Il trattamento è indolore ed è in grado di migliorare e velocizzare il recuperare della funzione erettile grazie alla rigenerazione di nuovi vasi sanguigni
Roma, 22 novembre 2023 – Dopo un intervento di asportazione radicale della prostata a causa di tumore, all’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE), pazienti selezionati sono inseriti in un programma di riabilitazione sessuale con terapia ad onde d’urto focalizzate e a bassa energia. Le onde d’urto rappresentano il primo livello di terapia nel trattamento della disfunzione erettile post-operatoria.
Nei pazienti affetti da tumore della prostata, con malattia confinata alla ghiandola o localmente avanzata, l’intervento chirurgico di prostatectomia radicale rappresenta oggi l’opzione terapeutica che fornisce la più alta efficacia in termini di guarigione. L’Unità di Urologia dell’Istituto Regina Elena, diretta da Giuseppe Simone, ogni anno esegue circa 300 prostatectomie radicali per neoplasie prostatiche.
Nella totalità degli interventi viene utilizzata la chirurgia robotica per garantire radicalità oncologica, precisione chirurgica e per migliorare la qualità di vita dei pazienti nel post-operatorio. Grazie all’intervento robotico, in casi selezionati, è possibile preservare la funzione erettile, con risultati di salvaguardia che sfiorano il 75%.
Dopo l’intervento viene valutato sul singolo paziente l’eventuale somministrazione di onde d’urto per la cura della disfunzione erettile. Il trattamento è indolore e può essere eseguito 1-2 volte alla settimana per un totale di 4-6 sessioni. È in grado di migliorare, potenziare e far recuperare una buona funzione erettile grazie a una rigenerazione di nuovi vasi sanguigni, e quindi all’aumento di afflusso di sangue, all’interno della muscolatura del pene.
Il tumore della prostata negli uomini rappresenta oltre il 20% di tutti i tumori diagnosticati a partire dai 50 anni di età. In Italia ogni anno le nuove diagnosi sono oltre 39 mila. La malattia ha una buona prognosi. La sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi è del 92 %. Una percentuale tra le più alte in caso di tumore. Dopo l’intervento, il ripristino della funzione erettile può giovarsi di una terapia ad onde d’urto focalizzate a bassa energia.
“Le onde d’urto – spiega Riccardo Mastroianni, chirurgo urologo IRE – sono fattori di stress meccanico in grado di indurre cambiamenti biochimici nei tessuti. L’innovazione di questa metodica consiste nell’applicazione dell’energia secondo angoli e direzioni differenti da quelli finora conosciuti, consentendo una distribuzione molto più uniforme e omogenea. I corpi cavernosi vengono irradiati con un corretto angolo di inclinazione e la sonda distribuisce in maniera ottimale l’energia mentre scorre in senso longitudinale lungo il pene e lungo il perineo. La terapia oltre a indurre neoangiogenesi, promuove la circolazione locale e sopprime i processi infiammatori, induce la secrezione dei fattori di crescita e stimola la proliferazione delle cellule del tessuto connettivo, vale a dire i fibroblasti”.
“Ogni anno – conclude Giuseppe Simone – oltre 10.000 pazienti affidano la propria salute alla nostra unità operativa, e oltre 1.500 di questi vengono sottoposti ad intervento chirurgico per patologie uro-oncologiche. Il nostro obiettivo è curare la patologia ma anche prendersi cura della persona. I percorsi di riabilitazione si affiancano a una nuova sfida: quella di andare oltre la qualità delle cure e garantire la qualità di vita dopo il cancro”.