Gli endocrinologi AME spiegano: “In Italia il farmaco è stato già approvato dall’AIFA, ma ancora non è in commercio nel nostro Paese. Potrebbe essere questione di pochi mesi”
Roma, 24 ottobre 2022 – Una svolta per il trattamento dell’obesità. È in questo modo che la comunità scientifica mondiale ha accolto il nuovo studio clinico sul farmaco per l’obesità semaglutide. Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista Nature Medicine, conferma che semaglutide determina una riduzione del peso corporeo in media del 15%; scopo dello studio, tuttavia, è stato dimostrare che l’efficacia del trattamento non si perde col tempo; questo aspetto è di fondamentale importanza perché, essendo l’obesità una malattia cronica, ha bisogno di una terapia cronica che duri nel tempo.
Anche se il farmaco è stato approvato da circa un anno dall’AIFA, tuttavia, non viene ancora commercializzato in Italia. Tanto è il successo, infatti, inatteso, di questo farmaco negli Stati Uniti, che l’azienda che lo produce ha problemi, per il momento, a produrne abbastanza per il mercato europeo e italiano. A fare il punto sull’argomento sono gli specialisti dell’Associazione Medici Endocrinologi (AME-ETS), che si sono riuniti nel Congresso Nazionale a Roma.
“Nello studio STEP5 i ricercatori hanno confermato l’efficacia di semaglutide nella riduzione del peso corporeo, che è quasi tripla rispetto a quella dei ‘vecchi’ farmaci per l’obesità, e ha dimostrato in un follow up di 2 anni che la sua efficacia è duratura nel tempo – spiega Marco Chianelli, coordinatore della Commissione Obesità e Metabolismo di AME – Finché viene assunto, il farmaco mantiene la sua efficacia, non solo nella riduzione del peso corporeo, ma anche nel miglioramento di dislipidemia, ipertensione e glicemia, che aumentano il rischio cardiovascolare”.
“Il grado di dimagramento indotto è tale (il 36,1 % dei pazienti perde più del 20% del peso) che per la prima volta siamo in grado di migliorare anche altre complicanze dell’obesità, come, per esempio, l’apnea notturna del sonno e la steatosi epatica non alcolica – continua Chianelli – La Camera dei Deputati del Parlamento Italiano ha riconosciuto l’obesità come malattia cronica il 13 novembre 2019 e ora è al lavoro per definire un piano nazionale sull’obesità che dovrebbe garantire la rimborsabilità delle cure, perlomeno per i casi di obesità grave”.
Infatti, l’obesità, che riguarda 6 milioni di italiani, non è una scelta e neanche la conseguenza di errati stili di vita. “È invece a tutti gli effetti una malattia recidivante cronica – sottolinea Agostino Paoletta, Segretario Nazionale AME – L’obesità è determinata da alterazioni metaboliche geneticamente determinate che comportano una riduzione della spesa energetica, un aumento dell’appetito e una riduzione del senso di sazietà solo parzialmente controllabili dalla volontà. Per questo – aggiunge – la Commissione Europea ha riconosciuto nel 2021 l’obesità come malattia cronica”.
Non è semplice semantica. È fondamentale che l’obesità sia stata riconosciuta ufficialmente in Italia come patologia cronica – spiega Paoletta – Si tratta di un passaggio necessario anche affinché semaglutide, così come gli altri farmaci vecchi e nuovi, diventino rimborsabili per i pazienti che ne hanno bisogno”.
Per i nuovi farmaci, in particolare, la rimborsabilità è quantomai necessaria. Tutti i farmaci dell’obesità sono molto costosi ed è difficile aspettarsi che tutti i pazienti obesi possano permetterselo. “La rimborsabilità garantirebbe un accesso equo a tutti coloro che ne hanno bisogno”, aggiunge Chianelli.
L’equità nella cura e nell’assistenza del paziente obeso è anche uno degli obiettivi delle linee guida nazionali sull’obesità a cui sta lavorando l’AME e che saranno pronte a breve. “Considerato l’aumento dell’incidenza dell’obesità anche nel nostro paese, è necessario un cambio di passo e le prossime linee guida potranno essere d’aiuto nell’indicare quale sia la strada giusta da percorrere”, conclude Chianelli.