Roma, 24 febbraio 2018 – “Una delle prime cose che dovrà fare il nuovo governo e’ cercare di mettere davvero in sicurezza il Servizio sanitario nazionale, di cui quest’anno ricorre il 40esimo anniversario dalla sua nascita. E non vorrei che proprio quest’anno iniziasse un suo smantellamento, perché è stata una delle migliori conquiste del nostro Paese dal dopoguerra in poi”.
Così il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi, sulle priorità da cui dovrebbe ripartire il nuovo governo in ambito sanitario.
La ricetta del ministro Lorenzin per mettere in sicurezza il sistema sanitario nazionale, sia dal punto di vista del personale sia da quello dell’accesso alle cure, prevede 5 miliardi di euro in più in cinque anni e questo “potrebbe essere un inizio, ma credo che 5 miliardi in più non bastino – continua Magi – dobbiamo infatti sempre pensare a qual è la percentuale rispetto al prodotto interno lordo: una cosa che forse non tutti sanno e’ che scendendo al di sotto del 6,5% del finanziamento del Servizio sanitario nazionale non si può mantenere la sua sostenibilità. Quindi la cifra va rimodulata non soltanto erogando in cinque anni un importo economico ben preciso, ma tenendo presente qual è il Pil nazionale e cercando di prenderne una parte per investirla in sanità. Altrimenti il rischio è di finire come tanti Stati che non hanno un servizio così performante come il nostro, con persone costrette a vendersi casa per potersi curare”.
Rimane intanto irrisolto il grande nodo della disuguaglianza tra regioni, con un’Italia che in sanità sembra andare a due velocità. “Penso che con il referendum sul Titolo V della Costituzione abbiamo perso una grande occasione- prosegue il presidente dell’Omceo Roma- perché il fatto di avere 21 servizi sanitari diversi, con le Province autonome di Trento e Bolzano, ha creato grandi disuguaglianze tra gli italiani: il cittadino che vive a Reggio Calabria non ha lo stesso accesso alle cure di quello che vive in Lombardia, per cui gran parte delle scelte dovranno essere riviste, e la regionalizzazione non è di certo un fatto positivo. Quando c’è stata l’emergenza della meningite, per fare un esempio, il fatto di dover metter d’accordo tante regioni sull’eventualità del vaccino obbligatorio non ha dato sicurezza ai cittadini – ha concluso Magi – e ha creato problemi sanitari alla popolazione”.