Dott.ssa Iride Dello Iacono: “I genitori oggi sono stranamente isolati. Nonostante l’iperconnessione, il genitore asserisce sempre di sentirsi solo in questa sua genitorialità. Per questo quasi tutte le Istituzioni si stanno occupando di creare percorsi di sostegno alla genitorialità responsiva, anche l’Unicef e tutti coloro che si occupano dell’infanzia”
Roma, 26 luglio 2021 – “Non si nasce genitori ma si sceglie di diventarlo, per questo la genitorialità responsiva è un processo complesso che non si esaurisce in un rapporto biologico padre-figlio, madre-figlio, e non appartiene al genere”. Parole chiarissime quelle di Iride Dello Iacono, già responsabile della UOS di Pediatria dell’ospedale Fatebenefratelli di Benevento, che da anni lavora in attività di counseling sulla genitorialità responsiva e che a questa ha dedicato uno spazio di confronto con altri colleghi anche al Congresso nazionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), dal titolo “Napule è… Pediatria Preventiva e Sociale”.
“Quando si parla di genitorialità si intende quello che i genitori affrontano per accompagnare globalmente il percorso del bambino, da tutti i punti di vista: biologico, psicologico, educazionale, sociale, intellettivo”, spiega Dello Iacono. È importante capire che “la genitorialità non si esaurisce in un rapporto biologico che ha come obiettivo la riproduzione e la conservazione della specie. La genitorialità è un processo molto più complesso – ribadisce – costituito da una serie di azioni sinergiche tra di loro con l’obiettivo che i due genitori con un Io maturo si facciano carico dell’accudimento e della guida di un Io ancora immaturo, ovvero quello del bambino”.
Tuttavia, affinché questo percorso si compia c’è alla base una scelta: “La genitorialità non è un percorso ineluttabile, perché non si nasce genitori ma si sceglie di diventarlo – sottolinea la pediatra – Quando scatta questo momento, si acquisisce la responsabilizzazione nei confronti del nuovo essere che abbiamo messo al mondo e lo si fa con una genitorialità carica di interiorizzazione. Questa è la genitorialità responsiva, che possiede una doppia accezione: da una parte deve dare una risposta alle richieste dei bambini, che sono non verbali nei primi giorni di vita e mano a mano diventano verbali, gestuali, motorie, di discussione e dialogo durante l’adolescenza. Per questo motivo comprendiamo che la genitorialità responsiva non si esaurisce nei primi anni di vita, ma è un percorso dinamico che accompagna l’esistenza dei genitori e del loro figlio o figlia per tutta la vita”.
L’altra accezione si basa, quindi, sulla dinamicità: “Si tratta di un percorso che si modifica nel tempo – sottolinea Dello Iacono – a partire dai figli, dai genitori, dalla società, perché cambia tutto il contesto culturale e socio economico intorno alla genitorialità”.
È una strada, però, che la famiglia e i bambini non devono percorrere da soli: “Il pediatra di famiglia ha un ruolo molto importante – spiega – perché deve instaurare un dialogo fin dalle prime ore con la famiglia. Tutto questo parte già dalla prima visita, quando i genitori portano il proprio bambino dal pediatra e fanno un atto di fiducia, affidandosi al sanitario. Il pediatra si accorge immediatamente se c’è qualcosa che non va, anche dal punto di vista della genitorialità responsiva. Deve quindi essere in ascolto e attivare l’empowerment nei confronti della coppia – consiglia Dello Iacono – e non a caso dico coppia, perché, se ci sono sia la mamma che il papà, entrambi i genitori devono essere coinvolti”.
Non è però un percorso privo di timori o difficoltà, come tutti i genitori hanno fino ad oggi sperimentato e la situazione corrente certamente non aiuta. Non a causa della pandemia, bensì per ragioni più radicate: “I genitori oggi sono stranamente isolati – spiega, infatti, la pediatra – Nonostante l’iperconnessione, il genitore asserisce sempre di sentirsi solo in questa sua genitorialità. Per questo quasi tutte le istituzioni si stanno occupando di creare percorsi di sostegno alla genitorialità responsiva, anche l’Unicef e tutti coloro che si occupano dell’infanzia”.
Quattro i punti chiave che i genitori devono tenere a mente per una buona salute psicofisica dei loro figli: “Il controllo della salute del bambino attraverso i bilanci di salute; il controllo dell’ambiente sociale in cui cresce il figlio, affinché sia adatto e capace di fornire stimoli; il controllo della nutrizione, fondamentale per lo sviluppo globale; il controllo della prevenzione, non solo dalle malattie. Il genitore, oltre a sentirsi solo – ricorda l’esperta – ha paura di essere inadatto, di non essere capace. In questa pressione che arriva dall’esterno, soprattutto quando si fanno notare gli errori al genitore, egli o ella vanno in difficoltà. Invece i genitori non vanno giudicati bensì accompagnati da persone adeguatamente formate e messi nella condizione di agire serenamente. Solo in questo modo il bambino può crescere e divenire il cittadino o la cittadina di domani”, afferma Dello Iacono, che tocca anche l’aspetto dell’omogenitorialità e delle famiglie arcobaleno. Quella dinamicità impersonata nei cambiamenti della società a cui la genitorialità deve relazionarsi in modo costruttivo.
“Siamo abituati – spiega la pediatra – alla figura di una famiglia tradizionale, ma oggi tante cose sono cambiate, la cultura e il modello di famiglia: dalle famiglie monoparentali a quelle con due papà o con due mamme. Noi come operatori della salute dobbiamo accompagnare anche loro perché la genitorialità responsiva non appartiene al genere. La genitorialità appartiene al ruolo. I bambini delle famiglie arcobaleno hanno gli stessi diritti ad avere una genitorialità responsiva e quindi a crescere in una famiglia ben supportata. Abbiamo il dovere come operatori sanitari, a maggior ragione se pediatri, di inserirci in un percorso di vita familiare a supporto. Se non siamo preparati – conclude – dobbiamo farci seguire da professionisti formati perché, appunto, cambia tutto attorno a noi”.