Roma, 23 ottobre 2020 – Il virus corre in tutta Italia, seppur con differenze molto spiccate tra regioni e aree metropolitane del Paese. La parola d’ordine sicuramente è rigore, ma le misure ‘chirurgiche’ e localizzate basteranno oppure servirà intervenire più duramente con veri e propri lockdown? Che tipo di inverno si profilerà? L’agenzia di stampa Dire ha rivolto queste domande al prof. Luca Richeldi, direttore dell’Uoc di Pneumologia del Policlinico Gemelli di Roma, presidente della Società Italiana di Pneumologia e membro del Comitato tecnico scientifico che supporta il Governo nella gestione della pandemia.
“Ci auguriamo che queste misure mirate basteranno, però nessuno può saperlo con certezza. Sicuramente hanno senso perché in questo momento osserviamo una situazione epidemiologica molto diversa da quella che avevamo a marzo. Le misure ‘chirurgiche’ hanno più senso rispetto a delle misure più generalizzate in un momento in cui la circolazione del virus riguarda l’intero Paese, anzi tutta Europa. In ogni caso, allo stato attuale, pensare di fare degli interventi simili a quelli decisi nella fase 1 della pandemia non ha un gran senso. Bisogna piuttosto stare molto attenti – precisa Richeldi – ad alcune aree metropolitane che sono più preoccupanti”.
Sembravano numeri irraggiungibili e invece abbiamo ritardato di sole due settimane i numeri del contagio registrati in Spagna e in Francia. Qual è la regola base da non dimenticare nella lotta al virus?
“Evitare situazioni in cui il corretto distanziamento non viene mantenuto – spiega Richeldi – la mascherina non è utilizzata affatto o correttamente, l’igiene delle mani non è assicurata. Queste sono tutte situazioni di rischio da evitare in questo momento. Viceversa non bisogna essere spaventati da quelle situazioni in cui sono garantiti tutti i protocolli stretti e puntuali”.
Sui nuovi casi di positività al Coronavirus nel Lazio, esistono delle differenze tra territori nella diffusione del contagio, come ha rilevato anche il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, citando i casi di Roma e Latina. Ma il sistema Lazio reggerà?
“Il viceministro – risponde su questo passaggio Richeldi – ha detto che se il problema fosse a Latina sarebbe più facile chiudere la città rispetto ad affrontare lo stesso problema in una grande città come Roma. In generale il problema sono appunto le grandi aree metropolitane, gli ospedali che devono essere preservati per continuare a garantire tutte le prestazioni sanitarie extra Covid. Ciascuno di noi deve mettere in atto tutti i comportamenti che riducono i rischi, tra cui le vaccinazioni antinfluenzali, l’utilizzo della App Immuni, l’uso corretto della mascherina che deve stare sopra il naso. È una battaglia da portare avanti tutti insieme, altrimenti i prossimi mesi potranno rivelarsi molto complicati. Ci sono stati messaggi contrastanti che hanno confuso la popolazione: è sbagliato pensare adesso che siamo in una situazione disastrosa, ma è altrettanto scorretto pensare che tutto si era risolto durante o subito dopo l’estate. Oggi credo di poter dire che la situazione attuale è chiara a tutti”.
Da clinico lei ha osservato casi di polmonite bilaterale da Covid-19 diversa in questa seconda ondata, rispetto alla prima? Il Covid-19 colpisce di meno o è cambiato?
“Il virus non è cambiato – precisa Richeldi – Fortunatamente oggi riusciamo a effettuare delle diagnosi più precoci, i pazienti sono più giovani e possiamo fare affidamento su delle gestioni farmacologiche più efficaci. In particolare ora sappiamo cosa usare e cosa non usare e questo stato di cose ci consente di gestire i malati in maniera migliore. Non perché sia cambiato il virus o siano cambiate le polmoniti, bensì perché ora sappiamo come affrontarle. Dobbiamo rispettare le regole e ognuno deve fare la propria parte e aspettare che la scienza e la medicina progrediscano. E poi bisogna avere fiducia che soprattutto dopo il periodo invernale qualcosa di buono lo avremo. Sicuramente in questi mesi dovremo cercare di essere molti attenti e rigorosi”.
Sulla corsa delle company al vaccino: “C’è uno sforzo e un coinvolgimento delle aziende farmaceutiche che non ho mai visto prima. Mi aspetto che possano esserci dei tempi e delle modalità diverse a quelle a cui eravamo abituati”, conclude Richeldi.
(fonte: Agenzia Dire)