Roma, 4 novembre 2020 – “Speriamo che i provvedimenti presi finora dal Governo e dalla Regione producano effetti. Oggi è troppo presto per vederli, bisogna attendere ancora dieci giorni”. Lo ha detto il direttore generale dell’ospedale Sant’Andrea di Roma, Adriano Marcolongo, in un colloquio con l’agenzia Dire.
L’ultima ordinanza della Regione Lazio prevede che entro il 7 novembre, al Sant’Andrea, ci siano 38 posti letto in più dedicati ai pazienti Covid. “Ma noi siamo già a 48 posti in più, proprio perché la situazione del Pronto soccorso è insostenibile – ha precisato Marcolongo – Abbiamo dedicato tutto il quarto piano, ala est e ala ovest, alla bassa intensità Covid. Poi ieri sera abbiamo aperto 10 posti letto ordinari, per pazienti abbastanza stabili ma non ancora dimissionabili. Abbiamo 19 posti di terapia intensiva già destinati al Covid e dedicato i 10 i posti per le malattie infettive. Lo sforzo è totale”.
“Sono giorni di grande pressione sui Pronto Soccorso. Uno dei punti critici sono le dimissioni dei pazienti, soprattutto di quelli che hanno superato la fase critica, ma necessitano ancora di riabilitazione – ha spiegato Marcolongo – Non sono ancora domiciliari, ma da strutture di bassa intensità o alberghi. Servono più posti letto negli alberghi. C’è un basso turn over”.
“Rispetto alla prima ondata, l’affluenza di pazienti in ospedale è cambiata. Oggi due terzi sono Covid e un terzo ha problemi differenti, allora erano solo pazienti Covid e un numero inferiore. Ci sono due linee di attività che vanno portate avanti di pari passo. Non è facile”, dichiara Marcolongo.
“Anche le persone hanno un approccio diverso. In primavera prevaleva la paura, ma anche l’attesa che passasse la burrasca. Oggi le persone sanno che la burrasca potrebbe durare a lungo, fino alla prossima primavera, quindi la affrontano in modo diverso”.
“La mancanza di personale è uno dei punti critici di questa seconda ondata. Noi avevamo mantenuto i contratti del personale assunto a marzo e aprile, ma diverse persone nei mesi scorsi hanno dato le dimissioni e si sono sistemate diversamente – spiega Marcolongo – Si è ridotta del 50 per cento la forza che avevamo degli specializzandi assunti. Adesso ci siamo riattivati per rimpinguare le perdite”.
Per il direttore generale è cambiato anche l’aspetto psicologico. “In primavera, nonostante la situazione nuova, da parte dei lavoratori c’è stata una reazione vigorosa, c’era la fiducia di uscirne presto. Ora non è più così – ha sottolineato Marcolongo – La prospettiva è che l’emergenza si protragga per cinque o sei mesi, ma il personale non si può stressarlo con turni superiori a quelli che già stanno facendo. Senza contare che ci sono situazioni private o di quarantena che sono maggiori oggi rispetto alla prima ondata, perché il virus circola maggiormente”.
“Insieme al Municipio stiamo discutendo su come impostare l’apertura di un terzo drive-in per effettuare i tamponi, dedicato ai pazienti fragili. Quello che già c’è, insieme a quello pediatrico, stanno funzionando bene e con il sistema di prenotazione non ci sono più le lunghe file”.
Per quanto riguarda il lavoro dei laboratori, infine, il direttore generale ha spiegato che “dopo tre mesi di ricerca, abbiamo trovato 5 tecnici e siamo in grado di rispettare i tempi per avere il referto di un tampone entro ventinquattr’ore. Anzi, stiamo dando una mano anche ad altri”.
(fonte: Agenzia Dire)