Verona, 26 maggio 2020 – Rinunciare alle cure o recarsi in ospedale, con il timore di essere contagiati. È una delle tante preoccupazioni che vivono i pazienti oncologici in questi mesi di pandemia da CoVid-19, spesso disorientati da mille informazioni, non sempre attendibili.
Proprio con l’obiettivo di guidare e supportare coloro che in tutto il mondo sono affetti da tumore è nato un vademecum tradotto in 23 lingue, dove sono riportati i comportamenti e le misure da adottare da parte del malato di cancro ma anche degli operatori sanitari e degli stessi centri oncologici per prevenire e trattare l’infezione da SARS CoV2.
Il lavoro scientifico è stato pubblicato nei giorni scorsi dalla rivista Lancet Oncology a firma di quattro autori, tra cui quella di Filippo Alongi, unico italiano, direttore della Radioterapia Oncologica Avanzata dell’IRCCS Ospedale Sacro Cuore Don Calabria di Negrar (Verona) e professore associato all’Università di Brescia.
La pubblicazione è nata grazie alla collaborazione di 48 medici provenienti da 27 Paesi che hanno rivisto e sintetizzato le linee guida sulla gestione del paziente oncologico in caso di pandemia, redatte da 63 società di oncologia, tra cui, per l’Italia, AIOM e AIRO.
Le raccomandazioni che sono scaturite sono state tradotte in 22 lingue, al fine di consentirne l’accesso anche ai pazienti che non conoscono l’inglese. A breve saranno 23 con l’introduzione della versione in urdu. I testi e le traduzioni sono disponibili sui siti web della European Cancer Patients Coalition e della Hellenic Cancer Federation.
“A causa della pandemia i pazienti oncologici si trovano ad affrontare circostanze senza precedenti e sono alla ricerca continua di informazioni – afferma il prof. Alongi – Troppo spesso si affidano a fonti non attendibili, come il famoso ‘dottor Google’, anche per l’immediata comprensione dei loro contenuti. Il documento pubblicato da una rivista prestigiosa come Lancet Oncology contrasta queste fonti coniugando la semplicità del linguaggio con la solidità delle basi scientifiche. Una comunicazione di questo tipo diventa di fondamentale importanza per ridurre il rischio di contrarre il virus da parte del paziente e migliorare la sua qualità di vita”.
Il documento è suddiviso in sei aree di interesse. La prima riguarda la definizione di rischio per chi è affetto da tumore, con la raccomandazione di rivolgersi sempre allo specialista per capire il livello di rischio personale. L’importanza di applicare tutte le misure igieniche e comportamentali per evitare l’infezione è oggetto della seconda area, mentre la terza si focalizza su cosa fare se il paziente presenta sintomi riconducibili al Covid-19.
Gli esperti sottolineano non solo che attualmente non ci sono né farmaci né vaccini che trattino o prevengano l’infezione da nuovo Coronavirus, ma anche che non ci sono prove scientifiche relative all’efficacia di interventi dietetici, medicine complementari e alternative o integratori al fine di dissuadere la tendenza, non poco diffusa, di assumere regimi alimentari o sostanze che possono essere nocive.
La quarta area di raccomandazione è relativa alla salute mentale del paziente oncologico già messo duramente alla prova a causa dell’ansia causata dal cancro. Esercizio fisico, attività creative, qualità del tempo in famiglia sono alcuni dei suggerimenti dati. Tuttavia quando il livello di stress diventa non più affrontabile è necessario rivolgersi al proprio medico.
Situazione possibile solo quando esiste un forte rapporto di fiducia tra medico e paziente (tema della quinta area), in modo tale che il paziente condivida la decisione sia di rimandare i trattamenti, se ci sono le condizioni, sia di continuarli se è necessario anche durante la pandemia. Il paziente deve avere la percezione che il suo team di oncologi sia a disposizione per supportarlo, evitando così che prenda decisioni autonome dettate dalla paura.
Infine la sesta aera di raccomandazione riguarda le procedure per il contenimento del contagio che devono adottare i centri oncologici.