Roma, 29 luglio 2022 – L’Anaao Assomed annuncia una stagione di mobilitazione per sollecitare le forze politiche a mettere ai primi posti della prossima campagna elettorale la salvaguardia del sistema sanitario pubblico e nazionale e il miglioramento delle condizioni di lavoro dei medici e dirigenti sanitari.
“Far cadere il governo – afferma Pierino Di Silverio Segretario Nazionale Anaao Assomed – in un momento di grandi rischi per lo stato di salute della popolazione, che conta centinaia di morti al giorno, non tutte dovute alla pandemia, e di difficoltà senza precedenti del sistema sanitario, anche a causa di una diffusa e crescente carenza di personale, è stato un atto di irresponsabilità civica e sociale. Quando era ancora in discussione la destinazione dei fondi Covid e solo in bozza una riforma del sistema sanitario territoriale e si attendeva una legge di bilancio che destinasse risorse reali al mondo della sanità, sono stati fatti prevalere interessi personali e di parte. Andremo dunque al voto, ma una cosa è certa: non pensino di passarla liscia”.
Il nuovo governo, qualunque sia, si troverà di fronte una marea montante di medici e dirigenti sanitari che faranno sentire in tutti i modi la loro voce. Usciranno dagli ospedali non solo per un giorno con uno sciopero ma con una fuga che ormai si configura come vera emorragia dai contorni drammatici.
Negli ultimi 3 anni il Servizio sanitario nazionale ha perso quasi 21mila medici specialisti. Dal 2019 al 2021 (dati Onaosi) hanno abbandonato l’ospedale 8.000 camici bianchi per dimissioni volontarie e 12.645 per pensionamenti, decessi e limitazioni varie. 7 medici e dirigenti sanitari ogni giorno rassegnano le proprie dimissioni da un sistema sanitario già precario che crolla sotto i colpi mortali prima del Covid e poi della irresponsabilità del legislatore.
Se il trend dei licenziamenti volontari fosse confermato anche nel triennio successivo, dal 2022-2024 si licenzierebbero altri 9000 medici arrivando a una perdita complessiva di 40.000 specialisti non sostituibili nell’immediato, lasciando senza risposte la domanda di salute dei cittadini.
“La professione svolta all’interno dell’ospedale – prosegue Di Silverio – non è più attrattiva. E non lo è per motivi economici, per diritti non rispettati, per le pessime condizioni di lavoro e la mancanza di progressione di carriera, Cosa propongono i partiti per affrontare e risolvere questi problemi? Fino ad oggi la sanità non è nell’agenda di alcun partito: nessuno slogan, nessun post, nessun tweet, nessuna riflessione. In questi due mesi che ci separano dal voto saremo attenti a registrare segnali e sensibilità sui temi da noi proposti, invitando i cittadini a pensare alla salute, propria e dei loro cari, prima di votare”.
“Con la nostra azione – prosegue Di Silverio – vogliamo anche fermare la corsa della sanità pubblica lungo il piano inclinato che la porterà alla privatizzazione, alla regionalizzazione estrema nel trionfo degli egoismi territoriali, alla frammentazione di un diritto costituzionale inalienabile”.
Al Governo che verrà Anaao chiede innanzitutto di:
- creare le condizioni perché il lavoro negli ospedali torni ad essere appetibile, assumendo il personale necessario e riducendo così il disagio dei professionisti;
- aumentare le retribuzioni, anche attraverso politiche di defiscalizzazione già concesse al settore privato e ad alcune categorie del pubblico impiego;
- portare alla media europea le risorse destinate alla sanità, da assumere non come spesa improduttiva ma come investimenti, perché senza salute non c’è economia in grado di crescere;
- correre verso un sistema ‘no fault’ dell’atto medico, perché non è accettabile che gli ospedali si trasformino da luoghi di cura a luoghi di procura.
“La sanità deve tornare ai primi posti della agenda della politica e in quella dei cittadini – conclude Di Silverio – Perché solo un paese in salute può garantire sviluppo economico e sociale ai suoi cittadini e perché un servizio sanitario pubblico e nazionale rappresenta il bene comune più prezioso e la principale infrastruttura sociale di un Paese moderno”.