Queste le parole della Presidente della Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente trasmissibili dopo la morte della donna di Genova cui era stato asportato quello che in realtà era un melanoma non diagnosticato. E la prof.ssa Gabriella Fabbrocini, Consigliere SIDeMaST, ribadisce l’importanza del corretto approccio diagnostico-terapeutico quando si asportano lesioni pigmentate, definite genericamente “nevi”
Roma, 21 aprile 2021 – “Non voglio entrare in merito alla vicenda accaduta che è molto complessa e sarà verificata e giudicata dalle autorità competenti; il messaggio che vorrei lanciare come Presidente SIDeMaST e vorrei arrivasse a tutti è che NON si muore per l’asportazione di un “neo” come viene enfatizzato nei titoli di tutti i quotidiani; quello che è stato asportato era sicuramente già un melanoma, quindi un tumore maligno”.
Così la prof.ssa Ketty Peris, Presidente della SIDeMaST, Società Italiana di Dermatologia e delle Malattie Sessualmente Trasmissibili, dopo la morte della donna di Genova, “morta di cancro dopo l’asportazione di un neo senza accertamenti”.
“Il rischio di tali affermazioni – continua la Presidente Peris – è di creare una convinzione estremamente sbagliata e pericolosa. Pertanto, è necessario precisare che un “neo” NON può dare metastasi, meno che mai se viene asportato. Questo deve essere compreso dalla popolazione altrimenti si rischia di ritornare a un falso e vecchio concetto che era quello che “i nei non si toccano altrimenti si muore” o “la tal persona è morta dopo l’asportazione del neo”.
“Noi dermatologi abbiamo impiegato tanti anni ed energie a spiegare ai nostri pazienti che queste affermazioni derivavano da un’idea sbagliata e superata, causata dal fatto che quello che veniva asportato era già un melanoma e non un neo, e che la diagnosi era sicuramente tardiva – spiega Peris – Quando si asporta chirurgicamente un “neo” il nostro corpo e il nostro sistema immunitario non hanno alcuna ripercussione, alla fine l’unica conseguenza possibile è la presenza di una cicatrice sulla pelle”.
Le fa eco la prof.ssa Gabriella Fabbrocini, Consigliere SIDeMaST: “Questa vicenda ancora una volta dimostra l’importanza di un corretto approccio diagnostico-terapeutico quando si trattano lesioni pigmentate. Le linee guida SIDeMaST, redatte dai dermatologi, chiariscono bene l’importanza di una diagnosi istologica quando si asportano lesioni pigmentate, definite genericamente nevi , soprattutto perché oggi la diagnostica dermoscopica, che i dermatologi maneggiano egregiamente,consentono a priori di sapere se si tratta di lesioni a rischio e che quindi impongono indifferibilmente l’esame istologico della lesione”.