Petto escavato corretto con soluzione innovativa

Milano, 25 febbraio 2025 – Marco ha 20 anni e oggi nuota a livello agonistico. Eppure, ripensando al suo passato, gli sembra quasi impossibile essere tornato a nuotare. A 8 anni aveva abbandonato lo sport perché aveva il petto escavato, ovvero un’anomalia che porta lo sterno a ‘piegarsi’ verso l’interno in modo importante. Questo disturbo gli causava qualche difficoltà respiratoria durante gli allenamenti, ma soprattutto lo faceva sentire diverso dagli altri.

Il petto escavato non è affatto raro: riguarda circa 1 ragazzo ogni 300 ogni anno, soprattutto maschi. Ma si può risolvere se ci si affida alle giuste competenze: come quelle di Massimo Torre, direttore della Chirurgia Toracica dell’ospedale Niguarda di Milano, e dei suoi specialisti. Una delle soluzioni, non invasiva e molto efficace, è una speciale ‘campana sottovuoto’ (vacuum bell): applicata periodicamente allo sterno è in grado di riportarlo alla giusta posizione, risolvendo sia il disagio fisico sia quello psicologico. La diagnosi precoce è però fondamentale, perché prima si interviene migliori sono i risultati.

Cosa comporta il petto escavato

Questa anomalia inizia a manifestarsi entro i 10 anni, e progredisce durante l’età dello sviluppo fino ai 18 anni. Come spiega Massimo Torre, direttore della Chirurgia Toracica dell’ospedale Niguarda di Milano, “si riscontra in ragazzi molto alti e molto magri, nei quali la crescita in altezza non è bilanciata da una crescita armonica in larghezza”.

A volte il petto escavato può essere associato a problemi posturali come la scoliosi, mentre nei casi più gravi può arrivare a causare disfunzioni cardiache e respiratorie. Fortunatamente, nella maggior parte dei ragazzi si limita ad essere un difetto estetico che non provoca disfunzioni a livello fisico; eppure, in tanti casi comporta comunque forti disagi psicologici.

“I ragazzi vivono questa condizione come una malformazione congenita, si sentono osservati come se fossero portatori di una deformità grave – racconta Torre – Sono ragazzi che ad esempio non tolgono mai la maglietta, neppure quando vanno in spiaggia, oppure che si auto-limitano preferendo andare in montagna, ed evitando tutte le situazioni che li esporrebbero agli sguardi degli altri”.

Secondo Torre, i medici che non sono specializzati sulle malformazioni toraciche “tendono erroneamente a considerarlo un difetto che migliora con la crescita, e suggeriscono di fare palestra per renderlo meno visibile. In realtà più si aumenta la massa muscolare, più l’introflessione diventa profonda. Quello che serve veramente è la competenza di un chirurgo toracico o un chirurgo pediatra che valuti l’entità del problema, e di un Ospedale che abbia in atto i giusti percorsi per intervenire precocemente”.

Come viene diagnosticato

“I primi ad accorgersi di questa introflessione nel petto sono generalmente i genitori, che osservano un peggioramento progressivo nel tempo. La valutazione da parte di un chirurgo toracico o pediatrico è il primo passo, seguito da esami specifici per valutare l’eventuale coinvolgimento delle funzioni cardiache e respiratorie”.

È poi fondamentale monitorare lo sviluppo del petto escavato nel tempo per intervenire nel momento giusto. “L’anomalia si può anche stabilizzare, ma rimane importante effettuare un ecocardiogramma, una spirometria e una risonanza magnetica per avere un quadro oggettivo della situazione”.

Grazie alla collaborazione tra la Chirurgia Toracica, Chirurgia Pediatrica e a un team di psicologi, l’ospedale Niguarda ha messo a punto un percorso dedicato che segue i pazienti con petto escavato attraverso un ambulatorio specializzato in malformazioni toraciche.

I metodi per correggere questa introflessione

Grazie alla diagnosi precoce è possibile intervenire con una ‘campana sottovuoto’ chiamata vacuum bell, che il ragazzo deve posizionare per alcune ore sul petto, durante la giornata. Questo strumento non è invasivo e si è rivelato molto efficace nei bambini tra i 6 e i 12 anni, poiché sfrutta l’elasticità delle cartilagini del torace che non si sono ancora consolidate completamente.

“Purtroppo ancora oggi molti casi arrivano alla nostra attenzione dopo i 12-13 anni – continua Torre – proprio quando il ragazzo comincia a vivere con imbarazzo l’ingresso nel mondo sociale. A quella età è già tardi per la vacuum bell perché i risultati sono meno efficaci, ma il petto escavato si può ancora correggere con un intervento chirurgico risolutivo”.

L’intervento chirurgico può essere fatto in diversi modi. Quello più consolidato nei ragazzi tra i 12 e i 22 anni è l’intervento di Nuss: prevede l’inserimento sotto lo sterno di un archetto metallico che, nell’arco di 3 anni, riporta il torace alla sua posizione ideale. Al termine l’archetto viene rimosso, lasciando dietro di sé solo due piccole cicatrici. In età adulta, invece, si esegue l’intervento di Ravitch che consiste nell’asportazione delle cartilagini costali e nel sollevamento del petto mediante una barra metallica, da rimuovere dopo un anno.

Quando è necessario l’intervento chirurgico

“Ogni anno si rivolgono al percorso di Niguarda circa 60 ragazzi, e la maggior parte ottiene i risultati ideali con la vacuum bell. Solo il 30% ha bisogno dell’intervento chirurgico. La nostra è una casistica tra le migliori d’Italia: negli ultimi 10 anni abbiamo effettuato circa 160 trattamenti, con una media di 15-16 l’anno”.

Come tutte le operazioni chirurgiche, prima di intervenire bisogna valutare attentamente i rischi e i benefici: “L’indicazione chirurgica deve essere fortemente motivata, e non ci si può basare solo sull’aspetto estetico. Noi interveniamo laddove c’è un disagio importante o un disturbo funzionale”. Per lo stesso motivo, questi interventi “devono essere eseguiti in strutture dotate di tutte le attenzioni e le cautele necessarie per trattare le patologie del torace. All’ospedale Niguarda abbiamo uno staff altamente preparato e siamo in grado di prevenire eventuali complicanze, che in chirurgia vanno sempre e comunque tenute in considerazione”.

L’ospedale Niguarda di Milano è uno dei più importanti centri in Italia per il trattamento del petto escavato. Qui viene offerto un vero e proprio percorso dedicato che comprende visite, esami di controllo e supporto psicologico, oltre all’adozione di metodi non invasivi.

Marco ha iniziato la sua terapia con la vacuum bell a 9 anni. La terapia è durata per due anni e il suo problema è andato affievolendosi nel tempo, fino a ridursi quasi completamente; ha superato i problemi fisici ma anche il disagio psicologico. Ed è tornato a nuotare, realizzando uno dei suoi più grandi sogni: diventare un nuotatore agonista.

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