Con il freddo tornano i malanni di stagione invernali. Dagli esperti dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù una guida completa per prevenirli, riconoscerne i sintomi, quando rivolgersi al pediatra e come curarli
Roma, 30 ottobre 2024 – Tosse, mal di gola, raffreddore, febbre, influenza, bronchiolite. Con l’arrivo del freddo tornano i malanni di stagione. Lo scorso anno sono stati 15 milioni gli italiani colpiti dall’influenza e dalle sindromi parainfluenzali. Di questi, circa un terzo erano bambini e ragazzi. Come prevenire queste patologie? Come si cura la febbre? Quando ci si deve rivolgere al proprio medico? Come prendersi cura del bambino tra le mura di casa?
Ecco i consigli dei medici dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù per rispondere ai dubbi e alle domande più frequenti dei genitori.
Influenza e sindromi parainfluenzali
Rhinovirus, coronavirus, virus influenzali e parainfluenzali, adenovirus, enterovirus, virus respiratorio sinciziale. Sono gli agenti virali responsabili della maggior parte delle malattie dell’apparato respiratorio: dal raffreddore all’influenza, dal Covid alla bronchiolite. Questi virus si trasmettono per via respiratoria, attraverso l’inalazione diretta delle goccioline respiratorie infette o per contatto, per esempio con le mani contaminate. I sintomi sono spesso simili, ma di diversa intensità e vanno dal mal di gola alla tosse, dal naso che cola alla febbre, dalle manifestazioni gastrointestinali ai dolori articolari.
Le malattie respiratorie ogni anno nel mondo colpiscono centinaia di milioni di persone, soprattutto nei mesi più freddi. Lo scorso anno in Italia si sono ammalate più di 14.500.000 persone di influenza e sindromi parainfluenzali. Di queste, circa 1/3 erano minori. Al Bambino Gesù durante la scorsa stagione epidemica (2023-2024) si sono verificati più di 13.000 accessi in Pronto Soccorso per infezioni respiratorie acute e oltre 1.500 ricoveri, di cui circa 100 in terapia intensiva.
I picchi stagionali cambiano da patologia a patologia. Nell’influenza la fase di picco dura generalmente da dicembre a febbraio, nel raffreddore i casi aumentano durante tutta la stagione invernale, i casi di bronchiolite causati da virus respiratorio sinciziale si concentrano tra novembre e marzo, mentre quelli causati da virus parainfluenzali di tipo 3, invece, si verificano con maggior frequenza in primavera ed estate.
La prevenzione, un’arma fondamentale
Il rispetto delle norme igieniche è fondamentale per limitare i rischi di contrarre i virus respiratori. Con l’arrivo del freddo i bambini passano infatti più tempo in ambienti chiusi e con minore ricambio d’aria, esponendosi così a un rischio maggiore di essere contagiati.
Lavare spesso le mani, coprire naso e bocca con un fazzoletto o il cavo del gomito quando si starnutisce, ridurre il contatto delle mani con occhi, bocca e naso ed evitare le persone che presentano sintomi sono tutti comportamenti che aiutano a diminuire il rischio di ammalarsi. Più in generale un corretto stile di vita rende bambini e ragazzi più sani e quindi meno soggetti ad ammalarsi. È importante seguire un’alimentazione equilibrata, ricca di frutta e verdura che aiutano a rinforzare le difese dell’organismo.
Ma l’arma di prevenzione più importante, laddove presente, resta il vaccino. Insieme al nuovo anticorpo monoclonale contro il virus respiratorio sinciziale. In Italia la campagna vaccinale antinfluenzale è iniziata il 1 ottobre.
Il vaccino è raccomandato a tutti i bambini da 6 mesi fino al compimento dei 7 anni; ai bambini dai 6 mesi di età, ragazzi e adulti con patologie croniche e ai loro conviventi, alle donne in gravidanza e nel periodo “postpartum” e a tutte le persone dai 60 anni di età. Insieme a quella anti-influenzale, è partita anche la campagna per la vaccinazione contro il SARS-CoV-2, per tutte le fasce di età.
Da quest’anno poi è disponibile un nuovo farmaco, un anticorpo monoclonale, che serve a proteggere dal virus respiratorio sinciziale, la causa più comune di bronchiolite (infiammazione delle piccole vie aeree dei polmoni) e di polmonite nei bambini sotto i due anni.
In Italia lo scorso anno si sono registrati oltre 15.000 ricoveri, 3.000 dei quali in terapia intensiva. Presso il Bambino Gesù durante la scorsa stagione epidemica (2023-2024) si sono verificati 650 ricoveri, di cui 93 in terapia intensiva, a causa della bronchiolite.
Nei giorni scorsi la conferenza Stato-Regioni ha dato via al piano di immunizzazione contro il virus sinciziale. La campagna riguarderà inizialmente tutti i bambini nati da fine luglio 2024 in poi e quelli fragili con meno di 24 mesi di età. Non si tratta di un vaccino; previene l’infezione, evitando il ricovero in ospedale, il rischio morte e le conseguenze a breve e lungo termine.
