Renzi su riforma Pubblica Amministrazione. Anaao: “Dalle parole si passi ai fatti”

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Dott. Costantino Troise

Roma, 30 luglio 2016 – Le dichiarazioni rilasciate dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi a commento dei lavori del CdM segnano una svolta non marginale. Per la prima volta dopo due anni di Governo – commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – la parola “sanità” compare in una sua dichiarazione e per la prima volta si riconosce l’iniquità del blocco contrattuale dei dipendenti pubblici, cui pure questo Governo ha contribuito, e la irrisorietà, da noi denunciata a suo tempo, del finanziamento che legge di stabilità dello scorso anno concesse, e solo sotto la pressione di una sentenza della Corte Costituzionale.

I dipendenti pubblici, compresi quelli della Sanità, che hanno pagato un contributo pesante al risanamento dei conti, in termini di condizioni di lavoro e potere di acquisto delle retribuzioni, sono così entrati nello spazio di un tweet governativo, rompendo uno schema, da molti alimentato, che li vuole tutti uguali, ieri fannulloni, oggi furbetti.

Forse il merito di questo cambio di verso, che riprende quanto da tempo sosteniamo, non va alle migliaia di parole, da noi dette e scritte in questi anni, ma certo hanno pesato una lunga vertenza di manifestazioni e lotte dei Medici e dei Dirigenti sanitari insieme con le numerose indagini che hanno messo a nudo la crisi della sanità pubblica e del diritto alla salute dei cittadini. Il tema della trasparenza e del merito non è separabile da quello del riconoscimento del valore del lavoro di chi opera in sanità e dalla rimozione dell’inaccettabile dissociazione tra la sua gravosità e rischiosità e i suoi livelli retributivi dopo 7 anni di tagli.

Quanto alla annunciata rottura del rapporto tra sanità e politica siamo nel campo del già sentito. Da tempo denunciamo che la cornice legislativa degli assetti gestionali del SSN non ha né scoraggiato né impedito la possibilità per i politici di invadere la sfera della sanità, piegando le esigenze della buona gestione a quelle della cattiva politica, alle quali subordinare anche il riconoscimento del merito e delle competenze professionali. Ma non rimedierà un albo nazionale o l’innalzamento della asticella delle competenze dei Direttori Generali al pensiero unico che considera un paradigma immutabile la discrezionalità connessa al rapporto fiduciario, la natura monocratica del management aziendale, che esclude ogni ruolo alle rappresentanze professionali, la subalternità dell’autonomia tecnico-professionale alle ragioni della gestione economicistica.

Le parole saranno pure pietre, ma a contare sono solo i fatti, sui quali attendiamo il Governo e il suo Capo. A cominciare dalla prossima legge di stabilità, chiamata ad arrestare il definanziamento progressivo della sanità pubblica, avviata lungo il piano inclinato di una spesa al 6,5% del PIL, la più bassa nel mondo occidentale, e dal rinnovo contrattuale, in cui sarà impossibile riconoscere meriti e valori senza investimenti non simbolici e non virtuali sul capitale umano.

Se sono rose, e non mera tattica elettorale verso il referendum, e non solo, fioriranno. Anche in agosto.

fonte: ufficio stampa

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