Benevento, 5 aprile 2019 – Ospedale Sant’Agata dei Goti. Mi sembra un film già visto. San Bartolomeo in Galdo, Cerreto Sannita. La storia si ripete. La scena è sempre la stessa. Il vescovo in testa , a seguito il codazzo dei politici locali. Oramai siamo alla farsa.
Forse è giunto il momento che la classe politica locale si interroghi sul suo operato e si chieda come mai tutto ciò sia potuto avvenire. Forse non ha né le capacità né la volontà.
L’ospedale di Cerreto prima e quello di Sant’Agata ora non hanno mai risposto alla domanda di salute dei cittadini, i quali quando hanno avuto un problema di salute importante si sono sempre rivolti altrove, non avendo fiducia nella struttura più vicina a loro, eppure erano scesi in piazza per opporsi alla sua chiusura.
Queste strutture rispondevano a una domanda occupazionale. La domanda occupazionale è forte, però la risposta è sbagliata. Continuando su questa scia si finisce per non dare né una risposta occupazionale né una risposta di salute. I piccoli ospedali, specie nella medicina moderna, non hanno senso di esistere. La professionalità degli operatori va di pari passo con lo sviluppo tecnologico e viceversa.
A proposito dell’ospedale di Sant’Agata, allora, forse è giunto il momento di affrontare il problema senza farsi guidare dagli umori della piazza. Solo così si riuscirà a soddisfare sia i bisogni di salute degli utenti, che quelli occupazionali dei cittadini.
Senza voler fare della dietrologia, l’ospedale di Sant’Agata già quando fu concepito si sapeva che non avrebbe avuto una vita semplice e duratura. Fu costruito in contrapposizione a quello di Cerreto Sannita, che fu chiuso, in una landa desolata, senza nessun rapporto con il territorio.
Se si vuole salvare l’ospedale di Sant’Agata bisogna sfruttare la proposta del governatore della Campania De Luca, quella del Polo Oncologico, sapendo però a priori che De Luca l’ha proposto ma non lo pensava, in quel momento pensava ad altro. Bisogna puntare a far diventare questo Polo un punto di eccellenza non solo beneventano e campano ma extraregionale. Deve diventare un punto di attrazione.
Per fare ciò bisogna spostare la chirurgia oncologica, la medicina oncologica, l’anatomia patologica, la TAC, la RMN, la radioterapia dall’ospedale Rummo di Benevento all’ospedale Sant’Alfonso di Sant’Agata; nel contempo potenziare i servizi di collegamento.
Finiamola con questa farsa del Pronto Soccorso, della mancata assistenza ai cittadini. La provincia di Benevento è abbastanza estesa con una viabilità a dir poco pietosa, per cui questo problema è presente sia nella Valle Vitulanese, come in quella Caudina e nel Fortore.
Dott. Egidio Cavalluzzo
Anestesista e Responsabile del servizio di Ossigeno Terapia – Camera Iperbarica dell’Azienda Ospedaliera “G. Rummo” di Benevento