Roma, 25 ottobre 2021 – “Nell’ultimo decennio la radioterapia ha avuto una evoluzione importante che ci permette di identificare in maniera più precisa il bersaglio, riuscendo a concentrare la dose sul tumore/target, risparmiando i tessuti sani limitrofi. Quindi, da una parte consente di aumentare la curabilità del tumore e dall’altra limita gli effetti collaterali. Questo grazie soprattutto a una serie di tecniche nuove come Imrt, Vmat, Rt stereotassica, che, però, possono essere realizzate solo con l’uso di macchine di ultima generazione e di elevata tecnologia”. Così, all’agenzia Dire, la dott.ssa Maria Alessandra Mirri, direttore del Dipartimento Oncologico della Asl Roma 1.
Mirri si sofferma in particolare sull’uso sempre più frequente della radioterapia stereotassica, tecnica che prevede cicli brevi con poche sedute con alta dose per frazione, e spiega che “tale tecnica, che può avere un significato curativo, come nei tumori del polmone in primo stadio non operabili per età o co-morbidità o per i tumori della prostata in fase iniziale, o più spesso un carattere palliativo di controllo locale della malattia metastatica, rende più facile l’integrazione con le terapie sistemiche, dalla chemioterapia alle terapie biologiche fino all’immunoterapia”.
Nell’ottica di un aumentato uso della radioterapia stereotassica, la dott.ssa Mirri riferisce che “nel 2019 a tutte le aziende del Lazio è arrivata una richiesta per una rilevazione e monitoraggio per gli acceleratori in grado di fare la radioterapia stereotassica per la determinazione del fabbisogno regionale complessivo. Una volta giunti questi dati, nell’ottobre 2019 è stato prodotto un documento tecnico relativo alle analisi delle prestazioni di radioterapia nel Lazio, contenente gli elementi per la stima del fabbisogno degli acceleratori”.
“Una commissione, composta da esperti, tra cui radioterapisti, epidemiologi, oncologi e personale regionale – sottolinea – ha prodotto un documento tecnico che concludeva che, benché il Lazio disponesse di un numero di acceleratori adeguati alla popolazione e agli standard europei, la maggior parte di questi si poteva considerare obsoleto perché datato di 10-15 anni e suggeriva di aumentare il numero di trattamenti stereotassici erogabili, o ammodernando le apparecchiature o facendo lavorare quelle performanti a ritmo pieno aumentando gli organici carenti con assunzioni di personale medico e tecnico”.
Mirri racconta inoltre che “nel 2020, in coerenza con il Programma operativo per la gestione dell’emergenza Covid-19, la Direzione salute integrazione sociosanitaria della regione Lazio ha deciso di procedere alla definizione di un piano di integrazione territorio-ospedale, che comprendeva anche l’acquisizione di tecnologie ad alta complessità, tra cui acceleratori lineari, Tac e Rm, bandendo una gara comunitaria centralizzata,finalizzata alla stipula di accordi per la fornitura di acceleratori lineari, risonanze e Tac, per assicurare una distribuzione di macchine omogenea su tutto il territorio regionale, così da garantire un accesso alle cure uguale a tutta la popolazione laziale”.
“Con questa gara – prosegue – nel 2020, durante il periodo Covid-19, sono stati aggiudicati 11 acceleratori lineari di ultima generazione a ospedali di aziende pubbliche e universitarie di Roma e provincia, oltre a molteplici macchine per la diagnostica. La Asl Roma 1 si è aggiudicata una Tac e una Rm. Nel 2021 la Regione ha approvato un nuovo stanziamento per acquisire altre macchine sempre di alta tecnologia, sia di diagnostica sia per la radioterapia, grazie alla quale anche la Asl Roma 1 potrà disporre di un acceleratore lineare di ultimissima generazione in sostituzione di una macchina di oltre 15 anni”.
