Milano, 19 ottobre 2018 – In Italia sono 3.500.000 le donne e 1.000.000 gli uomini con osteoporosi con 250.000 fratture dovute a questa patologia registrate ogni anno. A causa dell’invecchiamento della popolazione, il numero di persone con osteoporosi e fratture da fragilità è in continuo aumento. Nel 2010, l’incidenza globale di una delle più comuni e debilitanti fratture da fragilità, la frattura del femore, è stata stimata in 2,7 milioni di casi all’anno. Proiezioni conservative suggeriscono che questo numero aumenterà a 4,5 milioni di casi all’anno entro il 2050.
Questi numeri comportano implicazioni finanziarie enormi: in Europa l’osteoporosi costa attualmente all’economia 37 miliardi di euro all’anno.
Le fratture di femore nel nostro Paese qualche anno fa sono state circa 80.000 con un costo totale di circa 1.100.000.000 €. Il costo totale che il nostro Paese deve sostenere per tutte le fratture da fragilità ammonta a circa 7.000.000.000 € all’anno. Cifre destinate a crescere, a causa del progressivo invecchiamento della popolazione e dell’innalzamento dell’aspettativa di vita.
Purtroppo, a fronte di questi preoccupanti dati, la gestione dell’osteoporosi e delle fratture da fragilità nel nostro Paese non è appropriata. L’ultimo rapporto OSMED (Osservatorio sull’impiego dei medicinali) pubblicato da AIFA riporta che solo il 21% dei pazienti che hanno subito una frattura ricevono un trattamento antiosteoporotico.
In occasione della Giornata mondiale dell’osteoporosi, che si celebrerà in tutto il mondo sabato 20 ottobre, il Fragility Fracture Network (FFN) – l’associazione che raccoglie più di 800 soci in tutto il mondo e che ha come obiettivo l’ottimizzazione della presa in carico multidisciplinare del paziente con fratture da fragilità – rilancia la Global Call to Action (CTA) firmata da sei organizzazioni internazionali (EFORT, EUGMS, FFN, ICON, IGFS, IOF) per determinare come avviare una collaborazione efficace e migliorare a livello globale la cura delle fratture.
Approvata da 81 organizzazioni di tutto il mondo che operano nei settori della medicina, dell’assistenza infermieristica, della chirurgia ortopedica, dell’osteoporosi e delle malattie metaboliche delle ossa, della medicina fisica e riabilitativa e della reumatologia, la call to action sottolinea l’urgente necessità di migliorare i seguenti aspetti nella presa in carico del paziente con fratture da fragilità:
- offrire assistenza multidisciplinare nella fase acuta al paziente con frattura del femore, fratture vertebrali e altre principali fratture da fragilità;
- prevenire, sia nei giovani sia negli anziani, il verificarsi di fratture secondarie e successive fratture da fragilità;
- offrire assistenza post-acuta continuativa e supporto nella riabilitazione per persone la cui capacità motoria sia compromessa da fratture di femore e altre importanti fratture da fragilità, al fine di ripristinare la loro mobilità e indipendenza.
Per facilitare la diffusione del messaggio della Global Call to Action, FFN ha promosso l’istituzione nel nostro Paese di FFN Italia per ottimizzare la gestione multidisciplinare del paziente con fratture da fragilità.
“Le persone con fratture da fragilità – afferma Paolo Falaschi, past president e coordinatore della Education Committee della Fragility Fracture Network (FFN) – dovrebbero essere gestite nel contesto di un sistema clinico multidisciplinare che garantisca un’adeguata e efficiente valutazione e una buona preparazione preoperatoria. In pazienti con frattura di femore, il modello di gestione del paziente che vede collaborare geriatra, ortopedico ed altre professionalità (urgentista, anestesista, fisiatra, fisioterapista, infermiere) in un reparto di ortogeriatria dedicato, ha dimostrato di ridurre il tempo che precede l’intervento chirurgico, la durata della degenza ospedaliera ed il tasso di mortalità intraospedaliera.