Oltre 20 centri riabilitativi per disabili in Toscana sono al collasso

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Leandro Lombardi, Mauro Torselli, Roberto Cutajar

Firenze, 9 giugno 2017 – Un drastico ridimensionamento dei servizi alla disabilità e, in alcuni casi, la chiusura. È questo quello che rischiano almeno 20 centri di riabilitazione toscani, a seguito del blocco da parte della Regione delle tariffe riconosciute a queste strutture per il servizio svolto.

Queste tariffe sono bloccate al 31.12.2010, ma in questi sette anni, oltre all’inflazione (che l’Istat stima essere intorno al 10%), è aumentata la gravità dell’utenza che le Asl inviano ai centri, che dunque hanno dovuto sostenere spese sempre maggiori per adeguare i servizi offerti ai nuovi bisogni di salute degli utenti. Il risultato è che queste strutture, che da sole seguono oltre 2mila disabili nei servizi residenziali e diurni e svolgono oltre 40mila prestazioni ambulatoriali all’anno, rischiano il collasso.

È per questo che, riuniti in una conferenza stampa che si è tenuta oggi presso la sede dell’Arciconfraternita della Misericordia di Firenze, 17 centri toscani hanno presentato un documento nel quale si chiede l’immediato rialzo delle tariffe ed un incontro urgente con le autorità regionali.

Tutto questo per scongiurare il rischio di una crisi dell’intero comparto riabilitativo toscano: una crisi che coinvolgerebbe gli oltre 2mila disabili assistiti, le loro famiglie e almeno 2.500 lavoratori del settore, fra dipendenti diretti e indiretti.

Il rialzo bloccato dopo mesi di lavori. Le trattative con la Regione si sono arenate dopo mesi di lavoro congiunto. In data 23 maggio, ultima di una serie di riunioni presso la sede dell’assessorato della Regione, si sono incontrati senza successo i membri del Coordinamento dei Centri di Riabilitazione (CdR), i dirigenti della Regione e i delegati delle Aziende USL, per rilanciare i rapporti di collaborazione in tema di programmazione dei servizi per la disabilità grave e gravissima, e valutare l’incremento delle tariffe. A quest’ultimo riguardo è stata negata qualsiasi disponibilità di risorse aggiuntive.

Fotografia dei centri toscani. I CdR no-profit della Regione che aderiscono al Coordinamento CdR Toscani sono oltre 20, afferiscono alle più grandi e storiche associazioni di familiari dei disabili, quali ANFFAS e AIAS, alle Diocesi toscane, agli Istituti religiosi, alle Misericordie toscane e alle fondazioni di solidarietà di ispirazione laica.

Accolgono oltre 2mila disabili nei servizi residenziali e diurni e svolgono oltre 40mila prestazioni ambulatoriali all’anno, impegnando migliaia di posti di lavoro, senza contare l’indotto. I Centri di Riabilitazione costituiscono un patrimonio storico e culturale in ambito regionale che ha costruito e implementato da più di cinquanta anni i servizi di supporto riabilitativo e sociale ai disabili neuropsichici gravi e gravissimi. Contrariamente a quanto avvenuto in passato in coerenza con gli stessi valori fondanti dello Statuto regionale, questo settore, da alcuni anni, non riceve più l’attenzione necessaria.

Perché aumentano i costi: casi sempre più gravi. L’aumento dei costi si lega a diversi fattori. Innanzitutto è dovuto all’aumentata gravità dei casi che le Asl inviano ai centri: sono sempre maggiori e più complessi i casi di autismo, ad esempio, e quelli di doppia diagnosi (grave deficit cognitivo e problemi di salute mentali).

Ma all’aumento dei costi concorrono anche gli adempimenti organizzativi e strutturali richiesti dalle nuove normative di accreditamento regionale dei servizi sanitari e socio-sanitari. Tutto questo ha come risultato che i centri, specialmente quelli più piccoli, siano sull’orlo del collasso, mettendo in forse la continuità del servizio svolto e la regolare remunerazione del personale dipendente.

Due delibere della Regione da attuare. L’assenza di attenzione regionale a questo settore si concretizza in un grave pregiudizio economico-finanziario. Eppure, due recenti delibere regionali (la 551/2011 e la 841/2012) indicavano tutt’altra direzione, prevedendo una sempre più stretta collaborazione tra pubblico e privato no-profit che, del resto, ha caratterizzato la politica sanitaria regionale in questo settore da oltre 20 anni.

Le richieste dei centri. Ecco cosa chiedono i centri, a seguito dell’assemblea che li ha visti riuniti il 25 maggio a Prato: “I Presidenti dei Centri, consapevoli di aver garantito, nonostante le risorse economiche a disposizione sempre più ridotte, un servizio efficiente e qualitativo a favore dei cittadini toscani più vulnerabili, denunciano con forza tale situazione e chiedono alle autorità regionali di rivalutare la posizione assunta, aprendo una seria e concreta trattativa sulle tariffe, in modo da giungere entro l’estate ad un accordo che permetta ai Centri di continuare a svolgere con il consueto impegno la loro attività a favore delle persone con disabilità grave e gravissima.

L’assemblea ritiene che si debba operare al fine di non causare disagi ulteriori a questa parte debole della popolazione toscana, alle centinaia di famiglie coinvolte e che si debba scongiurare la perdita di numerosi posti di lavoro a causa dell’inevitabile ridimensionamento dei servizi”.

Sottoscrivono il comunicato i rappresentanti di:
1 – AIABA Firenze
2 – AIAS Onlus Massa Carrara
3 – ANFFAS Onlus Firenze
4 – ANFFAS Onlus Massa Carrara
5 – ANFFAS Onlus Prato
6 – C.T.E. Rignano sull’Arno
7 – CRO Firenze
8 – Fondazione C.Ri.D.A. Prato
9 – Fondazione Filippo Turati – Pistoia
10 – Fondazione Opera Diocesana Assistenza – Firenze
11 – Fondazione Opera Santa Rita – Prato
12 – Fondazione San Sebastiano (Arciconfraternita Misericordia) – Firenze
13 – Fondazione Stella Maris – Pisa
14 – Centro Agazzi dei Padri Passionisti – Arezzo
15 – Centro Medaglia Miracolosa – Suore di Santa Marta – Viciomaggio Arezzo
16 – P.A.M.A.P.I. – Firenze
17 – Villaggio della Consolata – Consorzio Co.Ri. – Arezzo

fonte: ufficio stampa

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