Roma, 16 settembre 2024 – Tecniche all’avanguardia come embolizzazione per il trattamento del dolore da artrosi del ginocchio, embolizzazione per il trattamento di patologie benigne, procedure interventistiche in associazione a procedure chirurgiche, chemioembolizzazione e radioembolizzazione per i tumori epatici e termoablazione per tumori di fegato, polmone, rene e osso, saranno al centro della Tavola Rotonda che si terrà mercoledì 18 settembre presso la Hall del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS (piano 4) a partire dalle ore 12.00 e vedrà l’intervento di radiologi, clinici, ingegneri, associazioni di pazienti e testimonianze di pazienti trattati.
L’evento si inserisce all’interno della Rome Future Week, che ha come obiettivo quello di informare i cittadini sulle possibilità terapeutiche della radiologia che è una branca ibrida tra la radiologia tradizionale (Tac , ecografia, risonanza) e le procedure mininvasive percutanee o intra-arteriose.
Ogni anno al Policlinico Gemelli vengono effettuate dalle 4.500 alle 5.000 procedure di radiologia interventistica, presso le due sale angiografiche della radiologia.
È sempre più comune oggi parlare più propriamente di procedure minimamente invasive, guidate dalle immagini, che vengono utilizzate in campo diagnostico e per il trattamento di una serie di patologie, dalle benigne a quelle oncologiche dove queste metodiche stanno trovando sempre più spazio. Procedure più precise, perché guidate dalle immagini, senza ferite chirurgiche, dunque senza il rischio di complicanze infettive o brutte cicatrici, con una ripresa rapidissima del paziente e un risparmio sui costi dell’ospedalizzazione.
“Per radiologia interventistica – spiega Roberto Iezzi, Professore Associato dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore UOC Radiologia d’Urgenza e Interventistica, Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – si intendono quelle procedure che utilizzano approcci radiologici (ecografia, fluoroscopia, TAC e RMN) non solo a scopi diagnostici, ma anche terapeutici”.
Le procedure si distinguono in ‘percutanee’ e ‘intra-arteriose’ (rispettivamente, approccio attraverso la cute o attraverso un’arteria) e vengono effettuate senza tagli chirurgici, in anestesia locale o in sedazione. Questo implica per il paziente una minore invasività, un brevissimo ricovero e una rapida ripresa delle normali attività quotidiane. Le procedure di radiologia interventistica si applicano a patologie benigne e maligne, in campo diagnostico e terapeutico.
“Ma a farla da padrona in questo campo – ricorda il prof. Iezzi – è la radiologia interventistica oncologica che, attraverso trattamenti di termoablazione, chemio-embolizzazione, radio-embolizzazione, si affianca sempre più a chirurgia, radioterapia e chemio-immunoterapia nel trattamento dei pazienti”.
“Il fulcro di tutto naturalmente è il board multidisciplinare – sottolinea Evis Sala, Professore Ordinario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore Dipartimento di Diagnostica per Immagini e Radioterapia Oncologica, Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS – che, con un approccio multimodale, personalizzato, specifico per quel paziente, con quella specifica lesione con un determinato pattern istologico e molecolare, offre al paziente la migliore opzione terapeutica”.
“La radiologia interventistica utilizza strumenti innovativi di calibro sempre più piccolo e sempre più preciso; imprescindibile per il suo successo è anche l’innovazione tecnologica delle apparecchiature radiologiche – prosegue la prof.ssa Sala – Negli ultimi anni all’evoluzione tecnologica correlata a nuovi devices si associa l’utilizzo di software di intelligenza artificiale e tecnologie correlate alla radiomica che potranno predire la risposta ai trattamenti e quindi consentirci di selezionare quello più indicato per ciascun caso”.
“Oggi – spiega il prof. Iezzi – disponiamo inoltre di software di guida che rendono le procedure sempre più efficaci e sicure. In ambito benigno, nuovi approcci di embolizzazione si applicano ad esempio a patologie benigne ginecologiche (fibromi uterini, varicocele femminile, sindrome da congestione pelvica), urologiche (varicocele maschile, ipertrofia prostatica benigna), vascolari ed addominali (malformazioni vascolari, trattamento malattia emorrodaria). Le applicazioni oncologiche riguardano principalmente i tumori del fegato, primitivi (epatocarcinomi, colangiocarcinomi) o secondari ossia le metastasi epatiche (es. da tumore del colon retto, polmonari, ginecologici e urologici). Più di recente le indicazioni si sono allargate a tumori polmonari (primitivi o secondari) e renali. Infine, la disponibilità di device ablativi di piccolo calibro, ci ha consentito di intervenire anche su tumori pancreatici e ginecologici”.
Tra le prospettive future, quella di associare queste procedure alle nuove frontiere dell’oncologia, in particolare all’immunoterapia. “I nostri devices – anticipa Iezzi – fungeranno da carrier per portare le terapie oncologiche direttamente sul tumore, sull’organo target, andando a ridurre eventi avversi ed effetti collaterali e migliorando così il livello qualitativo di vita dei pazienti”.
Nel campo delle patologie benigne, le procedure interventistiche, oltre a rappresentare un’alternativa al trattamento chirurgico tradizionale, lo possono andare ad affiancare. “Far precedere l’intervento vero e proprio da una procedura interventistica (cosiddetto ‘bridge’) può rendere la chirurgia meno invasiva e più sicura. È il caso ad esempio della rimozione di una lesione ipervascolarizzata, che espone durante un intervento tradizionale al rischio di un grave sanguinamento; l’embolizzazione pre-operatoria (cioè la de-vascolarizzazione della lesione) può rendere ‘esangue’ il letto operatorio e quindi più semplice, efficace e sicuro il successivo lavoro del chirurgo”.
La radiologia interventistica è preziosa anche sul versante diagnostico, consentendo di tipizzare con sempre maggior precisione le patologie tumorali, attraverso biopsie non chirurgiche che permettono di fare diagnosi non solo istologiche, ma molecolari e recettoriali. Questo faciliterà l’organizzazione di nuovi trial oncologici con farmaci innovativi.