Roma, 17 settembre 2019 – I maggiori esperti della vista statunitensi ed europei sono attesi a Roma il prossimo 21 settembre, per discutere di malattie dell’apparato visivo, che possono compromettere gravemente la qualità della vita, e di soluzioni future innovative. Si concentreranno in particolare sulla secchezza oculare.
Le malattie della superficie oculare infatti, sono infatti una delle cause più frequenti di visita da parte dei pazienti presso gli studi medici oculistici ed sono oggi divenute un problema a livello globale, che affligge almeno 300 milioni di persone in tutto il mondo con impatto sulle attività quotidiane e sulla qualità dell’esistenza. Dopo i 50 anni infatti interessa tra il 20 e il 30% della popolazione con una incidenza doppia nelle donne e dal 5 al 35% in tutte le fasce di età.
La società scientifica americana Tear Film & Ocular Surface Society (TFOS), con sede a Boston, ha scelto la capitale italiana per riunire i suoi “European Ambassadors” e affrontare con loro la tematica “Malattie della superficie oculare: Bisogni insoddisfatti e future soluzioni scientifiche e cliniche”. Insieme, analizzeranno la diagnosi ed il trattamento di tali malattie, e le modalità di gestione nei rispettivi paesi rappresentati, oltre 20, in modo da aumentarne la conoscenza, capirne l’impatto globale, in costante crescita, e condividere le esperienze medico scientifiche provenienti da ciascun paese.
Numerosi operatori sanitari non considerano ancora la secchezza oculare come una vera e propria malattia e ogni paese europeo affronta a modo suo le difficoltà dei costi di terapia. In alcune nazioni, ad esempio, il sistema sanitario nazionale non finanzia il costi delle terapie per questa patologia e sono i singoli pazienti ad dover far fronte ai trattamenti.
“La secchezza oculare colpisce oltre 300 milioni di persone in tutto il mondo ed è un problema globale in crescita spesso innescato da abitudini e stili di vita – ha spiegato il prof. Stefano Barabino, Centro di Superficie Oculare e Dipartimento di Oftalmologia, Ospedale Sacco, Università di Milano e TFOS Ambassador per l’Italia – La malattia dell’occhio secco non solo è in aumento, ma è difatti divenuta un problema di salute nei bambini esposti per ore alle luci blu degli schermi dei digital device.
Un rapporto della Nielsen Company del 2016 afferma che gli adulti americani trascorrono più di 10 ore al giorno a fissare computer e dispositivi digitali. Secondo un’infografica di Social Media Today, la persona media trascorre circa 5,5 anni della sua vita ad utilizzare i social media su apparecchi digitali!
Gli esperti TFOS rilevano che la ricerca ha dimostrato anche un’alta prevalenza di sintomi di secchezza oculare tra gli utenti di display visivi, anche tra giovani adulti e bambini. Gli utenti dei digital devices hanno una frequenza di battito di ciglia ridotta ed incompleta, contribuendo così all’evaporazione accelerata della lacrima, all’instabilità del film lacrimale, e a un lieve danno epiteliale e ai sintomi di secchezza oculare.
“Scorrere foto dal feed di Instagram, indossare lenti a contatto, lavorare ad una presentazione in un ufficio con aria condizionata o addirittura l’utilizzo di alcuni tipi di cosmetici; ecco, tutte queste attività quotidiane possono indurre la secchezza dell’occhio – ha dichiarato Amy Gallant Sullivan, Executive Director di TFOS – La stilo di vita di tutti i giorni può avere un impatto negativo sulla vista, come esposizione a inquinanti, aspetti climatici, sport acquatici e persino l’uso dei cosmetici, tutte condizioni che possono indurre cambiamenti all’omeostasi dell’occhio”.
L’occhio secco si verifica quando gli occhi non producono correttamente le lacrime o quando le lacrime evaporano troppo rapidamente o non hanno la consistenza corretta. Per alcune persone, l’occhio secco somiglia alla sensazione di avere un granello di polvere negli occhi, oppure ad un senso di bruciore senza sosta. Può anche divenire una condizione cronica e dolorosa che può portare ad una vista offuscata o addirittura alla cecità, se non trattata.
La secchezza oculare da moderata a grave può quindi alterare la vita, influenzandone la qualità limitando le prestazioni delle attività quotidiane, dalla guida al sonno a cui si aggiunge il dolore oculare che quando diventa persistente, può portare a depressione e ansia.
Sebbene per l’occhio secco attualmente non ci sia una terapia risolutiva i suoi sintomi possono essere gestiti. Un cambiamento nello stile di vita, se giustificato, può inoltre facilitare tale sforzo in larga misura.
“Illustrando la complessità della malattia della superficie oculare, speriamo di ridurre il numero di pazienti e possibilmente generare un maggiore sostegno sanitario nazionale per queste condizioni”, ha affermato il dott. Stefano Bonini, Dipartimento di Oftalmologia, Università di Roma Campus Bio-Medico, Roma e TFOS Ambassador per la Città del Vaticano.