Catania, 15 dicembre 2015 – Non c’è pace per gli ospedali siciliani, oltre il caos e intasamento dei Pronto Soccorso, si registrano con un aumento esponenziale episodi di violenza che hanno visto infermieri, medici e personale sanitario vittime di aggressioni da parte di pazienti e/o dai loro parenti.
Di pochi giorni fa, è la notizia di un’ennesima aggressione subita da un’infermiera, anche minacciata con un coltello all’ospedale di Cristina di Palermo da parte di un paziente che non voleva attendere.
Fsi-Usae scrive per chiedere interventi urgenti ai Ministeri dell’Interno e della Salute, alle nove Prefetture e all’Assemblea regionale siciliana che ha provveduto a convocare celermente in audizione alla Regione.
Maggiore sicurezza, è la richiesta portata alla VI commissione regionale alla Sanità all’Assemblea Regionale Siciliana dai sindacalisti della Fsi-Usae, Coniglio Calogero Coordinatore Nazionale Fsi-Usae, Maurizio Cirignotta, Alfio Casabianca e Salvatore Intravaia dirigenti sindacali della Fsi-Usae ascoltati dal Presidente della Commissione Sanità On. Pippo DiGiacomo, On. Vincenzo Fontana e dall’On. Francesco Cappello.
Richiesta di misure concrete: urgenti i soldi da utilizzare per garantire le guardie giurate di notte e nei festivi, quando il picco di casi sotto l’effetto di droga e alcol aumenta il rischio di aggressioni, e strutturali in tutti gli ospedali siciliani, informazioni dei cittadini sul ruolo e le funzioni degli infermieri attraverso l’affissione negli spazi pubblici e all’interno delle strutture sanitarie di manifesti, formazione del personale per rispondere adeguatamente alle situazioni ritenute pericolose, sollecitazioni alle aziende sanitarie ad attuare quanto previsto dalla Raccomandazione N. 8 del Ministero della salute del novembre 2007 “Prevenzione degli atti di violenza a danno degli operatori sanitari” disattesa dalla maggior parte delle aziende.
A questa segreteria giungono le segnalazioni di infermieri e personale sanitario aggrediti, minacciati, costretti a lavorare nella paura. “Serve un tavolo permanente, con la Regione e le forze dell’ordine, per trovare soluzioni e monitorare un fenomeno ampiamente tralasciato – dichiara Calogero Coniglio – Abbiamo giù avuto incontri con le prefetture Catania e Palermo, con il Questore di Catania, denunciato alle 9 procure, 2 interrogazioni parlamentari a Camera e Senato ai Ministri Interno e Salute, ai sindaci che sono stati latitanti. Il fenomeno desta tanta più attenzione se si considerano le conseguenze che da esso derivano; shock, incredulità, senso di colpa, aumento dei livelli di stress: sono solo alcuni degli effetti che ciascun episodio può avere su ogni operatore coinvolto”.
Coniglio conclude l’audizione con una provocazione: “Se non ci sono i soldi per assumere guardie giurate, interventi strutturali e di prevenzione, invitiamo la Regione almeno a comprare 46mila fischietti da distribuire agli operatori in modo che possano chiedere aiuto”.
“Riteniamo che gli episodi di violenza siano solo la punta dell’iceberg di una situazione ben più complessa, che parte dalla gestione del carente personale in servizio, infermieristico e sanitario e logistico, fino ad arrivare alle guardie giurate, che sono forse le persone più esposte alla rabbia dei cittadini che assimilano le situazioni caotiche dei Pronti Soccorso. Le forze dell’ordine potranno tamponare alle singole situazioni, che però sono destinate ad esplodere; una situazione, determinata soprattutto dalla carenza ormai cronica ed errata distribuzione di risorse alle strutture ospedaliere. Oltre a questo, bisogna aggiungere che gli atti di violenza hanno un impatto negativo sui costi della sanità pubblica e sull’efficacia organizzativa, interferendo con l’erogazione di cure di qualità e recando danno alla dignità del personale sanitario e alla fiducia verso se stessi: se occorre garantire l’efficacia dei servizi, è necessario assicurare agli infermieri un ambiente di lavoro sicuro e un trattamento rispettoso”, conclude Coniglio.
fonte: ufficio stampa