Mirri informa poi che “la dotazione tecnologica per la radioterapia della Asl Roma 1 è attualmente costituita da un acceleratore lineare di ultima generazione, in grado di svolgere trattamenti anche molto delicati con le tecniche più innovative, a un acceleratore risalente al 2006 utilizzato per i trattamenti a carattere palliativo, da un acceleratore lineare dedicato alla Radioterapia intraoperatoria, tecnica momentaneamente interrotta durante la pandemia da Covid-19 e che progettiamo di poter tornare presto ad utilizzare, e da un sistema per i trattamenti di brachiterapia interstiziale Ldr per i tumori prostatici in fase localizzata che fa di noi l’unico centro dell’Italia centrale a disporre di questa tecnica”.
Il medico tiene poi a precisare che “a breve, come già detto, l’acceleratore più datato sarà sostituito con uno più performante e innovativo. Il parco tecnologico della Radioterapia laziale è stato o è in via di rinnovamento ma esistono ancora liste d’attesa, perché molte macchine non lavorano a ritmo pieno per organici non adeguati numericamente. Proprio in questo momento è in svolgimento un concorso per tecnici di Radiologia medica bandito dalla Asl Roma 1, che consentirà entro fine anno, nei limiti di bilancio imposti dalla regione, di adeguare anche gli organici, consentendo un utilizzo delle apparecchiature a pieno regime”.
Il direttore del Dipartimento oncologico Asl Roma 1 illustra poi la situazione nazionale delle apparecchiature radioterapiche, emersa dal censimento realizzato nel 2019 dalla Associazione italiana radioterapia e oncologia clinica (Airo), da cui emerge “la presenza in Italia di 183 centri di radioterapia, con un parco macchine numericamente fornito ma vecchio di oltre 10 anni, con il 30% delle macchine che ha più di 12 anni e il 40% che ne ha oltre 10”.
“Ecco, dunque, l’urgenza di rinnovare il parco macchine -afferma Mirri – sia per aumentare la curabilità dei pazienti e ridurre gli effetti collaterali, sia perché usare queste tecnologie significa poter fare affidamento su tecniche che permettono trattamenti più brevi, consentendo di aumentare il numero di trattamenti giornalieri con conseguente riduzione delle liste d’attesa”.
“In questa ottica – continua la dott.ssa Mirri – elemento nuovo importante è che nel Pnrr c’è proprio un capitolo dedicato all’ammodernamento digitale del parco tecnologico degli ospedali italiani e, per la prima volta, quando si parla di ammodernamento del parco tecnologico degli ospedali italiani, si parla anche di macchine per la Radioterapia e non solo per la Diagnostica. Secondo questo capitolo del Pnrr, entro la fine del 2024 è previsto il cambiamento delle macchine che hanno più di cinque anni, tra cui anche gli acceleratori lineari”.
Il direttore del Dipartimento oncologico della Asl Roma 1 rende noto che “la vera novità è che per la prima volta, grazie al Pnrr, ci troviamo di fronte ad un progetto di ammodernamento tecnologico, ad ampio spettro, che abbraccia tanto le macchine per la diagnostica quanto quelle per la terapia, che riguarda tutto il territorio nazionale, impostato in maniera organica per assicurare a tutti i cittadini la stessa qualità di assistenza e lo stesso tempo di accesso alle cure”.
Secondo Mirri “rimane il problema che anche nel Pnrr apparentemente si parla poco di personale e che queste nuove apparecchiature, data la complessità, spesso hanno bisogno di un personale numericamente maggiore e adeguatamente formato sull’uso delle stesse”.
La dott.ssa Mirri ribadisce infine l’importanza del “capitale umano”, concludendo che “le macchine non camminano senza personale o, se camminano, camminano molto male. C’è, però, una fondata speranza che questo avvenga, dato il prossimo ricambio generazionale nelle aziende sanitarie che introdurrà personale giovane, che hanno una maggiore familiarità con la digitalizzazione dei processi ed una formazione ormai solo universitaria”, conclude.
(fonte: Agenzia Dire)