Nota del direttore del Centro nazionale trapianti Massimo Cardillo
Roma, 21 ottobre 2021 – La notizia del primo trapianto di rene di maiale ingegnerizzato, cioè geneticamente modificato, nell’uomo, senza segni di rigetto iperacuto, è certamente rilevante. In tutto il mondo la disponibilità di organi per trapianto è largamente insufficiente a soddisfare la domanda dei pazienti in attesa e per questo da molti anni la ricerca scientifica sta esplorando la possibilità di utilizzare organi da animali, una fonte potenzialmente illimitata.
Ma è fondamentale ribadire che queste ricerche di frontiera, pur importantissime, oggi non rappresentano una possibilità terapeutica realistica per i pazienti in attesa, che in Italia sono circa 8.500, per i quali l’unica cura possibile è quella di ricevere il trapianto di un organo frutto di una donazione umana.
Molti problemi devono essere ancora risolti per garantire la sicurezza dei trapianti da altre specie e per essere certi che l’organo animale venga tollerato dall’organismo umano per tempi superiori ai tre giorni del caso in questione, o per scongiurare il rischio di trasmissione di virus non conosciuti dall’animale all’uomo.
Ciò che possiamo invece fare subito è informare i cittadini che la donazione degli organi dopo la morte, o in vita per un familiare o un conoscente malato, è l’unico modo oggi disponibile per curare questi pazienti. Ancora oggi in Italia circa un terzo delle persone si oppone alla donazione, per paura o per scarsa o errata informazione. Ogni anno queste opposizioni si traducono nel nostro Paese in oltre 2mila trapianti mancati, che potrebbero aggiungersi ai circa 3.500 che riusciamo a realizzare.
Oggi è possibile esprimere la propria volontà alla donazione presso le anagrafi comunali, all’atto del rilascio o del rinnovo della carta d’identità elettronica. Ma è possibile farlo anche online in pochi minuti se si è in possesso della SPID, iscriversi al registro donatori tramite l’Associazione italiana donatori di organi sul sito www.aido.it.