Padova, 1 maggio 2021
Avendo avuto conoscenza di un’interrogazione al Ministro della Salute (di seguito riportata, ndr) concernente una denuncia per diffamazione nei confronti dell’attuale Direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare, Prof Andrea Crisanti, considero doveroso dare diffusione al suddetto documento.
Al tempo stesso, quale Decano del Dipartimento, Ordinario di Chimica Biologica e già Direttore del Dipartimento di Chimica Biologica che è confluito nell’attuale Dipartimento di Medicina Molecolare, vorrei, oltre alla dovuta espressione di stima e rispetto scientifico al Prof Crisanti, esporre una grave perplessità per un fatto cui mai mi sarei aspettato di dover assistere.
Mai, almeno in tempi moderni, è visto che fare ricerca e presentare dati verificabili – per altro di notevole rilevanza sanitaria immediata – potesse suscitare in chicchessia una reazione che configuri un’azione diffamatoria. Mai mi sarei aspettato una simile mancanza di rispetto, non soltanto di una persona, quanto dell’operare scientifico ed accademico stesso.
Siamo tutti vissuti nella convinzione, corroborante il nostro operare, che la scienza e i risultati dall’attività scientifica siano inscindibili dalla libertà di pensiero.
Fulvio Ursini
Professore di Chimica Biologica
Decano del Dipartimento
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA
Al Ministro della Salute
Premesso che:
Azienda Zero, ente del Servizio sanitario regionale veneto, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, di autonomia amministrativa, patrimoniale, organizzativa, tecnica, gestionale e contabile, ha depositato una denuncia per diffamazione nei confronti del dipendente Prof. Andrea Crisanti in quanto le critiche espresse pubblicamente da quest’ultimo avrebbero screditato le strategie di prevenzione adottate dalla Regione Veneto per contrastare l’emergenza epidemiologica da Covid 19;
secondo il professor Crisanti, il Veneto avrebbe fatto affidamento sui tamponi rapidi, invece di quelli molecolari, a fronte del fatto, come dimostrava un suo studio diagnostico, che tre tamponi rapidi (di prima e seconda generazione, oggi superati) su dieci non avrebbero intercettato i contagiati da varianti del virus Covid 19;
lo studio è stato condotto dal professor Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina molecolare dell’Università di Padova, dalla dottoressa Annamaria Cattelan, primario di Malattie infettive, collaborati dal professor Stefano Toppo e dal dottor Vito Cianci, direttore del Pronto Soccorso in Azienda ospedaliera a Padova;
dallo studio emerge che le varianti genetiche dell’antigene N Sars-CoV-2 non verrebbero rilevate dai test antigenici. Ciò, quindi, avrebbe compromesso l’affidabilità dei tamponi rapidi, che dal 15 gennaio, su richiesta della Regione Veneto, sono stati conteggiati nel bollettino nazionale dei contagi;
se l’ipotesi venisse suffragata sarebbe possibile ipotizzare che l’utilizzo di massa dei tamponi rapidi in Veneto – che ha raggiunto quasi il 68 per cento di tutti i test del tampone per Sars-Cov-2 – possa aver involontariamente favorito la diffusione di varianti virali da questi non rilevabili, contribuendo così alla loro libera circolazione e all’inefficacia delle misure di contenimento poste in essere dalla Regione;
in proposito, rileverebbe anche il fatto che pare che sia stata inoltrata da parte del prof. Crisanti ad Azienda Zero una segnalazione che riportava alcune evidenze già emerse in merito ancora nel mese di ottobre 2020, prima che lo studio venisse completato e reso noto e che di questo non risulterebbero informati né il Comitato Tecnico Scientifico nazionale né il Ministero della Salute;
i primi esiti dello studio sono stati resi noti anche pubblicamente dal prof. Crisanti con interviste su un giornale locale padovano a fine mese ottobre 2020;
da fonti stampa emerge che la Procura della Repubblica di Padova abbia aperto un’inchiesta per appurare se i tamponi rapidi possano avere una affidabilità molto inferiore a quella dichiarata dalle aziende farmaceutiche produttrici e, quindi, per questa ragione aver potenzialmente favorito la seconda ondata di contagi in Veneto;
si ritiene doveroso approfondire il delicato contesto, attese le gravi conseguenze che le scelte operate avrebbero prodotto;
considerato che, anziché esaminare lo studio per confutarne le ragioni o per rivalutare le scelte operate, l’Azienda Zero ha preferito adire le vie legali;
si chiede di sapere:
quali misure urgenti il Ministro in indirizzo intenda adottare, nell’ambito delle sue competenze, per fare piena chiarezza sulla validità dello studio in questione e se, a tal fine, non ritenga necessario avviare un’urgente indagine ispettiva.