Roma, 3 aprile 2020 – “Restando prudente sul futuro, posso dire che la Regione Lazio si è mossa con grande anticipo nell’affrontare l’emergenza. Tra febbraio e marzo abbiamo attraversato tre fasi di organizzazione e i risultati ci dicono che fino ad oggi siamo stati in grado di gestire e di dare una risposta anche di qualità ai pazienti del nostro territorio”, ha dichiarato il direttore generale dell’ospedale San Giovanni di Roma, Massimo Annichiarico.
Oltre ad accogliere e gestire i pazienti sospetti o positivi al Covid-19, il San Giovanni sta svolgendo un ruolo di supporto ai Covid Hospital. “Proprio in virtù della riconversione di altre strutture, noi abbiamo potenziato le attività legate al politrauma e ad altre patologie rilevanti come l’infarto miocardico acuto e l’ictus – ha spiegato Annichiarico – Inoltre il 7 aprile aprirà il laboratorio per i test, che sarà rivolto a dare risposte a chi si occupa e gestisce pazienti Covid, ma sarà sicuramente utile anche per la sorveglianza dei nostri operatori”.
Il Dea dell’ospedale San Giovanni ha subito una vera e propria riorganizzazione. “Abbiamo allestito due spazi all’interno della struttura che sono dedicati alla gestione dei pazienti positivi o sospetti Covid – ha continuato Annichiarico – Questo adeguamento è stato strutturale, logistico, operativo e anche di protocolli di assistenza e ci ha consentito finora di rispondere in piena sicurezza alle esigenze dei pazienti e degli operatori. Poi abbiamo dovuto riconfigurare il resto del sistema di offerta, creando spazi più adeguati per accogliere i pazienti con le patologie ‘tempo dipendenti’, riducendo come hanno fatto anche gli altri ospedali le attività elettive e aprendo 40 posti letto di attività pneumologica di pazienti no Covid, per garantire che gli ospedali Covid potessero trasferire a noi i pazienti liberando i loro spazi”.
Anche al San Giovanni, come negli altri ospedali di Roma, si è registrato un calo negli accessi al Pronto soccorso, segno della paura del contagio ma anche dell’inappropriatezza di certe prestazioni. Intanto è stata creata l’app ‘Lazio doctor Covid’ che consente ai medici di seguire i propri pazienti.
È questa la strada da seguire per il dopo emergenza? “Credo che questa condizione, nella sua drammaticità e tragicità, ci abbia insegnato tante cose e stia contribuendo ad accelerare i processi di apprendimento, tra cui rientrano i supporti digitali. L’app della Regione Lazio in questo senso rappresenta un esempio di avanguardia – ha concluso Annichiarico – Attraverso l’apprendimento quotidiano stiamo scoprendo come utilizzarli in modo diverso. È davvero una straordinaria esperienza, non li dobbiamo perdere quando questa situazione sarà passata”.