“Prevenire l’infezione da Virus Respiratorio Sinciziale è salvavita nei bambini con meno di 6 mesi di età, riduce di oltre l’80% la necessità di ricovero ospedaliero e azzera il rischio morte – spiega il prof. Alberto Villani, responsabile dell’unità operativa complessa di pediatria generale e DEA II livello del Bambino Gesù – Evitare una forma grave di bronchiolite nelle primissime fasi della vita abbatte il rischio di soffrire di asma, già in età evolutiva, e della Broncopneumopatia cronica ostruttiva, in età adulta avanzata”.
A chi rivolgersi e cosa fare
La maggior parte delle malattie respiratorie invernali si presenta con sintomi molto simili: raffreddore, mal di gola, tosse, febbre, inappetenza, stanchezza. Si tratta di malattie che in genere si risolvono da sole in pochi giorni grazie al riposo a letto e alla somministrazione di farmaci in grado di controllare la febbre (se presente) e alleviare la sintomatologia. Il farmaco di elezione per la gestione della febbre è il paracetamolo, che ha proprietà antifebbrili e antidolorifiche. Trattandosi di infezioni virali, la terapia antibiotica non solo è inutile, ma spesso dannosa quando non prescritta dal medico.
In caso di raffreddore i lavaggi nasali sono utili per liberare le vie aeree superiori e facilitare la respirazione, soprattutto nei neonati e nei bambini molto piccoli che non sono ancora in grado di soffiarsi il naso. Il lavaggio consiste nell’introduzione nelle narici di una soluzione di acqua e sale (soluzione fisiologica). I momenti più adeguati per effettuare i lavaggi nasali sono prima delle poppate, prima di dormire e prima di eseguire l’aerosol.
Esistono molti strumenti per eseguire il lavaggio nasale. Nei bambini sotto i due anni di età è consigliato l’utilizzo di una siringa (senza ago) da 2,5 ml o 5 ml, in modo da introdurre la soluzione fisiologica nelle narici con una discreta pressione (non eccessiva, né in maniera troppo rapida), utile a liberare le prime vie aeree. Esistono poi i flaconcini monouso (da 2,5 o 5 ml) e, per i bambini più grandi, gli spray predosati o l’apposito apparecchio per lavaggi nasali (una piccola brocca con beccuccio).
Le soluzioni normalmente utilizzate per il lavaggio nasale sono isotoniche (soluzione fisiologica) o ipertoniche. Le soluzioni isotoniche hanno una concentrazione di sale dello 0,9%, quelle ipertoniche, utilizzate quando il muco è più denso, hanno invece una concentrazione di sodio cloruro più elevata (la più frequente è al 3%); quest’ultima è indicata in specifiche categorie di pazienti.
L’idratazione è sempre importante, ancora di più quando il bambino ha una sindrome influenzale o parainfluenzale e va quindi stimolato a bere acqua. Se è inappetente, invece, non è necessario forzarlo a mangiare. Il riposo a casa è importante, anche per limitare la circolazione dei virus, ma se il bambino si sente in forze, non serve costringerlo a letto. In caso di febbre (senza brividi), inoltre, vestirlo con abiti leggeri lo aiuterà a disperdere il calore in eccesso e a diminuire il disagio.
L’aspetto veramente importante a cui i genitori devono prestare attenzione è lo stato di salute generale del bambino. Non c’è un sintomo che, da solo, è più importante degli altri diventando fonte di ansia. La febbre è normale, vuol dire che l’organismo sta combattendo l’infezione virale. Bisogna quindi prendere in considerazione lo stato di malessere complessivo del bambino (dolore, appetito, cambiamento delle sue abitudini, del suo umore e della sua mobilità). Quando si riscontrano cambiamenti evidenti rispetto alla normalità è importante rivolgersi al pediatra che fornirà le indicazioni, terapeutiche e comportamentali, del caso.
I fattori di rischio cambiano quando si ha a che fare con persone fragili. Nei bambini e nei ragazzi i fattori che aumentano il rischio di maggiore gravità sono la prematurità, l’età del bambino (inferiore a 12 settimane), le cardiopatie congenite, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica, le anomalie congenite delle vie aeree e le immunodeficienze. In questi casi è sempre opportuno consultare il medico curante e in ogni caso, deve essere garantita una valutazione medica (Pronto Soccorso, se medico curante impossibilitato).
“Prevenire è sicuramente il primo consiglio, vaccinare anche i bambini contro l’influenza è fondamentale. In caso di malattia, i genitori non devono avere paura del valore della temperatura, dei gradi segnalati dal termometro, ma rivolgere l’attenzione alle condizioni complessive del bambino, senza somministrare farmaci per decisione autonoma – spiega il dott. Sebastian Cristaldi, responsabile dell’unità operativa semplice DEA II livello dell’Ospedale – Certamente è di aiuto mantenere l’idratazione con acqua o soluzioni reidratanti, facilmente reperibili nelle farmacie. Consiglio inoltre di sottoporre la situazione al proprio pediatra di famiglia che prescriverà controlli clinici e terapie in base alle condizioni o invierà la famiglia in Pronto Soccorso se necessario”.