Kinshasa/Milano 27 marzo 2024 – L’escalation del conflitto nella provincia del Nord Kivu, nella parte orientale della Repubblica Democratica del Congo (RDC), sta spingendo la popolazione verso il rischio imminente di una grave crisi alimentare.
Azione contro la Fame esorta i membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, riuniti oggi, a garantire che la crisi della fame non si aggravi e metta a rischio altre vite umane, chiedendo il rispetto della risoluzione 2417, che ha riconosciuto il legame tra guerre e fame, attraverso l’impegno con le parti in conflitto per facilitare l’accesso umanitario e il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario.
La situazione umanitaria
Dal gennaio 2024, l’escalation dei combattimenti nel Nord Kivu è caratterizzata dall’attacco indiscriminato ai civili e alle infrastrutture civili, dalla militarizzazione dei campi per sfollati e dalla restrizione dei movimenti sulle principali vie di approvvigionamento per il libero passaggio di cibo, beni essenziali e aiuti. Solo a febbraio, oltre 240.000 persone sono fuggite nella città di Goma, portando il numero degli sfollati a oltre 600.000 nei campi e nei siti informali intorno alla città, che necessitano di aiuti umanitari immediati e salvavita. Le famiglie in fuga dal conflitto arrivano in condizioni nutrizionali e sanitarie deplorevoli.
“Dalla recrudescenza del conflitto, la situazione nutrizionale dei bambini che si rivolgono alle strutture sanitarie di Azione contro la Fame nei campi 1 e 2 di Lushagala è peggiorata, e il numero di bambini gravemente malnutriti sotto i 5 anni ricoverati si è moltiplicato per quattro volte, dal novembre 2023. A febbraio, Azione contro la Fame ha ricevuto fino a 10 nuovi casi al giorno di bambini in condizioni di malnutrizione acuta grave”, spiega Florian Monnerie, direttore di Azione contro la Fame nella RDC.
Al di fuori di Goma e in tutto il Nord Kivu, dove ci sono oltre 2,4 milioni di sfollati, la situazione rimane allarmante. I civili sono continuamente costretti a fuggire dai combattimenti, per giorni, settimane o mesi, lasciando loro poche possibilità di coltivare o acquistare cibo. I combattimenti e i blocchi indotti impediscono inoltre alle organizzazioni umanitarie di fornire gli aiuti tanto necessari.
Azione contro la Fame ha dovuto interrompere le sue attività nella zona sanitaria di Mweso, nel territorio di Masisi, per tre settimane a causa degli intensi combattimenti nella zona. A causa dell’accesso umanitario limitato, le famiglie e le comunità sono state lasciate senza assistenza né protezione, aggravando ulteriormente il rischio di una grave crisi alimentare.
L’appello
“Azione contro la Fame, insieme ad altre organizzazioni umanitarie, chiede con urgenza la cessazione delle ostilità e il rispetto del Diritto Internazionale Umanitario, consentendo la protezione della popolazione civile e la consegna sicura di aiuti neutrali e imparziali ai più bisognosi. È necessaria un’azione immediata per prevenire ulteriori perdite di vite umane”, afferma Florian Monnerie.
L’intervento di Azione contro la Fame nella RDC
Azione contro la Fame rimane impegnata a fornire assistenza salvavita, tra cui nutrizione e cure mediche, acqua, igiene, servizi igienico-sanitari e supporto psicosociale. L’organizzazione opera nella RDC dal 1997 e ha programmi in tutto il Nord Kivu, in particolare a Mweso (territorio di Masisi), Bambo (territorio di Ruthsuru) e nei siti di sfollamento di Goma, tra cui Lushagala 1 e 2, Bulengo, Rusayo 2 e Kanyaruchiny