Prelievo e trapianto renale da donatore vivente. Primo intervento in Italia eseguito interamente in chirurgia robotica
L’utilizzo del robot nel trapianto renale rappresenta una metodica altamente innovativa che consente di ridurre al minimo i giorni di degenza post-operatoria grazie a una incisione di soli 6 cm, 3 volte più piccola rispetto alla chirurgia tradizionale
Firenze, 3 febbraio 2017 – Eseguito a Careggi il primo intervento contemporaneo di prelievo e trapianto di rene da vivente in chirurgia robotica in Italia. L’equipe di Chirurgia Mini-invasiva e dei Trapianti renali, dell’Azienda ospedaliero universitaria fiorentina, diretta dal prof. Sergio Serni, ha portato a termine la procedura di prelievo e trapianto renale utilizzando una sala operatoria chiamata ‘gemella’ perché dotata di due letti e due robot chirurgici, uno per il donatore e l’altro per il ricevente.
Il complesso intervento è stato eseguito oltre che dal prof. Serni, dai chirurghi Giampaolo Siena, Graziano Vignolini e Vincenzo Li Marzi dell’Azienda Careggi con l’assistenza di Alberto Breda e Lluis Gausa Gascon della Fundaciò Puigvert di Barcellona. Mentre una prima equipe completava la procedura di prelievo, l’altra a pochi metri di distanza, stava preparando il paziente per ricevere l’organo e quindi completare il trapianto.
L’intera procedura è durata 4 ore grazie alla sovrapposizione delle 3 fasi in cui è stata organizzata la procedura: prelievo del rene, sua preparazione su banco e quindi trapianto. Questo ha consentito di risparmiare un’ora di tempo, riducendo al minimo i minuti in cui il rene non ha ricevuto ossigeno dalla circolazione sanguigna.
La fase del prelievo dell’organo da un donatore vivente, che ha compiuto un grande gesto di altruismo, è resa meno invasiva dal robot chirurgico che manovrato dal chirurgo mediante una console, attraverso piccoli fori di 8 millimetri nell’addome del donatore, ha consentito di isolare e tagliare con estrema precisione le vene e le arterie del rene per estrarlo da una piccola incisione di 6 centimetri sopra l’inguine.
La successiva fase di preparazione del rene ha previsto una valutazione delle sue condizioni, quindi è stato avvolto in ghiaccio sterile, fine come la neve e poi rivestito con una garza sterile. Contemporaneamente la seconda equipe, con l’altro sistema robotico, ha preparato il paziente a ricevere l’organo e quindi ha completato l’ultima fase di trapianto.
L’utilizzo del robot nel trapianto renale rappresenta una metodica altamente innovativa che consente di ridurre al minimo i giorni di degenza post-operatoria grazie a una incisione di soli 6 cm, 3 volte più piccola rispetto alla chirurgia tradizionale. Questo permette di ridurre notevolmente il rischio di infezioni della ferita chirurgica nei pazienti da trapiantare che sono spesso diabetici e sottoposti a terapia immunosoppressiva, quindi particolarmente vulnerabili da virus e batteri.
E’ stato possibile eseguire questo intervento ad alta complessità grazie all’esperienza di oltre 25 anni in trapiantologia renale a Careggi iniziata con il prof. Giulio Nicita e all’investimento dell’Azienda nella formazione dei chirurghi sull’utilizzo di tecniche all’avanguardia impiegate nei principali centri internazionali.
fonte: ufficio stampa