorse per l’ente, ricadute positive sull’assistenza sanitaria e migliora la gestione dei goal della ricerca da un punto di vista traslazionale, legale e commerciale. Negli anni 2017-2018 sono stati 7 i brevetti concessi e oltre una ventina il numero di accordi di riservatezza, di partnership tra istruzioni diverse per la gestione della co-titolarità di brevetto e per il trasferimento di materiali.
Diffondere una cultura imprenditoriale della ricerca e sostenere le iniziative di spin-off è proprio tra le mission di un istituto di ricerca. Il meeting di oggi all’IFO “Trasferimento Tecnologico e Valorizzazione della Ricerca”, è stato un confronto costruttivo tra enti di ricerca, istituzioni e gestori di strumenti utili per questa attività.
Al Regina Elena tra i casi di best practices in ambito di tutela della proprietà intellettuale, ricordiamo la recente scoperta del ruolo chiave nella resistenza alle terapie contro il melanoma, dei microRNA, rintracciati nel sangue umano attraverso la biopsia liquida.
Ricercatori del Regina Elena hanno, inoltre, recentemente identificato un gruppo di RNA circolari (circRNA) in cellule di carcinoma mammario sempre grazie alla biopsia liquida. Anche queste molecole rappresentano potenziali biomarcatori non invasivi, estremamente interessanti e utili per identificare i pazienti ad alto rischio di progressione di malattia.
Un importante brevetto dei ricercatori del San Gallicano aiuta a combattere le infezioni ospedaliere: una piattaforma diagnostica misura in modo rapido la produzione di biofilm da batteri isolati, informazioni essenziali per una scelta terapeutica mirata, perché identifica il tipo di antibiotico più efficace per colpire il biofilm microbico.
“Valorizzare le ‘invenzioni’ di un Istituto a carattere scientifico, vuol dire in ultima analisi migliorare i livelli di cura e assistenza sanitaria al cittadino e generare ritorni a beneficio dell’intero sistema paese – dichiarano congiuntamente Gennaro Ciliberto e Aldo Morrone, Direttori Scientifici IRE e ISG – Per fare questo abbiamo bene compreso quanto sia importante la capacità di attrarre finanziamenti. A tal fine sono utili studi di mercato che precedono la domanda brevettuale, e la selezione di idee che tenga conto della commerciabilità del brevetto”.
Oggi l’80% dell’innovazione farmaceutica nasce in rete, attraverso le partnership pubblico-privato, con le università, le PMI biotech, le start-up, gli enti no-profit. Farmindustria e la Società Italiana di Farmacologia (SIF) hanno sviluppato insieme InnovationFlow, un punto di contatto diretto tra ricerca pubblica e imprese del farmaco. Attraverso la piattaforma i ricercatori hanno l’opportunità di inserire le proprie attività di ricerca, e le aziende di consultarle per valutare insieme eventuali forme di collaborazione.
Senza dubbio la valorizzazione dei risultati della ricerca in ambito clinico e le prospettive del trasferimento tecnologico dell’area sanitaria, vivono oggi negli IRCCS e nelle Università il passaggio da un sistema poco strutturato ad uno più consapevole ed organizzato. Gli strumenti sono molteplici ma un messaggio chiaro è emerso oggi, l’importanza di cambiare, in primis, la forma mentis dei nostri ricercatori: quando ci si imbatte in un’idea innovativa vale sempre la pena di provare a brevettarla, subito!
“Molte le attività messe in campo, negli ultimi anni, dal Ministero della Salute sul tema – dichiara Giovanni Leonardi, Direttore Generale della Ricerca e dell’Innovazione in Sanità – L’ultimo impegno è stato quello di analizzare tutte le fasi per giungere da una idea di brevettazione alla creazione di uno spin off. Un percorso che ha molte criticità, e dove non è coinvolta una sola professionalità, si tratta infatti di un lavoro di squadra accurato che deve supportare il ricercatore. Stiamo per queste ragioni lavorando in collaborazione con il Ministero di Sviluppo Economico, una accordo che mira ad una serie di iniziative importanti che hanno l’obiettivo di rendere più agevole il percorso amministrativo per lo sviluppo tecnologico”.
“Un filone che stiamo curando in modo particolare – evidenzia Andrea Beccari, Assessorato allo Sviluppo Economico e Attività Produttive della Regione Lazio – è quello di costruire strumenti per affiancare il ricercatore dal punto di vista manageriale. È oggi una importante occasione per giungere a uno scambio di informazioni e ad una sinergia di obiettivi utili al varo del nuovo piano triennale della ricerca della Regione Lazio. L’obiettivo è comprendere sempre meglio come la qualità della vita, la salute e la ricerca negli IRCCS della regione, e in particolare negli IFO, possano andare nella direzione di una valorizzazione della Regione stessa”.
“Ospitare nei nostri Istituti un Centro Studi di Fase 1 – spiega Francesco Ripa di Meana, Direttore Generale degli IFO – ha aiutato a cambiare il nostro approccio con l’industria, perché ci fa trovare in una relazione diretta con le aziende e di co-responsabilità in fasi della ricerca sempre più precoci. Stiamo inoltre per dotarci di uno stabulario, ulteriore segnale dell’importanza che diamo alla ricerca di base. Negli ultimi anni, infatti, è stato grande l’impegno degli Istituti per stabilire accordi con l’industria, anche prima della fase di sperimentazione clinica. È chiaro che rafforzare la presenza di istituzioni pubbliche, da sole, in rete o con l’industria, per brevettare scoperte, aggiunge valore non solo all’ Istituzione ma alle potenzialità della Regione. La valorizzazione diretta del lavoro di ognuno avviene proprio attraverso la titolarità e la co titolarità di inventare un brevetto”.