Saranno presentati domani 22 febbraio a Brussels i risultati del progetto europeo coordinato dalla sezione di Medicina Legale dell’Istituto di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica. Una piattaforma made in UE per la lotta alla droga
Roma, 21 febbraio 2018 – Un sistema basato sul web come facilitatore di attività investigative e operazioni d’intelligence delle forze di polizia, attraverso la correlazione e l’interconnessione dei dati sui sequestri di stupefacenti: è questa l’idea centrale del progetto europeo PRIDE (Profiling Relations In Drug trafficking in Europe) coordinato dall’Istituto di Sanità Pubblica, sezione di Medicina Legale, della sede romana dell’Università Cattolica, sotto la guida del responsabile scientifico dottoressa Fidelia Cascini.
Il progetto, che verrà presentato domani 22 febbraio in una conferenza a Brussels, cui parteciperà come relatore anche il consigliere Francesco Curcio (Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo), è stato considerato meritevole di finanziamento da parte dalla Commissione Europea nell’ambito del Programma Giustizia della Direzione Generale Affari Interni poiché rispondente alle strategie dell’UE ritenute prioritarie nell’ambito della lotta al traffico di stupefacenti. In particolare, l’obiettivo principale del progetto è creare uno strumento idoneo a favorire azioni di intelligence congiunte tra forze dell’ordine a livello europeo.
“Lo strumento che è stato creato durante e mediante il progetto, allo scopo facilitare il coordinamento e aumentare l’efficacia delle operazioni di intelligence contro il traffico di stupefacenti su scala internazionale, è un sistema basato sul web – spiega la dottoressa Cascini – Si tratta in particolare di una piattaforma web, accessibile e consultabile nello stesso momento da diverse postazioni di polizia e di istituzioni autorizzate e localizzate in diversi punti d’Europa. Tale strumento è in grado di condividere e di elaborare i dati del profilo chimico di un illimitato numero di sequestri di stupefacenti”.
“I dati analitici – prosegue Cascini – possono essere caricati nel sistema da innumerevoli laboratori forensi contemporaneamente ed essere processati e confrontati tra loro. Le risposte di correlazione che il sistema fornisce sono condivise su scala europea e consentono di assimilare i campioni sequestrati per identica origine e provenienza. Questo prototipo dovrà poi essere integrato e protetto nell’ambito dei sistemi di rete delle forze di polizia per diventare realmente operativo”.
Le attività di ricerca sono state condotte per oltre due anni da un gruppo di ricercatori con competenze interdisciplinari in medicina-legale, chimica forense, ingegneria informatica e statistica, in quattro centri universitari europei: l’Università Cattolica (in qualità di ente coordinatore del partenariato inter-universitario), l’Università Sapienza di Roma, l’Università di Ioannina (Grecia) e l’Università di Santiago de Compostela (Spagna).