Catania, 29 agosto 2018 – “Il numero chiuso nella facoltà per l’accesso alle professioni sanitarie è un fatto anacronistico, nato in un contesto nel quale le facoltà mediche avevano un accesso illimitato con il risultato di creare una miriade di disoccupati. Oggi, nonostante il numero programmato sia la routine in quasi tutti i corsi di studio, nelle professioni sanitarie si sta rivelando un boomerang perché è divenuto soltanto una barriera per tantissimi giovani che vogliono esercitare questi mestieri”.
Lo dice a chiare lettere il coordinatore nazionale del settore docenza e dirigenza della federazione Ugl università e segretario regionale di Ugl medici Sicilia, Raffaele Lanteri, che annuncia l’invio di una lettera al Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca Marco Bussetti, proprio per chiedere una svolta epocale con l’archiviazione una fastidiosa norma che ha prodotto trent’anni di limitazioni in campo sanitario.
“Come detto, da qualche anno dovrebbe vigere la programmazione che, di fatto, si è comunque subito tramutata in numero ‘chiuso’ facendo diventare una criticità quella che avrebbe dovuto essere una semplice regolamentazione. Ai giorni nostri, purtroppo, non possiamo non renderci conto che la carenza di personale nella sanità ad ogni livello è nata dal fatto che, per decenni, si è solo potuta formare la metà di studenti che, una volta finite le scuole superiori, volevano intraprendere la carriera sanitaria.
Ciò, inevitabilmente si è tradotto nell’impossibilità di sostituire i professionisti che per limiti di età sono andati o che andranno in quiescenza nei prossimi anni, senza inoltre voler considerare i risvolti sociali dovuti alla tantissima gente delusa e scoraggiata che ha, dopo numerosi tentativi ai test di ingresso, dovuto cambiare mestiere quando invece avrebbe potuto dimostrare nello studio (e non in generici test di ingresso) il proprio valore.
Nel frattempo le piante organiche sono carenti, i reparti si svuotano (principalmente quelli di emergenza), perché ad esempio non ci sono medici e infermieri disponibili e si fa continuo ricorso all’ingaggio di personale proveniente sia dai paesi dell’unione europea che extra europea, i medici di base sono sempre di meno e tra poco assisteremo ad un dimezzamento delle unità.
Delle due l’una, quindi, o si inizia da subito a rispettare la programmazione allargando le maglie o si toglie questo fastidioso e farraginoso sistema, magari con la creazione di ospedali di insegnamento (ne è un esempio il progetto del professor Rosario Polizzi, con il recupero dell’ospedale “Sacro cuore” di Gallipoli che verrà rifunzionalizzato in tal senso).
Chiederò pertanto al signor Ministro – conclude Lanteri – di valutare questa nostra proposta, potenziando nel contempo le attività degli atenei, perché si possa una volta per tutte assicurare ai nostri ragazzi, il futuro che sognano e che vogliono guadagnarsi sul campo, permettendo al tempo stesso, alle strutture sanitarie di poter colmare i vuoti potendo finalmente attingere ad un bacino nazionale non più esiguo, ma ben calibrato per le esigenze occupazionali da soddisfare oggi come nei prossimi decenni”.