Conoscere questa modalità di trasmissione, la più efficace dal punto di vista del successo evolutivo del batterio, rinforza lo stato di vigilanza e porta ad un incremento nell’attenzione che va rivolta al contenimento della diffusione di questi batteri
Pisa, 8 maggio 2017 – Un nuovo meccanismo di trasmissione della resistenza alla colistina in Klebsiella pneumoniae già resistente ai carbapenemici, è stato scoperto grazie a uno studio pisano condotto dalla Microbiologia dell’Aou pisana, in collaborazione con Olanda e Grecia, presentato al recente convegno ECCMID di Vienna.
Nel lavoro – che fa seguito a uno studio precedente del medesimo gruppo che aveva rilevato, per la prima volta, come i macchinari di esecuzione dell’antibiogramma sottostimassero in realtà la resistenza batterica – si è scoperto che la colistina, spesso ultimo baluardo per il trattamento delle infezioni sostenute da questi ceppi multi resistenti assai diffusi negli ospedali, perde la sua efficacia a causa, principalmente, di un frammento di DNA veicolato da un plasmide, frammento che si inserisce in un gene che viene così interrotto, provocando appunto la resistenza a questo antibiotico. Il trasporto plasmidico di queste sequenze di inserzione causa la disseminazione orizzontale della resistenza.
Conoscere questa modalità di trasmissione, la più efficace dal punto di vista del successo evolutivo del batterio, rinforza lo stato di vigilanza e porta ad un incremento nell’attenzione che va rivolta al contenimento della diffusione di questi batteri.
Ancora una volta la Microbiologia pisana ha rivestito un ruolo di primo piano in questo studio internazionale, i cui risultati sono stati presentati dalla dottoressa Cesira Giordano, giovane specializzanda in Microbiologia e Virologia e assegnataria di una borsa di studio inerente proprio Klebsiella KPC.
fonte: ufficio stampa