Nuovo untore HIV ad Ancona, la protezione nei rapporti sessuali occasionali resta prioritaria. Gli specialisti spiegano il rischio

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“Per ogni rapporto sessuale, il rischio calcolato di trasmissione dell’infezione è attorno all’1%. Ma possono intervenire numerose variabili” spiega il prof. Massimo Galli, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT

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Prof. Massimo Galli

Roma, 14 giugno 2018 – Allarme per il nuovo caso di ‘untore’ dell’AIDS ad Ancona. Un uomo positivo all’HIV da circa 10 anni ha avuto rapporti sessuali senza adottare precauzioni. È stato arrestato dagli agenti della squadra mobile e adesso si trova nel carcere di Ancona.

“La trasmissione di HIV in Italia non si è mai arrestata. Si stima che ogni anno si verifichi ancora qualche migliaio di nuove infezioni” ricorda il prof. Massimo Galli, presidente della Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali – SIMIT. “in caso di rapporti occasionali non possono pertanto essere dimenticate le adeguate misure di protezione. Il preservativo rimane un presidio di prevenzione fondamentale”.

La condizione epidemiologica attuale, molto diversa da quella di 20-30 anni fa, merita nuovi interventi specifici: “Nelle attività previste dal nuovo Piano Nazionale AIDS è contenuta anche una robusta ripresa dell’attività di prevenzione e sensibilizzazione, mirata alle nuove realtà più a rischio” aggiunge il prof. Galli.

Ma quante potrebbero essere le persone che hanno contratto l’infezione avendo avuto rapporti sessuali non protetti con quest’uomo, che viaggiava in tutta Italia per lavoro.

“Per ogni rapporto sessuale non protetto, il rischio che una persona con attiva replicazione del virus lo trasmetta a un’altra persona è stimato attorno all’1% – spiega il prof. Galli – Questo rischio aumenta o diminuisce a seconda di diverse variabili, quali la quantità di virus, ossia della carica virale della persona infetta o la presenza di fenomeni facilitanti nella persona suscettibile dell’infezione, come infiammazioni degli organi riproduttivi. Il rapporto anale, ad esempio, prevede un maggior rischio di trasmissione per singola esposizione. Conta anche, ovviamente, la quantità di rapporti. Il partner ricettivo, cioè in un rapporto eterosessuale, la donna, è a rischio più elevato, poiché in una singola eiaculazione la quantità totale di virus presente nel liquido seminale è maggiore di quella presente nel secreto vaginale”.

Per quanto l’efficienza di trasmissione del virus sia dunque abbastanza bassa, questo non permette di abbassare la guardia.

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Dott. Marcello Tavio

Cosa fare. La profilassi post esposizione
“Nell’immediato è importante che le persone che abbiano avuto un rapporto nelle ultime 24-48 ore contattino lo specialista infettivologo di riferimento per eventualmente iniziare la profilassi post esposizione – spiega il dott. Marcello Tavio, vicepresidente SIMIT e Direttore della UOC di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliero universitaria “Ospedali Riuniti” di Ancona – si tratta di un cocktail farmacologico che viene somministrato alla persona a rischio e che è in grado di ridurre notevolmente la percentuale di trasmissione del virus. Superate le 48 ore, le persone che hanno avuto rapporti che possono essere considerati a rischio devono rivolgersi a un centro competente e sottoporsi a un colloquio, a seguito del quale devono eseguire il test, inizio di un periodo più o meno lungo di controlli. Nel caso in cui si riscontri l’infezione da HIV, non si tratta affatto di una sentenza di morte: la persona può essere curata tempestivamente e con ottima tolleranza, avendo delle aspettative di vita pari alla popolazione generale se la terapia viene iniziata in tempi utili. La malattia dunque si controlla e si impedisce un’evoluzione sfavorevole”.

Infine, una raccomandazione. “L’importante è monitorare con i test necessari la propria situazione – aggiunge il dott. Marcello Tavio – Non bisogna farsi ingannare dai falsi profeti che diffondono teorie pericolose come quelle che negano che l’HIV sia la causa dell’AIDS. Sono teorie mortifere che fanno del male alle persone. In caso di dubbio, bisogna rivolgersi allo specialista per ottenere ogni chiarimento. Le conseguenze di una cattiva informazione possono essere disastrose”.

Numerose le manifestazioni scientifiche e le occasioni di confronto con la volontà di creare cultura, educare, informare e prevenire. Tra queste, ICAR (Italian Conference on AIDS and Antiviral Research), Congresso di cui si è tenuta la X edizione a Roma lo scorso mese di maggio, con oltre 1300 partecipanti, di cui circa 900 specialisti italiani e stranieri, oltre a rappresentanti del mondo delle istituzioni, dell’Aifa e del mondo delle Community.

Tra i suoi scopi, proprio la costruzione di una consapevolezza del rischio e la diffusione di una corretta informazione nella società, con particolare attenzione ai giovani, ancora poco coscienti dei pericoli quotidiani e dei rapporti occasionali. Con le terapie disponibili, che vanno assunte per tutta la vita, la malattia oggi cronicizza, val bene sottolinearlo, ma il virus non viene eradicato né esiste ancora un vaccino preventivo.

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