Roma, 7 marzo 2020 – Ce l’abbiamo fatta: finalmente arrivano le assunzioni che daranno ossigeno ai nostri infermieri in trincea negli ospedali. Ma ci duole vedere nero su bianco un vero e proprio ricatto ai danni del personale sanitario già sottoposto in queste due settimane a tour de force indicibili. La norma stabilisce che “per i professionisti impegnati a far fronte alla gestione dell’emergenza – si legge – non si applicano le disposizioni sui limiti massimi di orario prescritto dal Ccnl di settore, a condizione che venga loro concessa una protezione appropriata, secondo modalità individuale dalle aziende sanitarie di appartenenza”.
“Un provvedimento che, se da un lato è comprensibile perché emanato in stato di emergenza, dall’altro denota l’incapacità di comprendere che mettere a disposizione delle Aziende sanitarie la discrezionalità di definire quando sono stati superati i limiti, è pericolosissimo: così lo Stato abdica”. Queste le parole del presidente Nursing Up Antonio De Palma sulle misure emanate dal Cdm questa notte.
“Se misure di emergenza si tratta, anche i limiti di utilizzo del personale – avverte – dovevano essere adottati al livello centrale. Ci devono essere dei limiti inderogabili perché in questo caso la salute del singolo è strettamente legata alla salute della cittadinanza. Quindi superare i limiti di sicurezza per il singolo significa aumentare la possibilità che il singolo diventi esso stesso vettore di malattia per la cittadinanza, e ribadisco che questo è pericolosissimo. Chiediamo vigorosamente al Governo di intervenire con una norma di carattere centrale in maniera da rendere oggettive e palesi quali sono le deroghe, di ascoltare le voci che si levano dagli ospedali e dare la possibilità a tutti gli stakeholder, a tutte le parti sociali, di dire la loro per tutelare i professionisti interessati e con loro la collettività sociale. Perché attenzione: qui non si fanno discorsi corporativistici, ma a tutela della collettività”.
“Nel decreto l’altra strategia che è stata adottata – prosegue De Palma – è quella di dare incarichi di sei mesi anche senza concorso. Non è la prima volta che in Italia si danno incarichi di sei mesi: una volta era la regola per compensare le carenze dell’ordinario. Ma è completamente sbagliato pensare di dare incarichi di sei mesi senza prevedere una norma di stabilizzazione a termine, perché noi invitiamo chiunque tra i cittadini a chiedersi cosa farebbe in prima persona se uno stato bisognoso, in un momento di pericolo mortale per gli stessi professionisti, li chiamasse ad operare nelle strutture sanitarie per poi dirgli, alla fine di questo periodo, di tornarsene a casa disoccupato. Domandiamoci come può reagire un professionista con delle premesse di questo tipo”.
“Non ci sembra di aver letto nella norma, ma ci riserviamo di approfondire – spiega ancora il presidente Nursing Up – la possibilità per le regioni della zona rossa di assumere attraverso le graduatorie delle altre regioni”.
Gli infermieri Nursing Up chiedono alle istituzioni impegnate nella gestione dell’emergenza Coronavirus come mai siano ancora titubanti nell’adottare questo tipo di scelta che sicuramente metterebbe a disposizione più professionisti, e darebbe la possibilità alle aziende di chiamare quelli che già risultano vincitori di concorso. Molti tra loro sono professionisti competenti e pronti a entrare in servizio, taluni anche in reparti complessi come le Terapie Intensive e Subintensive.
“Ma evidentemente – suppone De Palma – il problema sta nel fatto che una volta che le aziende attingono dalle graduatorie, poi si troverebbero nella condizione, superato il periodo di prova, di stabilizzare i professionisti sanitari. E allora cosa c’è dietro? Sempre la volontà di farli lavorare sei mesi e poi rimandarli a casa. Questa non è una buona premessa e non è neanche una premessa dignitosa”.
Per combattere questa guerra il SSN deve dotarsi di professionisti sanitari senza se e senza ma: sono loro che da subito si sono spesi con abnegazione e alto senso del dovere per assistere i pazienti e ingaggiare questa battaglia epocale, combattuta contro un nemico subdolo ed invisibile.
Dal primo momento gli infermieri hanno capito che nulla sarebbe stato più come prima e dal primo momento il sindacato Nursing Up si è mosso per essere al loro fianco. Noi infermieri sapevamo che il limite della resistenza sarebbe stato raggiunto in fretta, perché già da prima dell’arrivo del Coronavirus gli organici erano in sofferenza.
Mentre si susseguivano i turni incessanti di questi giorni in un SSN sotto assedio, tutti hanno imparato una lezione: senza sanità pubblica e senza l’impegno h24 degli infermieri e degli altri operatori sanitari non ce la possiamo fare. L’abbiamo detto dal primo momento e l’abbiamo ripetuto in queste due lunghe settimane di passione: abbiamo corso il rischio di far ammalare di fatica chi si è speso con valore fino allo stremo delle forze.