La pandemia ha avuto un forte impatto nelle varie fasi, con alcuni comportamenti virtuosi che restano
Ormai tutti riusciamo a vedere la fine della pandemia da Covid-19, possiamo dirci quasi fuori dal tunnel, un incubo cominciato nel febbraio 2020. Oltre agli eventi tragici, il periodo che tutti abbiamo vissuto lascia strascichi di vario tipo, ma anche effetti positivi, si spera di lungo termine. Uno di questi è l’impatto sulle abitudini alimentari degli italiani. Su questo aspetto in particolare il Covid ha influito in modo diverso avendo effetti diversi nelle varie fasi. Possiamo infatti individuare vari trend, a partire da quando il virus ha cominciato a circolare fino ad oggi.
I cambiamenti nelle abitudini alimentari, che sono stati percepiti chiaramente nella maggior parte delle case, a partire dal primo lockdown, sono stati illustrati in questa infografica Covid e alimentazione, visibile di seguito:
I primi mesi del lockdown panificazione e comfort food
Nel corso delle prime settimane di lockdown gli italiani erano spaesati e spaventati, costretti a restare chiusi in casa. Una situazione mai vissuta prima, per la maggior parte della popolazione. Ed è proprio in quella fase che c’è stato l’impatto più forte sulle abitudini alimentari degli italiani. All’improvviso è venuta meno la possibilità di ordinare una pizza, o di andare al ristorante, quindi c’è stata l’esplosione della cucina casalinga. I mesi di marzo e aprile 2020 hanno fatto registrare un boom della visualizzazione di ricette online e blog gastronomici.
Allo stesso tempo si è incrementato di circa il 30% il consumo di comfort food, come patatine e affettati, e del 22% del consumo di cioccolato. Ma a colpire di più è stato l’aumento del 149% del consumo di lievito, e di oltre il 100% del consumo di mozzarella. Indice chiaro del fatto che tutti hanno cominciato a panificare in casa, provando ricette della pizza per riempire le sere passate in casa e i vuoti lasciati dalle varie chiusure.
Colazione a casa e meno sprechi
Pian piano che i mesi passavano, le statistiche Covid alimentazione hanno evidenziato anche altre tendenze. Da una parte, infatti, studenti e lavoratori costretti a rimanere in casa hanno scoperto il piacere di una colazione casalinga. Anche coloro che saltavano questo pasto, limitandosi a bere un caffè veloce, hanno cominciato ad apprezzare i benefici di una colazione completa. Magari consumata insieme ai propri cari.
Il trascorrere più tempo in casa ha portato 6 italiani su 10 a ridurre quasi a zero gli sprechi di cibo. Tale tendenza è stata determinata da una maggiore attenzione nella preparazione dei pasti e all’utilizzo degli avanzi. Questa abitudine emergenziale sembra destinata a rimanere anche secondo una ricerca effettuata da Coldiretti e Censis lo scorso novembre. Dai dati è emerso che il 94% degli italiani evita di gettare alimenti. E molti utilizzano gli avanzi anche per preparare il pranzo da portare in ufficio. Ben il 57% dei lavoratori, infatti, è tornato alla classica gavetta preparata anche con gli avanzi della cena della sera prima.
Parallelamente, si sono incrementati tutti i servizi di food delivery, che nei primi mesi di lockdown hanno registrato un incremento del 70%. Impennata del 120% anche per la spesa online, sperimentata per la prima volta anche dalle fasce di popolazione più avanti nell’età.
Alimentazione e Covid, gli effetti nel lungo periodo
Tra gli effetti positivi nel lungo periodo, vi sono senza dubbio quelli che portano a una maggiore attenzione alla preparazione dei pasti, ai prodotti di qualità e del territorio. Molti italiani, potendoselo permettere, hanno avuto una svolta bio negli acquisti e nell’alimentazione. Secondo i dati prodotti dal Censis, l’88% degli italiani, sarebbe disposto a pagare di più per alimenti e prodotti sostenibili.
Ma non per tutti è così, sempre secondo questa ricerca il 24% degli intervistati ha ancora timore che si possano esaurire le scorte di cibo nei negozi. Mentre circa un terzo teme tuttora il ritorno al ristorante. La fascia del giovani tra i 18 e i 34 anni risulta quella meno timorosa. Solo il 18% si dichiara preoccupato per il rischio contagi al ristorante o in pizzeria.
Tra le abitudini che non restano, quella di preparare determinati cibi in casa, come dolci e pizza. Infatti c’è stato in quest’ultima fase, il crollo del consumo di alcuni prodotti simbolo dei primi mesi: farina e uova.