Palermo, 8 febbraio 2018 – Picchi di influenza, più del solito quest’anno, fanno registrare problemi negli ospedali siciliani. In questi giorni le attese per i pazienti superano le ventidue ore e in generale è possibile aspettare anche più di un giorno per essere ricoverati. Barelle nei corridoi, attese di ore per una visita, personale ospedaliero allo stremo.
Secondo il sindacato Fsi-Usae Federazione Sindacati Indipendenti aderente alla confederazione Unione Sindacati Autonomi Europei “in questi giorni si stanno verificando numerose criticità nei Pronto Soccorso dei maggiori ospedali siciliani quali Palermo e Catania in diversi reparti”.
Le cause? “Solite carenze di organico e cattiva organizzazione – spiega Coniglio Calogero, segretario regionale – con il rischio che tale condizione perduri per tutto il periodo invernale. I Pronto soccorso sono intasati a causa dei soliti e prevedibili forti afflussi, i reparti ospedalieri sono pieni per ricoveri di pazienti a grave complessità”.
“Una situazione prevedibile – commentano Salvatore Ballacchino e Maurizio Cirignotta, componenti della segreteria regionale – che si ripete ormai ogni anno. È infatti evidente che con questa mole di lavoro a cui fare fronte, garantire un adeguato monitoraggio e un’adeguata sorveglianza è assolutamente difficile”.
Un situazione risolvibile secondo la Fsi-Usae apportando nuovo personale negli ospedali ed aumentando i posti letto soprattutto nelle medicine.
“Ormai a tutto si pensa, tranne al diritto alla salute dei cittadini. La politica in questi anni si è dimostrata sorda e cieca ai bisogni essenziali delle persone in nome dei risparmi. I sindaci, primi garanti della salute pubblica, sono che firmano e avallano in Conferenza dei sindaci, le riorganizzazioni ed i tagli di aziende sanitarie e Regione. La smettano di indignarsi e preoccuparsi solo a parole. Si oppongano a questa politica e pretendano il rispetto del diritto alla salute per i cittadini, pensando soprattutto ai più deboli”, conclude Maurizio Libro componente segreteria regionale.