Dott.ssa Maria Elena Riccioni, UOC Endoscopia Digestiva Chirurgica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS: “Per ‘misurare’ in maniera oggettiva i benefici dell’intelligenza artificiale in questo tipo di applicazione, stiamo partecipando a uno studio multicentrico internazionale che valuterà le performance di questa videocapsula avanzata, mettendo a confronto i risultati degli esami fatti con o senza il supporto dell’intelligenza artificiale, attraverso lo stesso device. Si tratta di uno dei primi studi clinici al mondo sull’argomento”
Roma, 16 luglio 2021 – Arriva dalla Corea ed è un gioiello di tecnologia racchiuso in quella che sembra una compressa di antibiotico. Il NaviCam SB della Ankon (Corea), è una videocapsula ‘normale’ resa però ‘super’ dall’aggiunta di un algoritmo di intelligenza artificiale, che facilita l’individuazione delle patologie, attirando l’attenzione del clinico su immagini ‘sospette’.
“La videocapsula – spiega la dott.ssa Maria Elena Riccioni, UOC Endoscopia Digestiva Chirurgica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS, ricercatore del Dipartimento di Medicina e chirurgia traslazionale all’Università Cattolica, campus di Roma – è un’indagine, utilizzata per la diagnosi delle patologie dell’intestino tenue da circa 20 anni. Qui al Gemelli facciamo almeno 250 esami l’anno con la videocapsula, per una serie di indicazioni, quali la ricerca delle fonti dei cosiddetti sanguinamenti ‘oscuri’, che né la gastroscopia, né la colonscopia hanno permesso di individuare, una malattia di Crohn difficile da diagnosticare, un sospetto tumore del tenue, le sindromi poliposiche, malattie ereditarie gastro-intestinali rare. Siamo stati tra i primi in Italia a utilizzare questa nuova videocapsula con intelligenza artificiale (prima di noi l’ha utilizzata solo la Fondazione Poliambulanza di Brescia), e i primi in assoluto nel Lazio”.
E la nuova arrivata, la NaviCam® SB, rappresenta secondo gli esperti, l’inizio di una nuova era nella diagnosi di queste patologie difficili da individuare e insidiose. La procedura di per sé è la stessa di sempre. Dopo un’attenta selezione, il paziente arriva in ospedale la mattina a digiuno e, dopo aver firmato il consenso informato, ingerisce con un bicchiere d’acqua la videocapsula, che è grande come una grossa compressa (27 x 11 mm). Quindi, viene dotato di un rilevatore-registratore (una sorta di Holter) che porterà con sé per tutta la durata dell’esame (circa 8 ore).
Al termine dello studio, la videocapsula viene espulsa con le feci. Il medico, rivede su un monitor la registrazione del passaggio della videocapsula nei diversi tratti di intestino, ‘a occhio nudo’ o con l’ausilio del nuovo algoritmo di intelligenza artificiale, che attira la sua attenzione su aree sospette (sullo schermo vengono evidenziate da un quadratino colorato), rendendo in questo modo più accurata la diagnosi.
“Per ‘misurare’ in maniera oggettiva i benefici dell’intelligenza artificiale in questo tipo di applicazione – rivela la dott.ssa Riccioni – stiamo partecipando a uno studio multicentrico internazionale che valuterà le performance di questa videocapsula avanzata, mettendo a confronto i risultati degli esami fatti con o senza il supporto dell’intelligenza artificiale, attraverso lo stesso device. Si tratta di uno dei primi studi clinici al mondo sull’argomento”.
“Ancora una volta l’intelligenza artificiale – commenta il prof. Guido Costamagna, Direttore dell’UOC Endoscopia Digestiva Chirurgica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e del Dipartimento Universitario di Medicina e Chirurgia Traslazionale, Università Cattolica campus di Roma – viene in aiuto del medico per migliorarne le capacità diagnostiche e, in questo caso, anche per accorciare i tempi di lettura dell’esame endoscopico capsulare. Lo studio clinico nel quale siamo coinvolti consentirà di quantificare questi vantaggi e quindi di validare l’impiego clinico di questa tecnologia innovativa”.