Milano, 3 luglio 2021 – L’osteoporosi è una malattia scheletrica sistemica caratterizzata da diminuzione della forza ossea e alterazione della microarchitettura scheletrica che porta ad un aumento del rischio di fratture vertebrali e dell’anca. In uno studio italiano di coorte trasversale, multicentrico, che ha valutato 3247 donne in postmenopausa di età ≥ 50 anni, la prevalenza dell’osteoporosi, variava tra il 36,6% e il 57% (a seconda del criterio diagnostico utilizzato).
Farmaci anti-riassorbitivi come bifosfonati, denosumab e osteo-anabolici (come teriparatide) e le opzioni di trattamento non farmacologiche (vitamina D e calcio) sono disponibili e altamente efficaci nella prevenzione delle fratture da fragilità e osteoporosi. Denosumab è un anticorpo monoclonale umano che induce una rapida inibizione del riassorbimento osseo per 6 mesi. L’anticorpo si è dimostrato efficace ed è attualmente indicato nell’osteoporosi postmenopausale, indotta da cortisonici, inibitori dell’aromatasi (nei pazienti oncologici) e deprivazione di androgeni.
“Un’altra caratteristica distintiva di denosumab rispetto ai bifosfonati è la sua possibile azione come modulatore del sistema immunitario con una possibile maggiore suscettibilità ad alcune infezioni” sottolinea il prof. Andrea Giustina Co-Presidente del CUEM e Direttore dell’Istituto di Scienze Endocrine e Metaboliche dell’Universita’ Vita-Salute San Raffaele e IRCCS Ospedale San Raffaele.
“In una metanalisi di 33 RCT, che includeva 22.253 pazienti è stato riportato un lieve incremento di alcune infezioni come effetto collaterale durante il trattamento con denosumab. Nonostante questi risultati richiedano cautela, diversi pareri di esperti pubblicati di recente sulla gestione dell’osteoporosi raccomandano di mantenere il trattamento con denosumab durante l’epidemia di Covid-19 per i suoi effetti protettivi sulla salute ossea di popolazioni a rischio”, prosegue il prof. Giustina.
Presso la U.O. di Endocrinologia dell’Ospedale San Raffaele Milano, uno degli epicentri della pandemia di Covid-19 in Italia è stata condotta un’intervista telefonica su un campione di 85 pazienti (età ≥18 anni) seguite regolarmente nel ‘Bone Center’ in trattamento farmacologico per l’osteoporosi in post menopausale (n=75) o per perdita ossea indotta dall’inibitore dell’aromatasi nel carcinoma mammario (n = 10).
Racconta il risultati dello studio la dott.ssa Anna Maria Formenti, specialista presso la U.O. di Endocrinologia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele prima autrice del lavoro che ha riportato i risultati della ricerca che viene presentata all’eCUEM 2021: “Un totale di 42 pazienti hanno risposto al sondaggio (n. 35 con osteoporosi postmenopausale e n. 7 con osteoporosi dovuta alla terapia con inibitori dell’aromatasi). Dieci erano trattate con bifosfonati (9 pazienti con alendronato e 1 con clodronato; età media 71, range 54-84 anni; durata media del trattamento 7 mesi), 26 con denosumab (età media 72, intervallo 32-92 anni; durata media del trattamento 18 mesi) e 6 con teriparatide (mediana 73, intervallo 60-83 anni; durata mediana del trattamento 6,5 mesi). Tutti i soggetti hanno riportato una buona compliance ai farmaci anti-osteoporosi prescritti ed erano in terapia come raccomandato anche con vitamina D”.